Alessandro Calori, ex capitano dell'Udinese e storica bandiera del club, ha parlato ai nostri microfoni del delicato momento che il calcio italiano sta attraversando e dell'eventuale ripresa.
"Prendere una decisione quando c'è la salute di mezzo non è mai cosa facile. Ora in Germania si gioca e questo è può essere un fatto trainante per tutti gli altri campionati europei, Italia compresa. La ripresa del calcio potrebbe essere un bel segnale di ritorno alla normalità. L'importante è che la decisione tornare in campo sia condivisa e non imposta. Ovviamente bisogna mettere in conto che un rischio ci sarà sempre, è impossibile giocare".
Perché si deve tornare in campo?
"Dietro al calcio c'è un mondo intero. E' la terza più grande azienda d'Italia e da lavoro a migliaia e migliaia di persone. Spesso questo molti se lo dimenticano. Il calcio paga tasse e contributi come ogni altro settore. Non capisco perché c'è tutta questa avversità. Anche chi lavora nel mondo dello sport, e davvero sono tantissime persone, ha il diritto di tornare a lavorare. Non si può campare di sole chiacchiere".
Da allenatore, secondo lei qual è il modo migliore per preparare questa ripresa?
"La preparazione non può essere pesante, altrimenti si accumula troppa fatica in vista delle partite. Oltre che l'aspetto fisico però c'è anche e soprattutto quello psicologico. Anche i giocatori stessi devono essere convinti di poter riprendere, di avere la testa giusta per tornare a pensare al calcio. Mettersi velocemente in carreggiata significa ritrovare la giusta concentrazione e le giuste motivazioni. Bisogna tornare subito a calarsi nella situazione".
Si pensa all'introduzione delle cinque sostituzioni. Cosa cambia?
"Le cinque sostituzioni, viste le tante partite ravvicinate, possono essere un buon esperimento. Con cinque cambi un allenatore può far ruotare più giocatori. Chi ha la panchina lunga forte sicuramente ne trae grande vantaggio. Farà la differenza la qualità e la lunghezza della rosa".
Servirebbe anche una riforma dei campionati, sempre rimandata in passato.
"Secondo me si deve rivedere il sistema. Ad oggi ci sono dei problemi di sopravvivenza per molte società, soprattutto nelle leghe inferiori. La Serie C è in una condizione di grave dissesto. Senza introiti per molti presidenti è quasi impossibile tirare avanti. Servirebbe una riforma generale del calcio che possa veramente valorizzare le squadre meritevoli e con i conti in regola".
L'Udinese si salva? Che rischi corre in questo finale?
"L'Udinese rischia come tutte le altre squadre che non sono ancora salve. Non si può prevedere come sarà questo finale di campionato. Tutti i valori vengono riazzerati, può succedere di tutto. Se la deve giocare fino alla fine".
Gotti cambierà qualcosa?
"Con Gotti l'Udinese hanno un'identità più precisa. In questo momento qua oltre che sulla parte tattica è importante lavorare sulla parte fisica. Non prevedo stravolgimenti tattici, ora bisogna andare in campo per fare punti e mettersi al più presto in salvo. Il margine d'errore è bassissimo, avventurarsi in cambiamenti radicali potrebbe essere un azzardo".
Ancora oggi l'affetto lei è tanto. In molti la vorrebbero sulla panchina dell'Udinese.
"Essere il capitano dell'Udinese, poter rappresentare il popolo friulano è stato per me motivo di grande orgoglio. A livello emotivo ho vissuto a Udine anni davvero fantastici. In futuro chissà, farebbe davvero piacere".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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