"E' un periodo in cui non va neanche nulla bene, dobbiamo riuscire a metterci un freno. Ho già iniziato a parlare con tanti di loro, a capire le cose, a ridurre gli errori, sarebbe un segnale importante". Queste le parole di Fabio Cannavaro in conferenza stampa dopo la sconfitta al Bluenergy Stadium contro la Roma, nel suo esordio sulla panchina bianconera. Una gara il cui epilogo segue il filo rosso della stagione dei friulani, che continuano a farsi beffare proprio quando il traguardo sembra vicino, incapaci di arrivare in fondo con la mentalità giusta.

L'Udinese commette ancora troppi errori, non solo sul piano tecnico ma soprattutto su quello mentale, o ancor meglio decisionale. Perez non può regalare quel pallone ad Azmoun all'84' minuto, un difensore non può permettersi certi blackout, specie se si è ripreso a giocare da appena dieci minuti in una partita da dentro o fuori. Perché può capitare che in un complicato disimpegno, come quello di Bjol in spaccata al 91', il pallone finisca proprio sui piedi dell'avversario, ma non si può concedere un'occasione del genere al limite dell'area per una leggerezza. Okoye ha messo le manone sul tiro dell'iraniano, che per fortuna non aveva angolato troppo la conclusione, ma non sempre il calcio è così clemente, anzi.

Lo sa bene Ferreira. La scelta del portoghese di calciare in angolo un innocuo pallone, peraltro appena controllato da Walace a pochi metri da lui, fa venire i brividi ogni volta che si guarda il replay. La tensione è comprensibile, per l'amor del cielo, ma un giocatore professionista non può farsi sopraffare così dalle emozioni. "Pensavo che in venti minuti i miei giocatori riuscissero a mantenere un'attenzione alta", dirà ancora nel post gara Cannavaro, che di momenti ben più pesanti di questi ne ha giocati fin troppi e ha ben chiaro che queste fragilità psicologiche si pagano carissimo.

ll suo compito dovrà essere quello di cambiare testa ai giocatori, trasmettergli fiducia in sé stessi e serenità. João Ferreira è troppo bravo per calciare in corner un pallone come farebbe un ragazzino delle giovanili alle prime armi. Deve sapere di poter contare sulle proprie qualità e sui suoi compagni, perché, ricordiamolo ancora, in area di rigore con lui c'era Walace, con visuale libera sull'avversario in pressione. Doveva essere lui a parlare con il compagno, ad avvisarlo dell'arrivo del giocatore giallorosso senza allarmismi, magari chiedendo indietro quel pallone e spedendolo in zona Lucca, se proprio fosse stato necessario.

Una squadra che deve salvarsi non può avere paura di giocare a calcio, non può buttare via punti perché è insicura. Altrimenti è già retrocessa, Bijol dica quello che vuole. Fabio Cannavaro lo sa, ha vissuto in spogliatoi su cui le aspettative erano ben più gravi e sa cosa bisogna fare per vivere le partite con la testa giusta. Speriamo solo gli basti il tempo per farlo capire ai suoi giocatori.

Sezione: Focus / Data: Ven 26 aprile 2024 alle 14:32
Autore: Gabriele Foschiatti
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