Chi legge il titolo non pensi all’ironia. A questo punto della nostra parabola, quest’anno, non sono nemmeno più capace di riderci sopra.
È che leggo quel che dicono alcuni colleghi, ascolto il mister friulano e scopro di non averci capito, ennesima occasione, proprio nulla: d’altra parte sono solo una ‘testa di calcio’ spesso annoiata da quanto (non) vede sul campo.
Allora, come da educazione impostami, chiedo scusa e mi cospargo il capo di cenere (anche se mancano un paio di settimane a quel mercoledì).
Chiedo scusa a chi mi legge se ritengo, una volta ancora, che oggi si sia giocato male.
Chiedo scusa ai colleghi se oggi proprio non vedo una vittoria della squadra e del mister al di sopra di tutto e tutti, ma solo un rigore sbagliato all’85’ con susseguente rete, dopo una gara modesta.
Chiedo scusa al mister se la gestione della gara mi è sembrata, per lunghi tratti, materia dei ragazzi di Di Carlo più che dei suoi.
Sicuramente hanno ragione loro: giocatori che si prendono i colori sulle spalle anche a dispetto della società, mister che azzecca i cambi come neanche Mourinho al Porto, abbracciamoci e vogliamoci tanto bene.
Per me non proprio. Siccome sono abituato a sbagliare con la mia testa, mi piace raccontare solo quello che ho visto.
Ho visto due tiri in porta, da distanze siderali, uno per tempo.
Ho visto un giocatore tenuto in panca che, col suo ingresso, ha cambiato la gara causando anche il rigore decisivo per la vittoria.
Ho visto il migliore in campo dei nostri giocare, non per vezzo suo, con una maglia diversa dalle altre: e questo qualcosa vuol pure dire.
Ho visto ‘22’ scritto a fianco del nome della nostra squadra, alla fine: se mi si dice che questa è l’unica cosa importante, sono allineato e coperto; se invece mi si vuol convincere che vi si è arrivati con metodo e strategia allora sto decisamente da un’altra parte.
L’Udinese vince perché Pussetto entra e determina; perché Teo si prende una responsabilità enorme alla faccia di tutto e tutti, e dopo aver tirato un penalty che nemmeno al torneo dei bar di Roccacannuccia è pronto a riprendere la respinta errata del portiere avversario e segnare il punto.
L’Udinese vince perché Nacho e Ɫukasz hanno garra, voglia, fisicità a differenza di molti dei loro compagni che giocano con flemma e sufficienza.
Adesso due settimane di allenamento e poi Bologna, gara decisiva. Si vincesse, anche di raffa, probabilmente una buona parte della salvezza sarebbe affastellata. Sì, perché la dobbiamo anche smettere con la tiritera che gli altri giocano meglio. Ho visto la S.P.A.L., oggi, segnare nel primo tempo solo per un regalo viola e, alla fine, pur con polemiche prenderne quattro. L’Empoli vince, ma non lo faceva dall’epoca di Velàzquez o quasi; e molte di queste sono, seppure di misura, dietro i bianconeri.
Io ho visto giocare male al calcio l’Udinese in passato, ‘hai voglia!’: ricordo quel 1979-80 in cui si premiò il gruppo della doppia promozione, si prese qualche rinforzo (molti imbolsiti) e ci salvarono solo Trinca e Cruciani. Ho visto il giropalla di Ventura, la sventura di Colantuono, insomma non è sempre stato Zac, Guidolin I, certo Spalletti e una parte di Marino.
Di questi tempi la rosa è decisamente peggiore di quella delle notti magiche, ma nettamente superiore a quella delle prime annate in massima serie. Gente come Ekong, Pussetto, Stryger, DePaul e specialmente Musso sono giocatori di categoria: eppure si tira in porta quasi mai, si crea pochissimo, ci si mette lì ad attendere l’avversaria anche quando questa fa, per natura e limiti, lo stesso.
Ma forse così la vedo solo io, forse oggi è gloria bianconera sancita dall’urlatore indefesso dello stadio e dagli spot pubblicitari a volume altissimo che popolano il dopogara (mentre la curva, spaccata, si divide fra plaudenti e urlanti cori a società e progetto).
La sensazione però che contro una squadra leggermente meno modesta del Chievo, le cose sarebbero state diverse esiste. Forte, e chiara.
Del Chievo non dico nulla: costruito pensando ad una penalizzazione maggiore ed un conseguente campionato di transizione, sotto mister Mimmo ha ripreso animo. Resta comunque ultima, e non di poco.
Mi è spiaciuta la crisi isterica, causata dalla mancanza del pallone, di Schelotto contro Carnevale (avrebbe anche, l’argentitaliano, sputato contro uno spettatore) e soprattutto lo psico-show del portiere clivense; il quale prima spintona via un ragazzino, reo di rallentarne la ripresa del gioco; poi minaccia col ditone l’arbitro se questi non recuperererà il tempo perso dai friulani; alla fine corre verso la terna arbitrale urlando di tutto, e finisce col regalare la maglia alla curva gialloblu.
Quando CR7 involontariamente gli procurò una frattura al naso, assieme alla consorte assursero alla notorietà multimediale ‘postando’ sui social reprimende a carico della mancanza di sportività juventina; ecco, sicuramente useranno gli stessi mezzi per chiedere scusa al povero ragazzino, il quale faceva esattamente quello che in tutto il mondo cògnito (jncluso il Marcantonio Bentegodi) si vede nelle medesime condizioni.
In fondo l’Udinese porta a casa quel che si era prefissa. Quindi Scusa, Davide, se ancora oggi, dopo decine di gare, non riesco appieno ad immergermi nelle tue considerazioni; e perdonami se questi miglioramenti proprio non li vedo.
Sicuramente è causa mia e di chi continua a non essere d’accordo. Saremo ingrati, probabilmente: perdonaci perché evidentemente non sappiamo quello che diciamo.
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