Udinese e Roma per certi aspetti si somigliano ultimamente. Certamente la classifica e le ambizioni sono molto differenti: i giallorossi partivano con la convinzione di giocarsi il campionato fino all’ultima giornata contro la Juventus di Allegri mentre i friulani erano consapevoli di trovarsi di fronte ad una stagione con tanti interrogativi. Eppure a maggio entrambe le formazioni si trovano a dover riflettere su questa annata che va concludendosi.


La Roma, indipendentemente dalla posizione che occuperà a fine stagione, è la grande delusione di questo campionato. È evidente che c’è una scollatura tra società, tecnico e squadra, con uno spogliatoio diviso tra giovani e senatori. Proprio dalla partita di Udine la Roma ha iniziato una lenta ed inesorabile discesa, fatta di pareggi a ripetizione, prestazioni imbarazzanti, improvvise rinascite e tonfi clamorosi. Per certi aspetti questa involuzione, con conseguenti ripercussioni sul gioco e sui risultati, è presente anche nella stagione dell’Udinese. I bianconeri erano partiti molto bene, dando l’impressione che si poteva aspirare a qualcosa in più della semplice salvezza. Ma alla lunga i risultati non hanno dato ragione a chi sognava in grande, ridimensionando i friulani ad un limbo durato per tutta la stagione, con una classifica che non si è mossa quasi mai e con pochi lampi.


La Roma di inizio stagione aveva un gioco scintillante, veloce, aggressivo. Ultimamente sembra essere diventato la brutta copia del tiki taka del Barça nei momenti più bui della gestione di Martino: la squadra è lenta e prevedibile. Per l’Udinese il discorso è un po’ diverso se si pensa che si partiva dopo l’epoca di Guidolin ed era chiaro che in qualche modo il passaggio ad un altro credo calcistico avrebbe in qualche modo destabilizzato alcuni elementi. Eppure ancora adesso la compagine friulana alterna momenti di buon calcio ad altri di totale caos tattico in cui i giocatori faticano a seguire le indicazioni e gli schemi del tecnico (e in alcuni casi Stramaccioni non ha sempre trovato la chiave giusta per la partita). Certamente rispetto ad inizio stagione il gioco non ha registrato grandi progressi e questo punto può essere considerato una nota stonata nel lavoro finora positivo di Stramaccioni.


Entrambe le squadre non hanno disputato una stagione eccezionale anche perché non hanno avuto riscontri positivi dagli acquisti del mercato. In casa Roma, Manolas non ha sempre convinto, Astori sembra la brutta copia di sé stesso, Iturbe è stato travolto da un mix di infortuni, ricadute e pressione. L’Udinese dal canto suo ha Kone che non si è espresso sui suoi livelli, Perica non si è dimostrato ancora pronto e Aguirre non si è visto granché.


Curioso che i due allenatori protagonisti della sfida di domenica siano entrambi oggetto della contestazione di una parte della tifoseria. Rudi Garcia paga per una stagione negativa, con una squadra che non sembra dare segnali di vita, divorata da un virus inspiegabile; Stramaccioni, invece, non ha convinto molti per i tanti alti e bassi e per il gioco che non si è visto con continuità. Nessuno dei due sembra in discussione (Garcia per ora non è in bilico, mentre Stramaccioni è stato confermato dal presidente Pozzo) ma le ombre sul loro futuro ci sono eccome: il francese potrebbe tornare in patria, richiamato dal Paris Saint Germain, mentre i rumors su Maran come tecnico dell’Udinese non accennano a placarsi… Roma-Udinese non sarà decisiva per le loro sorti forse ma potrebbe essere una boccata d’ossigeno ed autostima per due ambienti scottati da una stagione non proprio memorabile.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 13 maggio 2015 alle 08:30
Autore: Federico Mariani
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