Ci credo ancora. E questo lo dico a scanso di equivoci.
Perdere in casa dal Benevento, squadra (ottima) di serie cadetta, però non ci può né ci deve stare. Specialmente se i sanniti meritano, in maniera assoluta, il passaggio del turno.
Ha ragione Velàzquez, trainer giovane che sosterrò sempre (spero lo faccia anche la dirigenza, e mai gli scarichi addosso le colpe di una situazione generale, vide Iachini o Oddo) quando parla positivamente dei primi 30’. Testimoni i colleghi seduti al mio fianco al Friuli: mi sono meravigliato, ché mezz’ora così bella non la vedevo dall’epoca del primo Pasquale Marino, il quale godeva di un portafoglio-giocatori leggermente più qualificato. La squadra che giocava a due tocchi, la palla che non si alzava mai dal terreno, l’avversaria che ci correva dietro senza capirci molto.
Poi? Poi l’Udinese si accomoda sulla gara, pensando il compitino sia sufficiente e cala i giri del motore, complice forse un serbatoio non proprio riempito di benzina a livelli accettabili.
E quindi? Quindi dietro si balla la rumba, e non ci si attendeva nulla di diverso: portiere insicuro, centrali emozionanti (con Wague che non gioca praticamente da due anni e Samir, reduce da un’annata devastante), centrocampo che non filtra, lasciato com’è al solo Mandragora (un gigante nelle due fasi, che rischia l’espulsione ed è graziato dal pessimo Giacomelli di Trieste per un fallo da dietro che gli sarebbe dovuto meritare il secondo cartellino giallo) e nel quale né il duo-talent Seko-Antonino, né gli esterni riescono a contrastare Tello e Viola.
Sapete com’è andata, inutile rivangare. Alcune piccole osservazioni.
Molti opinionisti invocano il calcio d’agosto: palle. Passati sono i tempi legati al campionato a sedici squadre che partiva a metà settembre. Domenica prossima si inizia a far sul serio, e siamo al 18 del mese. Si aggiornino.
Il tecnico sbaglia, secondo me, a non riformulare la squadra su un più compatto 4-3-3 quando va in difficoltà: col suo bellissimo 4-2-3-1, infatti, il centrocampo (come ieri sera) rischia di andare in inferiorità numerica e lasciar palla all’avversaria anziché gestirla. Sarebbe stato sufficiente abbassare Barak accanto a Fofana e Rolando, ricompattando il capitano con i due esterni e rendendo più difficile alla linea bassa avversaria l’inizio della manovra. Julio non è un mona e lo ha ben capito. Purtroppo lo ha compreso anche Bucchi ed eccoci qui, eliminati.
Il tecnico sbaglia, ma è tradito dai suoi talenti: non a caso quelli che peggio hanno reso nell’infame girone di ritorno dell’anno passato. Barak da due gare appare appesantito, invoco la scusante di un precampionato fisicamente pesante. Fofana resta un oggetto misterioso: sono felice sia rimasto ma spero di rivedere quel bellissimo giocatore che spaccava le difese avversarie nel periodo ‘sgarfatorio’ di due anni or sono.
E il diéz? Sono stato suo sponsor, l’ho difeso quando si prese sulle spalle il numero di Zico e Totò invocandone la personalità. Da due anni è diventato il giocatore di Subbuteo nelle mani di un ragazzino di sei anni: per intendersi, gioca come un giocatore da tavolo cui si sia dato un flick-to-kick tale da condurre la palla dalla parte diametralmente opposta rispetto a dove la vorresti spedire. Anche ieri sera RdP mette una deliziosa palla in verticale per Kevin, appena lunga; da lì in poi inanella tanti di quei passaggi sbagliati e palle perse da piangere. Anzi, da capire perché alla sua età e coi piedi che ha non sia titolare in un top team. Rimarrà perché probabilmente a) nessuno lo pagherebbe, oggi, quanto l’Udinese vuole e b) è tardi per trovare un usato sicuro al suo posto: l’ho scritto settimana scorsa, si svegli e diventi un leader come Kevin e Rolando.
Equivoco anche in porta: solo tre anni fa l’Udinese, con Scuffet, Perisan e soprattutto Meret aveva il parco-portieri migliore d’Italia, quantomeno in prospettiva. Oggi Meret è stato monetizzato, Perisan si è un po’ perso dopo una brutta esperienza alabardata e Simone ha chiesto di cambiare aria. È arrivato Musso il quale, pronti-via, si è infortunato (come Meret a Napoli) ed è stato acquisito Nicolas. Il brasiliano, ieri sera, ha sfoderato una superparata su Nocerino ma diverse indecisioni, vedasi la rete di Viola. Musso difficilmente recupererà per la gara di Parma: si dia fiducia, una volta per tutte, a Scuffet e si ristabiliscano delle gerarchie.
Basta così? No.
La squadra, lo sappiamo (e lo ribadiva Pradé, ieri sera primo a a metterci la faccia in mixed zone) ha bisogno di rinforzi dietro e davanti. In difesa i nomi che circolano sono gli stessi da diverse settimane, nessuno entusiasmante ma a questo punto serve una figura esperta che possa tranquillizzare Nuytinck, Wague e Opoku. Mi andrebbe bene anche un qualsiasi De Maio dal Bologna. Andreolli sarebbe un lusso.
Davanti il nome più gettonato sembra essere Kean, giovane talento juventino. È uno dei migliori attaccanti europei della sua generazione, arriverebbe con la formula-Mandragora e per una squadra come la nostra sarebbe tanta roba. Io però (ma il mercato non lo faccio io) raddoppierei con Cornelius, finito ai margini del progetto orobico. Ieri sera, infatti, Alì ha messo in area tre cross resi inutili dalla mancanza di una torre.
Coppa Italia, un buco nell’acqua. Domenica si fa sul serio: spero non si arrivi, come l’anno scorso, all’ultimo secondo di mercato per consegnare all’ambiente un giocatore anziano, sovrappeso e demotivato. Penso questa piazza meriti qualcosa di più.
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