Crotone. La svolta, come sostiene qualche collega? Calma, sarebbe la sedicesima svolta. Neanche nel labirinto del Minotauro.
Io intanto dallo Ionio mi porto dietro il freddo e la conseguente influenza perniciosa; sto invecchiando, non è una novità ma una triste constatazione.
Mi porto dietro la prima trasferta, vera, da anni; forse l’ultima per me era stata l’esodo di Liverpool. Le settanta anime al seguito che hanno colorato l’Ezio Scida di bianco e di nero meritano un inchino, profondo e sentito. Grazie a Riz, ad Andrea, a Dimitri, ad Alex, Sandro e tutti quelli con i quali abbiamo condiviso risate, tavole, ricordi, qualche minima discussione (si può mai essere sempre e tutti d’accordo? Sai che noia!), poche lacrime rigettate indietro ricordando Zico, Amoroso, le oceaniche trasferte che furono, ad iniziare da quella triste ma grandissima di Praga.
Mi porto dietro una squadra che dopo un inizio “solito” ha imposto il gioco ad una teorica rivale nella lotta per uscire dai posti caldi, arrivando nella ripresa a verticalizzare e, sul 3-0, a girare palla invece di correre a vuoto. Piccole cose? Forse. Ma da cinque anni sconosciute a Udine. Non basta, ovvio: e contro i sanniti sarà durissima, proprio per la semplicità dell’impegno.
Mi porto dietro lo sguardo triste di Davide Nicola, un signore della panchina; il piemontese della Val Pellice è schietto, franco, sincero e diretto, sembra quasi friulano; perse un figlio tragicamente, tre anni fa, investito da un bus mentre tornava da scuola in bici: e come catarsi e némesi decise di percorrere con lo stesso mezzo i tanti chilometri che dividono la città ionica dalla sua regione natale, per celebrare una salvezza inattesa ed incredibile. Oggi, dall’alto di dodici punti in classifica, la stampa locale lo ha crocifisso, davanti ai nostri occhi, per la sconfitta contro i bianchineri. Ecco quanto poco valiamo di fronte ai nostri rivali; alcuni colleghi locali, non più giovanissimi, reputano Aristòteles e Barberis infinitamente più talentuosi di Jankto e Fofana, e di ciò chiedono conto all’ex mister(una piccola rispostina gliel’abbiamo data noi, ma senza troppa acredine per evitare di maplagare la grandissima ospitalità calabrese). Ex: perché ha preso cappello, salutato quasi tutti e tornato a casa. Ciao, Davide; ci siamo salutati in sala stampa, ho il rimorso di averti detto “buon lavoro” ma non era ironico; ho l’orgoglio di averti fatto i complimenti in faccia a certa stampa calabrese. Troverai di meglio. Loro hanno Zenga: ci provino a trattare l’uomo ragno nella stessa maniera...
Ormai è passato, il futuro si chiama Benevento. I ragazzi di De Zerbi hanno trovato il primo punto della propria storia in massima serie nella maniera più epica: sfruttando le amnesie dello PsicoMilan, soprattutto il volo d’angelo di Brignoli Alberto, classe 1991, scuola Montichiari e cartellino Juventus ma mai la chance in maglia torinese. Temere una formazione che ha quattordici punti in meno della più modesta esibizione biancanera negli ultimi anni sarebbe troppo, ma il rispetto è dovuto. Gabriele Angella potrebbe non farcela, decisivo l’allenamento odierno: abbiamo le contromisure, schierando il gigante olandese o spostando Samir in mezzo con il conseguente impiego di un laterale di ruolo; oppure ancora usando Stryger nel terzetto difensivo, come contro il Perugia: con esiti invero non eccelsi, ma quella sera, e lo ripeto, la concentrazione non fu protagonista.
L’Udinese la deve vincere, imponendosi sin dall’inizio; non sarà neanche lontanamente parente della partita di Crotone, dove i boysdi Oddo attesero gli avversari infilzandoli in contropiede. I giallorossi infatti si schiereranno come contro l’Atalanta, probabilmente, con due file molto serrate dietro a protezione del portiere goleador; saranno fondamentali gli inserimenti dei centrocampisti, ed in questo senso le sfuriate di Fofana e soprattutto i tiri da fuori di Antonino Barak (nazionale cecoslovacco mica del Liechtenstein, cit.) potrebbero risultare decisive.
Il Benevento ha, assieme al Sassuolo, il peggiore attacco della categoria con otto reti realizzate, di cui due contro il Milan; la difesa ha incassato 36 reti, due abbondanti per partita, molte figlie dell’atteggiamento garibaldino delle prime gare. L’Udinese può e deve prevalere, ma non deve sottovalutare l’impegno: il Benevento cala sì alla distanza, ma ciò non deve rappresentare un alibi per non iniziare la partita a spron battuto.
Detto ciò, se l’Udinese dovesse avere paura di queste gare, per me diventerebbe ancora più pesante scriverne di quanto non sia stato, sempre con meno frequenza, negli ultimi anni.
Vincere: stavolta non sarà importante, ma l’unica cosa che conta. Un’ultima nota per Massimo Oddo: si è calato nel ruolo con modestia e impegno, non dimenticando di ringraziare chi lo aveva preceduto; ha ammesso che riempire la testa dei giocatori di schemi e informazioni in questa fase preliminare sarebbe stato controproducente, riconoscendo (finalmente) che il DNA dell’Udinese attuale prevede un semplice 3-5-2; ha finalmente rotto il ghiaccio prendendosi la prima vittoria sul campo della sua avventura in massima serie, adesso è tempo di continuare. Ad iniziare da domani.
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