Mi hanno insistentemente chiesto di pubblicare qualcosa sulla gara persa (in maniera scontata) domenica dalla (Bianca)giallonera contro la Juventus.
La chiamo Juventus, come forse ho mai fatto: perché per questa squadra, per quanto poco simpatica, il rispetto è obbligatorio.
Il rispetto per la Juventus si deve nutrire non a causa, come dicevano sulla televisione sociale udinese, del suo essere ‘provinciale’ (termine negativo ed odioso), ma per la mentalità feroce, l’applicazione totale, la consapevolezza di giocarsi ogni palla come fosse l’ultima.
Poi, è chiaro, Dybala o Douglas fanno la differenza quanto nessuno, in questo momento storico, è in grado di fare nell’Udinese. La quale, lo dico chiaro, non è così scarsa come la dipingono.
Mi hanno chiesto di scrivere qualcosa: ho titubato, la penna inaridita ma non mi sottraggo. Anche se le parole mi mancano. Anche se me le stanno togliendo tutte, sostantivo dopo sostantivo, aggettivo dopo aggettivol avverbio per avverbio.
Sulla gara nulla da dire: qualche fiammata juventina, il nulla bianconero fra una punizione di Adnan ed un tiro di Balic, unico subentrato con un minimo di voglia di far bene.
Più di seicento anime in trasferta, sotto la pioggia, non sono bastate a convincere i gialloneri a darsi una mossa, a rendere agonisticamente accesa la gara: la Nostra sembrava uno di quegli sparring partner con l’elmetto di plastica, pagati per prendere qualche pugno, difendersi la testa ma non osare colpire il campione che sta allenandosi. Scansàti? Macché. È semplicemente che i giocatori di Oddo sono scesi in campo già pronti a soccombere al primo squillo di tromba dei casalinghi. Consapevolmente? Inconsciamente? Non lo so, ma qualcosa fra neurone e neurone, nell’anima grande di questi pedatòri udinesi deve aver sussurrato ‘tanto se si perde chi potrà mai dire nulla?’
Scrivo dopo aver letto poco, da colleghi e tifosi; scrivo però a chiare lettere, su un foglio di carta riciclata, col pennello a punta e un denso inchiostro nero giapponese, un bel ‘non sparate sul pianista’. Adesso viene fuori che Oddo ha responsabilità sulla sconfitta; che avremmo toccato il punto più basso della sua gestione: veramente ci eravamo illusi di esser da Champions per averne vinte cinque di fila? E soprattutto quale sarebbe la colpa tattica di Massimo, quale la risorsa in panca non sfruttata, ché avrebbe sovvertito un pronostico scritto, vieppiù con l’assenza di tre titolari? Perica e non Maxi? Questo De Paul-da-ferma e non Jankto? Scuffet al posto di Bizzarri, peraltro migliore dei suoi?
Leggo oggi che per il tecnico abruzzese il rinnovo non sarebbe automatico, che la società potrebbe avere un altro candidato, magari un bergamasco che periodicamente viene accostato alla panca biancanera: ecco, i censori avrebbero pronta la prossima vittima sacrificale se la rosa non sarà completata.
E io sarei doppiamente, sportivamente vedovella: prima di Gigi, la cui colpa è stata quella di isolarsi troppo nello spogliatoio ed arroccarsi attorno alle proprie convinzioni; poi di Massimo, uno dei tecnici di Serie A con la migliore capacità di interpretare le partite in corsa, assieme proprio a Massimiliano Allegri.
Allegri lo cito non a caso: domenica l’Udinese perde a Torino e qualche solòne bacchetta Oddo; A Wembley Max sbaglia formazione iniziale, si fa brutalizzare dal T’ham salvandosi solo grazie ad un Chiellini assolutamente monumentale, poi inserisce due terzini, inaridisce i quattro dell’oca selvaggia (Kane, Dele Alli, Son, Eriksen) e in cinque minuti i due campioni del suo attacco gli regalano il turno successivo di Champions.
Allora o sono due bravi tecnici che leggono le gare e cambiano le carte con velocità e modestia, oppure due pippe che sbagliano tutto e si salvano in corner. Tertium non datur. Ovvio che la soluzione per me è la prima...
Poi, amici miei, forse girarsi verso la panca e vedere Asamoah, Licht, Mandzukic, Pijanic fra cui scegliere è altra cosa, col dovuto rispetto, che optare per brava gente come Rodrigo o Stipe.
Da me Oddo avrà sempre una sponda, per quanto ininfluente io sia, perché con lui si può realmente aprire un ciclo: e non chiederò mai alla ‘proprietà’ di acquistarmi Messi, nemmeno Deulofeu. Mi basterà investire, che so, su un Cerri qualsiasi a fianco di quelli che abbiamo adesso e male male non sono.
Stessa cosa per Gabriele Angella: ha fatto due errori grossi, ma addebitargli la sconfitta è ingiusto ed ingeneroso. Si vince di squadra, si perde di squadra e se i suoi colleghi in avanti avessero almeno provato a tirare in porta le cose sarebbero forse potute andare meglio. Obiettivamente, però, fare fallo in quella zona di campo è esiziale: Dybala e quella posizione danzano il ballo del mattone, scena successiva palla al sette e il diéz (lui sì, diéz!) esultante. Gabriele sta rientrando: migliorerà.
Ed in fondo sono d’accordo con Kuba Jankto: devono lavorare, e duro, per assomigliare (per mentalità, fame, aggressività e voglia di vincere) ai loro avversari di domenica passata. Lavorare; tacere; lasciar perdere le sciocchezze e cercare di crescere, assieme, di squadra.
Sabato sarò in volo verso la Germania mentre a Udine sarà di scena il Sassuolo di Bepi baréte, una delle squadre di massima serie che corre di meno. Vincere, per scacciare fantasmi ed incubi e chiudere la porta alle polemiche, agli spifferi, alle voci.
Vincere. E chiudere la porta prima che Oddo se ne vada.
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