Benjamin Button, protagonista di un racconto di F. S. Fitzgerald e di un film dove l’interprete del personaggio principale è il celebre Brad Pitt, ringiovaniva invecchiando. La storia, ovviamente inventata, ci mette a confronto con una realtà che ci appare insensata, incomprensibile ma soprattutto illogica. Rimuginando un poco però su questo buffo personaggio di fantasia si possono ritrovare, in questo strano e ribaltato corso degli eventi, alcuni tratti interessanti. La storia dell’Udinese in questo avvio di stagione, per certi versi, può apparire illogica alla stessa maniera di quella di Benjamin Button. La squadra di Tudor vanta il poco invidiabile primato nella classifica dei peggiori attacchi dei cinque maggiori campionati europei. Dietro a una allegra combriccola di quattro squadre ferme a quattro reti segnate (Espanyol e Leganes in Liga, Sampdoria in Italia e, guarda caso, il Watford in Premier), stanno infatti i bianconeri con tre reti segnate, nell’ordine, da Becao contro il Milan, da Lasagna contro il Parma e da Okaka contro il Bologna. Fino a qui la storia parrebbe una tragedia e, in effetti, a vedere altre statistiche come la percentuale realizzativa in confronto alle conclusioni effettuate (l’Udinese è ultima in A con un misero 5% quando la media del campionato si aggira sul 13%) o come il numero stesso di conclusioni totali (qui le valutazioni sono più variabili, con i friulani che si aggirano a metà classifica in A con circa una sessantina di conclusioni su una media di quasi settanta). C’è, tuttavia, un “ma” da non trascurare.
Con soli tre gol l’Udinese è riuscita a racimolare un clamoroso bottino di sette punti, un lusso se confrontato, per esempio, con la produzione di quelle quattro squadre che fin qui vantano un attacco da quattro gol. Basti pensare al Watford che ha tre punti, così come la Samp, o al Leganes che ne hanno addirittura due, mentre l’Espanyol va leggermente meglio con cinque. Ma allora dove sta la differenza con queste altre formazioni “terribili” in attacco? La risposta, banale fino a un certo punto, sta nella difesa. L’Udinese ha subìto sei gol, un altro lusso se confrontato con i 20 del Watford o i 16 della Samp. Tudor, come d’altronde accadeva anche in altre gestioni, ha costruito una squadra che prima di tutto vuole essere accorta in difesa, che difficilmente apre le proprie porte agli assalti delle avversarie. I sette punti fatti da Tudor&co infatti arrivano direttamente dalle uniche tre gare in cui l’Udinese non ha preso gol, il che rassicura ma fino a un certo punto.
La solidità difensiva, si può dire, va persino oltre alle aspettative ma l’attacco rimane un grande rebus. L’Udinese genera poche vere occasioni da gol e, per quelle poche, ne converte ancora meno. Un algoritmo diffuso che calcola quanti gol una squadra dovrebbe aver segnato in base alle occasioni create (Expected Goals) attribuisce ai bianconeri un “virtuale” bottino di sette gol, comunque poca roba. Pensando alle circostanze si potrebbe affermare che l’assenza di De Paul per tre partite e mezzo abbia inciso in qualche maniera. Per quanto ancora lontano da certi suoi picchi l’argentino riesce comunque a rappresentare sempre un pericolo. Più in generale pare che l’intero set offensivo bianconero sia partito con il freno a mano tirato e che, per esempio a centrocampo, manchino ancora certi meccanismi che possano rendere concretamente pericolosi anche giocatori come Mandragora o Fofana. Una soluzione, in qualsiasi caso, va trovata perché, nonostante la difesa possa fare davvero invidia a più di qualche rivale, un attacco del genere, a differenza di B. Button che muore, seppur con le sembianze di un bambino, a 85 anni, non può aver vita lunga in questa Serie A.
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