L'Udinese sta affrontando un momento difficile. Per analizzare più approfonditamente la situazione, abbiamo sentito l'ex DS bianconero Pierpaolo Marino, che ha ribadito più volte come il vero leader di questa squadra sia mister Delneri, oggetto di tante voci ultimamente su un possibile esonero. L'intervisa completa la potrete trovare nel prossimo numero de "IL CALCIO-Magazine".
L’Udinese è partita subendo quattro sconfitte in cinque giornate, come sta vedendo la squadra? È fiducioso anche lei come mister e dirigenza che sia solo un momento passeggero, visto anche un calendario molto arduo?
“Sì, la squadra ha le potenzialità per recuperare il terreno perduto e crescere, ha una guida tecnica molto esperta. Però Zaccheroni parlava anche di “virus della sconfitta”, che è molto difficile da debellare. La guida tecnica dà garanzie, fermo restando che nel calcio bisogna stare attenti, è lo sport di gruppo più complicato perché ci sono tanti giocatori in campo, non è come nel basket dove ci sono cinque giocatori e possono magari litigare in due, nel calcio ci sono più dinamiche”.
Cosa ne pensa del mercato dell’Udinese? Trova che la politica fatta solo sui giovani si sia inceppata? Balic, Ewandro, ci sono tanti ragazzi che non trovano spazio anche quando i titolari sono fuori forma, condivide la scelta di lasciarli così tanto tempo in panchina?
“L’Udinese ha sempre investito su un gran numero di giocatori, per poi scartarne qualcuno. Non lancia una rete piccola nel mare, ma molto grande, per prendere tanti elementi. Qualche volta ti va bene, altre volte invece no”.
Qual'è il suo pensiero sulla programmazione e sul progetto Udinese ultimamente? Si sente la mancanza di Gino Pozzo, che a differenza del padre spesso è a Londra e non è a monitorare la situazione direttamente ad Udine?
“Gino non è mai stato presente, nemmeno ai miei tempi era spesso in città. Credo però che questo problema, ammesso che lo sia, venga compensato dalla presenza costante del paròn Giampaolo”.
Tante critiche nel momento in cui è stato ceduto Thereau e acquistato Maxi Lopez, qualcuno li ha addirittura paragonati, qual è il suo parere? In attacco manca un leader?
“Oggi si tratta di un mercato dove i giocatori possono cambiare squadra in ogni momento. Thereau probabilmente alla fine ha spinto per un suo trasferimento a Firenze. Lui è un giocatore che più individuale, non tende a fare gruppo in campo, non stiamo parlando di un Di Natale o di un Amoroso. Se non aveva più motivazioni è giusto che se ne sia andato. La squadra ha il potenziale per sopperire alla sua partenza. Serve solo più attenzione, per una squadra che può crescere, ma non deve cadere nel vortice delle sconfitte”.
Scuffet è stato criticato e, dopo gli errori commessi col Torino, è stato contestato da molti tifosi, cosa ne pensa della scelta di mandar via una certezza come Karnezis per lasciar spazio a un talento che però ha fatto un anno non ad alti livelli a Como ed uno in panchina?
“Secondo me è stata una coraggiosa scommessa. Scuffet deve ritrovare l’entusiasmo che aveva da esordiente, ultimamente è stato molto criticato e criticabile, hanno sicuramente influito sulla sua partenza non felice le esperienze passate degli anni scorsi”.
Si è parlato anche di un Delneri in bilico, trova che le sue idee di gioco siano adatte al calcio moderno? Il suo passaggio dal 4-3-3 al 4-4-2 sembra aver portato più confusione che vantaggi.
“Non credo sia una questione di modulo. Delneri attualmente sta facendo benissimo, bisogna anche rapportarsi con la situazione disastrosa che c’era al suo arrivo. L’uomo giusto per uscire da questa partenza brutta però è lui, capirà presto come adattare i giocatori al meglio”.
Gerolin e Delneri hanno chiesto pazienza ai tifosi, è giusto dopo tre anni di salvezze non brillanti/ottenute all’ultimo?
“I tifosi sono i veri giocatori da scudetto, anche nei momenti più difficili sono stati vicini e calorosi per sostenere la squadra. Sono il dodicesimo uomo in campo. Bisogna solo sperare che continuino così, la loro parte l’hanno fatta sempre”.
In questo momento sembra un po’ tutto essere in discussione. Danilo, il capitano, non sembra avere il polso per gestire questi giovani come una volta faceva Di Natale, siamo veramente in balia di una generazione di talenti che non riesce a trovare gli stimoli per portare l’Udinese senza una vera guida o il motivo è da cercare altrove?
“Come leader Danilo ha sempre avuto qualità indiscutibili. Però il vero leader è Delneri. La squadra nelle sue individualità c’è, è buona, deve solo trovare la chimica giusta per ritrovarsi e puntare a una salvezza tranqulla, non alla UEFA, quella mi sembra difficile. Questo è il compito di Delneri, poi Danilo se le cose vanno bene è un buon leader, se vanno male non lo è, è sempre più o meno quello il discorso”.
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