Ai microfoni di SpazioSport, in onda ogni lunedì mattina dalle 11 alle 12 su Radio Spazio, il telecronista di Sky Luca Pellegrini ha rilasciato alcune dichiarazioni ai nostri microfoni.
La vittoria sul Bologna e il cambio di stile nel calcio: “La vittoria sul Bologna era preventivabile, ma questa stagione deve servire alla società, che ha tanta esperienza, ma un’annata così non si deve ripetere, perché a furia di giocar col fuoco rischi. Il calcio da quando le squadre sono diventate spa è cambiato molto, io ho giocato un calcio in cui i presidenti mettevano i loro profitti nelle società perché amavano il calcio e volevano un ritorno d’immagine, qui la prima cosa che fanno i nuovi presidenti è autostipendiarsi. A parte forse la famiglia Agnelli, che è nel calcio per vincere, io di altre dirigenze che abbiano un approccio solo ludico non ne vedo”.
La proprietà sembra essere stata parecchio assente quest'anno, in studio esce un confronto con i Moratti: “Moratti partecipava perché voleva vincere, Pozzo partecipa perché vorrebbe vincere, ma è difficile riuscirci. Vincere è una cosa, partecipare è un'altra. Uno dev’essere consapevole dei propri limiti e l’Udinese di una volta era improntata in una certa maniera, qua si è perso l’obiettivo, non c’è più un traguardo sportivo, ma solo business e infatti ci si è persi in altre squadre. Non potrò mai parlare direttamente dello spogliatoio dell’Udinese perché non lo vivo, ma certe cose si percepiscono, per esperienza”.
Capitolo Watford: “Torniamo sempre al discorso del calcio legato al vil denaro, perché certe operazioni fatte all’estero hanno un certo tipo di ritorno, mentre in Italia con tutti i problemi che ci sono a livello di tassazione e burocrazia resta meno carne attaccata all’osso”.
L'attaccamento dei tifosi comunque non manca mai, ma i giocatori non sembrano prendere esempio: “I tifosi mi meravigliano, che hanno sempre questa passione malgrado ne passino di ogni colore, io non sono tifoso, sono sportivo, mi piace l’evento, chi vince non mi interessa. Ammiro però i tifosi per questo senso di appartenenza profondo, parlando di tifoserie non estremiste chiaramente. In tutta Italia i tifosi in senso lato hanno questo attaccamento che molti giocatori in campo probabilmente non hanno. Il senso di appartenenza già fai fatica ad averlo quando il giocatore cambia bandiera da un anno all’altro, ancora più difficile è se il giocatore in questione è straniero. Tantissime volte in viaggio ho incrociato giocatori in partenza per le partite con le Nazionali, magari avevano perso, ma erano tranquilli, perché sanno che anche se dovesse andar male staccano il biglietto e tornano da dove sono venuti. Quelli che restano e soffrono le critiche sono gli italiani”.
Il cambio di direzione è stato brusco, ma forse meno inspiegabile di quel che sembri: “A Genova essendo città di mare si dice che il pesce puzza dalla testa, è una battuta ovviamente. Però di errori ne sono stati commessi anche dal punto di vista tecnico, quello che è successo nel mercato di gennaio è un errore grossolano. Avendo intrapreso una strada come quella di Oddo, che ha un certo tipo di gioco, può succedere che a Lasagna venga un raffreddore. Noi non potremo mai commentare in profondità la situazione, perché non viviamo lo spogliatoio e non sappiamo che rapporti ci fossero, ma dal punto di vista tecnico tattico è palese che togliendo colui che materializza il lavoro della squadra perdi tantissimo. Poi i giocatori stessi, che nel girone d’andata erano bianchi e in quello di ritorno sono diventati neri, io sono rimasto deluso da Jankto e Barak, ma anche da Samir, l’anno scorso mi sembrava il consolidatore della difesa, aveva dato compatezza giocando da esterno, mi dava fiducia. Quest’anno, al di là che mi pare di averlo visto un po’ imbolsito, ma è stato poco reattivo, è uno di quei giocatori che è calato tanto. Anche Fofana sembrava dovesse spaccare il mondo e poi non ha avuto la crescita che tutti ci saremmo aspettati.
Hallfredsson ha fatto una gran partita contro il Bologna, poi si torna sul discorso attacco: “Hallfredsson è un giocatore che ha fatto una carriera, che ha qualità, è un ragazzo che l’applicazione e l’atteggiamento in campo le dà, poi l’età avanza e dipende anche dalla squadra. L’involuzione è stata mentale, dopo i risultati buoni è arrivato un appagamento dovuto forse anche alla speranza di fare un salto a gennaio, si è fatto male Lasagna, non avevi sostituti all’altezza. Ho fatto un Samp-Udinese dove i bianconeri hanno fatto un primo tempo fantastico senza punte, ma non puoi giocare sempre così senza punti di riferimento. Così ci giocava il Barcellona di Guardiola, ma con Messi e Neymar. Maxi Lopez è un giocatore che per il gioco che faceva Oddo non serviva a nulla, Maxi serve se hai superiorità territoriale e se giochi stabilmente negli ultimi trenta metri, i colpi lui li ha nel far le sponde. Io sono convinto che nelle ultime quattro partite gli stessi risultati li avrebbe ottenuti anche Oddo. Il calcio però va dietro alle mode, uno ha iniziato a cambiare a quattro giornate dalla fine e poi tantissimi hanno seguito a ruota”.
Da dove ripartire: “L’Udinese deve ripartire dalla proprietà, che dev’essere lungimirante e supportata da dirigenza tecnica competente. La sinergia è quella, proprietà, dirigenza tecnica e staff tecnico, poi la squadra viene di conseguenza”.
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