Diciamoci la verità: ci avessero detto, quando Tudor smise di essere allenatore di questa squadra, che la società avrebbe dato fiducia allo stratega Gotti e a fine girone d’andata si sarebbe trovata decima, pari punti con il Napoli, avremmo consigliato di smetterla con l’alcol.
La contemporanea caduta libera (poco fortunata) dei partenopei e la crescita dei bianconeri ha portato questa congiuntura. Che sarà pure temporanea, ma a me sta bene così.
Vero: oggi il Sassuolo sceso al Friuli è parso a tratti improponibile. Vero: la gestione del vantaggio non è stata ottimale, ed ha concesso due occasioni all’avversario. Ma per quel che si è visto, la crescita della squadra appare chiara.
Grazie, e lo diciamo noi che di Gotti non siamo mai stati esegeti, ad alcune intuizioni del mister adriese. Mandragora playmaker, anziché secondo centrocampista a fianco di Jajalo; il recupero di Nuytinck, signore dell’area anche oggi, e di Seko Fofana; la gestione sensata di un gruppo dove, al netto di qualche esubero, tutti giocano la loro parte.
Certo, l’Udinese resta una squadra che segna pochino (prima del fischio d’inizio, la media punti per rete segnata era 1,50, penso la più alta d’Europa): ma se togliamo le quattro gare più severe, nelle restanti 15 la squadra ha subìto solo 11 reti. Poche.
Contro i sassolesi, contestati alla fine dalla scarna e sparuta tifoseria al seguito (perché, poi…), l’Udinese è partita forte segnando quasi subito; ha fallito una mezza dozzina di occasioni, nel primo tempo, prima di calare la concentrazione e lasciare tre palle pericolose agli emiliani, senza tuttavia correre rischi eccessivi.
La ripresa ha visto i blu di De Zerbi premere di più, mettere in mostra (come dicevamo) la vena di Giovannino Musso su due tiri di Traoré e Boga; salvo subìre un contropiede esiziale di Seko: questi, venti metri palla al piede, è stato tradito da una zolla malandrina mentre si apprestava al tiro; deciso lo scarico per Sema, ha dovuto solo abbracciare il compagno dopo che questi aveva scaricato un tiro secco e deciso sul palo lungo dell’incolpevole Consigli.
Di lì in poi accademia; altra parata di Musso, tanti contropiedi uno dei quali finalizzato da De Paul, servito ancora una volta da Fofana.
Che dire? Oggi nessuno sotto tono. La palma del migliore andrebbe a Musso: ma mi hanno avvisato che dopo un 3-0 al portiere non la si può dare, per cui scelgo Fofana. da cinque, sei gare Seko è più vicino alla versione-splendor targata Delneri che al fratello scarso e pasticcione ‘ammirato’ dopo l’infortunio al pèrone. A ruota metterei un Rolando Mandragora eccellente in ripiegamento ed in assistenza offensiva; e Stefano Okaka, per la rete, la continua lotta per mantenere la palla in avanti ma soprattutto per aver risposto ‘beh, sì’ alla domanda ‘ti senti leader di questa squadra?’. L’Udinese ha bisogno di esempi come il suo, che si è ri-calato nell’ambiente aiutando Gotti a sistemare la confusione che pare regnare, nello spogliatoio, da quando se ne andò Guidolin.
Detto questo, il patrimonio di sportività e cultura che le dichiarazioni di Luca Gotti portano all’ambiente-calcio, pieno di isterismi, di ‘non sono mica un deficiente’ e cose simili è balsamico. L’ex vice di Maurizio Sarri parla sempre con schiettezza, non temendo mai di sottolineare l’incongruità della domanda di chi lo intervistasse qualora ve ne fosse il bisogno. Analizza le gare con freddezza, proprietà di linguaggio e sincerità. Non so se e quanto rimarrà allenatore dell’Udinese, da parte mia resterà imperitura la stima.
L’Udinese vince la terza gara di fila; mentre scriviamo, Sanabria porta avanti il Genoa, e la situazione friulana parla di nove punti di vantaggio sulla terz’ultima, cinque in meno del sesto posto che conduce diretto in Europa. Ripeto, si pensi gara dopo gara senza guardare troppo in alto: però questo gruppo sembra meritare più delle pastoie di fondo classifica. Le quali oggi, preparando la gara di Coppa Italia (allo ‘Stadium’) e quella di domenica a San Siro contro l’IbraMilan, sono oggettivamente più lontane.
Si continui così. Il processo di crescita dev’essere l’unico criterio di valutazione.
Si continui così. Con Luca Gotti.
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