L’avvio del “ritiro” in quel di Udine si appresta ad essere uno dei più numerosi della storia. Ergo, la stagione in divenire potrebbe essere una delle più problematiche. Il direttore sportivo Giaretta ha rilasciato un’intervista nella quale ha paventato la possibilità che la rosa cambi poco o nulla rispetto alla stagione passata. Se gli anni scorsi sarebbe stato difficile da credere, quest’anno c’è qualche possibilità in più che si avveri.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da dire. L’ultima stagione ha svalutato oltre modo la rosa dell’Udinese. Per fortuna la società ha capito che non si poteva continuare così ed ha cambiato registro (e guida tecnica). Ovviamente, bisogna capire quanto era colpa dell’allenatore e quanto a livello organizzativo, ma quello lo potranno dire solo i risultati della prossima annata. Il problema è che si è formato un chiaro ingorgo: nelle ultime due stagioni le uscite sono state molte meno delle entrate. L’Udinese dovrà vendere, e vendere tanto. Ma chi venderà? Lasciamo da parte tutti i discorsi sui top player: quest’anno sarà senz’altro più facile evitare i mal di pancia del passato. Come abbiamo detto, c’è Londra che potrebbe accogliere chi non trova una buona collocazione. Il bilancio dell’Udinese ne perderebbe non poco: l’attività di trading giocatori deve dare un utile parziale di almeno 40/45milioni annui, e finora siamo a 14 con il riscatto di Pereyra, svenduto alla Juventus per gli stessi problemi incorsi questa stagione. Ma basterebbe collegare i ricavi di una cessione futura ad un premio di valorizzazione per l’Udinese, o semplicemente cederli al Watford in prestito, per risolvere il prossimo anno il problema accorso quest’anno. Ergo, chi vuole i gioielli di casa Pozzo deve andare incontro alle richieste della società più di quanto volesse e potesse fare nel passato. Ovviamente, siamo nel campo della teoria, ma ecco spiegato perché le fortune di una squadra della Holding, se ben gestite, possono portare sinergie a tutto il gruppo.
Il problema si pone dietro, in quelli che sono i giocatori di seconda e terza fascia. Perché è qua che potrebbero crearsi problemi. Qualche big andrà, ma numericamente si parla di due o tre giocatori su cinquanta. L’Udinese deve piazzare (meglio se vendere) almeno venti giocatori, preferibilmente una trentina, se si vuole continuare nel turnover di scoperta di giovani talenti. I giocatori di terza fascia hanno pochissimo mercato e a prezzi non remunerativi. Con le comproprietà potevi assicurarti una stagione da titolare per i vari atleti, affinché poi qualcuno fosse tentato all’acquisto. Ora c’è solo il prestito secco. E’ più facile vendere i giocatori di seconda fascia, quelli che hanno un certo mercato ma che al contempo potrebbero rivelarsi come importanti pedine nella rosa della prossima stagione. Verre, Faraoni, Silva, Kone, Brkic, Nico Lopez, per fare alcuni nomi. Giocatori svalutati da scelte tecniche o che hanno disputato buoni campionati di serie B mettendosi in mostra. Venendo a mancare loro, l’Udinese potrebbe essere obbligata a puntare sui soliti giovani che arrivano ogni estate senza avere la possibilità di tappare eventuali buchi (che ogni stagione avvengono).
E’ impensabile poi che Colantuono possa decidere in un mese e mezzo chi tenere e chi no fra 50 e rotti giocatori. Certo, il suo ruolo è anche quello di selezionare (assieme alla società), ma il tecnico romano non ha a che fare con un videogioco. Deve capire e gestire persone in carne ed ossa, con aspettative, caratteri e potenzialità nascoste diverse fra loro. Qual è la soglia che determina la differenza fra libera concorrenza e demotivazione? Le scelte non sempre meritocratiche dell’ultima stagione paiono aver abbassato questa soglia, numericamente parlando. Il lavoro si presterebbe a facili errori, e l’Udinese non può più permettersi di sbagliare. A dirlo è la struttura dei costi.
L’abilità nel risolvere questo problema dipenderà quasi interamente da Giaretta, con l’aiuto (pare strano dirlo) del Watford. L’Udinese è un’azienda che compra, accresce il valore e rivende giocatori. Quando non gli riesce bene il lavoro, ecco che il magazzino aumenta. Come abbiamo visto con Siqueira ed Eremenko, non sempre chi fa parte del magazzino ha mezzi scarsi. Fatto sta che bisogna diminuire gli acquisti, e qua Londra può dare una mano. Paradossalmente, spostare il core business oltre manica permetterebbe di stressare meno la struttura della società friulana. Se Giaretta sarà bravo a vendere i Kelava, Naldo, Gejio etc, allora una rosa che cambia di poco o niente sarà più che accettabile. Come sostenevo già l’anno scorso, il mercato in entrata era stato fatto bene. Le potenzialità sono quelle di una squadra da 50/55 punti in classifica, il resto lo può mettere allenatore e società, con armonia, competenze e disciplina.
E buon mercato a tutti.
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