Avevo scritto, all’inizio del campionato, che questo sarebbe stato l’anno del no alibi. Lo aveva capito la società. La passione (la mia non è una professione) di commentatore sportivo fa sì di vivere sulle montagne russe. Da una settimana all’altra tutto può cambiare. Tanto più se segui una squadra che da tre anni a questa parte non ha continuità, una squadra che l’anno scorso ha tirato un bruttissimo scherzo ai tifosi, disputando un buon girone di andata e un pessimo girone di ritorno. Due settimane or sono avevo sentenziato: “Siamo tornati!”. Ora sono qua a criticare. Sono forse impazzito?
No, è che avverto scricchiolii, sento i mugugni della montagna e non voglio fare la fine di chi sottovaluta, di chi si bea di un lavoro sul campo per sgombrare strade e poi sottovaluta pericoli incombenti. Farò il Mauro Corona del calcio, per non dover fare lo Sgarbi del poi fra qualche settimana. Volete che critichi la società per il mercato estivo o quello invernale? No! Non farò nemmeno questo.
Da anni sostengo che l’Udinese ha un ruolo, una natura, un DNA: comprare giovani giocatori con fame e potenzialità, farli crescere, rivenderli a squadre che possono permettersi stipendi maggiori e lauti pagamenti alle casse bianconere. Approvo fino in fondo la mentalità imprenditoriale che ha fatto grande l’Udinese. Quando ho criticato l’operato, ho sempre evidenziato che la risorsa più redditizia è anche quella più economica, l’organizzazione.
Empoli ha gettato luce su paure nate tre anni or sono. L’Udinese vista in campo non è mai stata pericolosa, l’atteggiamento è stato deplorevole. Dobbiamo assistere all’ennesimo girone di ritorno mediocre per non dire squallido? Io sto con Gigi Delneri e con Gino Pozzo. Sto con loro. Perché quest’anno la società si è comportata con competenza, finalmente! Sarebbe stupido negarlo. I Pozzo hanno sostituito un insipido Giaretta con un ben più esperto Bonato. Hanno tappato le bocche a quanti, in società, parlavano a sproposito di mercato, a quanti criticavano i tifosi. Hanno agito come degli imprenditori, con il buon senso di chi ha un obiettivo e lo vuole perseguire. E’ il profitto? Ben venga, non mi chiamo Karl Marx (grande sociologo, grande analista storico, si intenda) e non credo a Babbo Natale. Hanno scelto prima un allenatore che puntava su una buona fase difensiva, e che proprio lì ha fatto un egregio lavoro, hanno chiamato poi un furlan con un DNA molto più affine alla squadra che vogliono ed all'ambiente dei tifosi.
Non mi si dica che abbiamo una rosa mediocre! Finalmente la società è tornata a comprare giovani con capacità, finalmente ha trattenuto giocatori sottovalutati, finalmente un allenatore ha fatto repulisti di chi giocava bene una partita e male altre tre, di chi offendeva i tifosi che lo criticavano. La selezione sta alla base di ogni gruppo, senza selezione non c’è gruppo. L’operato di società e guida tecnica è lodevole. Agli errori estivi si è (si sta) ponendo rimedio ora. Sono i giocatori che devono darsi una mossa. Vi faccio un semplice esempio: andate a vedere lo score di gol segnati su minuti giocati di Zapata, l’anno scorso, e poi quello di quest’anno.
I colpevoli sono i giocatori! Cari miei, la società ha fatto il suo, i dirigenti anche, l’allenatore ha fatto anche di più. La vera rivoluzione, quella del buon senso, è sua, di Gigi da Aquileia. Se mai vi venisse in mente di remare contro l’allenatore ricordatevi che tra un furlan che sogna il Friuli e qualche giocatore di passaggio, il tifo saprà benissimo da che parte stare.
Prendete un giornale e leggete cosa sta succedendo nel Centro Italia, leggete l’articolo su quell’Alpino friulano che ha portato una bambina sulle spalle, mentre la madre dietro gli scattava una foto, da un paese isolato a uno con luce e acqua. Lui non viene pagato come voi, non ha le vostre donne (oddio, magari ne ha pure di migliori), lui non ha bisogno di motivazioni per vincere. Non si lamenta del calo di forma di chi lavora per giorni in condizioni critiche. E’ l’eroe con la lettera minuscola, è la persona che compie il suo dovere con umiltà. Non ha fatto miracoli, non ha sconfitto da solo un esercito come Rambo. Toglietegli le luci della ribalta, lasciatelo in pace, ha fatto il suo: “fasin di bessoi”. Imparate questo mantra di buddismo friulano e ripetetelo prima delle partite. Il vostro stipendio mensile vale quello annuo di una persona normale. Sono un populista? Sì, sarò un populista del calcio, figlio di Bagnoli, nipote di Fedele, cugino di Rossitto, che arrivato al Pordenone l’anno scorso disse: “Non vedo ragione per la quale un giocatori di calcio non debba correre”. E’ una frase che andrebbe affissa sulla lavagna dello spogliatoio.
No, non do la colpa alla società, non do la colpa a Gino Pozzo, quest’anno. Perché la società ha fatto tutto quello che doveva, lo ha fatto Bonato, lo sta facendo Gigi Delneri alla grande. Ragazzi… correre!
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