Per tutta l’Italia era il 1976, per il Friuli ancora oggi è considerato l’anno zero. Il 6 Maggio 1976 un terribile terremoto scosse il Friuli che da terra fertile e rigogliosa si tramutò in un cumulo di macerie, cancellando in un attimo i sogni e le speranze di un popolo intero che tanto aveva lavorato per creare quel gioiello invidiato da tutti nel nord-est dello stivale. La sfida terribile lanciata dalla natura fu raccolta e vinta dai friulani, ancora oggi ricordati come l’esempio vivente di un popolo unito, amante e protettore della propria terra, in grado di superare qualsiasi ostacolo, anche il più crudele. Nelle tragedie ci si aggrappa a tutto pur di risollevarsi, pur di ritrovare l’ottimismo e la voglia di vivere, ci si aggrappa anche ad un gioco, quel calcio che oggi, seppur giustamente criticato per mille motivi, al netto di tutto resta sempre quel meraviglioso sogno che tutti noi, sin da bambini, abbiamo cullato con grande passione. I friulani, stremati dalla tragedia e dall’immane lavoro di ricostruzione, trovarono nella loro Udinese un motivo di coesione e di gioia, e nonostante la squadra fosse ormai da anni in Serie C, essa rappresentò comunque motivo di orgoglio e di attaccamento ai propri colori.
Lo Stadio Friuli. Costruito per volere del Sindaco Candolini, il Friuli mandò in pensione il vecchio Stadio Moretti, che nella sua storia lunga oltre 50 anni ospitò tra le altre le gesta di campioni come Selmosson e Bettini. Ispirato allo Stadio Olimpico di Monaco di Baviera, fu costruito in tre anni con una spesa attorno ai tre miliardi di lire. Inizialmente fu informalmente chiamato Stadio dei Rizzi, in riferimento al quartiere dove fu costruito, con il nome “Friuli” che fu scelto solo nel 1978 proprio in ricordo delle vittime del terremoto. Il nome fu formalizzato con una delibera del consiglio comunale votata all’unanimità, una scelta fatta con il cuore al di là dei colori e degli schieramenti politici. In quest’ottica non può stupire l’attaccamento dei friulani al nome del proprio stadio, che per noi rimarrà sempre Stadio Friuli, al di là di sponsor e marche automobilistiche, perché i simboli e la cultura di un popolo valgono più di qualsiasi altra cosa.
Udinese - Seregno. L’inaugurazione del nuovo stadio avvenne il 26 Settembre 1976 in occasione della sfida tra Udinese e Seregno, valevole per il girone A del campionato di serie C. Lo stadio, ancora incompleto, ospitò circa 15mila spettatori, giunti per dare sostegno alla squadra nonostante le enormi difficoltà che Udine e tutti i friulani dovettero affrontare in quel periodo. Non mancarono i momenti di commozzione, uno su tutti il minuto di raccoglimento in onore delle vittime del terremoto, circa mille, onorate con un applauso scrosciante che ancora oggi mette i brividi. Neppure l’ennesima scossa, a 11 giorni esatti da quella spaventosa del 15 settembre, seppe cancellare quella meravigliosa giornata di sport, divenuta simbolo di rinascita di un popolo che voleva tornare a sognare, voleva tornare a vivere la propria quotidianità. L’Udinese seppe ripagare il proprio pubblico vincendo la partita per 1-0 grazie alla rete del bomber Pellegrini direttamente su calcio di punizione. Quell’anno arrivò solo un secondo posto, ma il 1976 fu anno zero, anno di rinascita, non solo per Friuli ma anche per l’Udinese che quell’anno passo nelle mani di Teofilo Sanson, che di lì ad un anno avrebbe affidato la squadra ad un certo Massimo Giacomini, che qui a Udine scrisse una meravigliosa ed immortale pagina di storia bianconera.
Maurizio Pilloni - TuttoUdinese.it
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