Nel calcio di oggi non si può speculare sull’avversario sperando di raggiungere i propri obiettivi in maniera quasi passiva. Il mutamento calcistico in atto già da qualche anno in Europa fa pendere il calcio verso un gioco propositivo, fatto di idee, intensità e coraggio e pressing.
L’Udinese non ha questo DNA: squadra solida, attenta fase difensiva e una fase di non possesso palla che viene interpretata rientrando di squadra nella propria metà campo e non andando a prendere l’avversario nella sua per cercare così di recuperare la palla più vicino alla porta avversaria.
É un male tutto ciò? Assolutamente no. Tante squadre hanno una mentalità difensivista e, sinceramente, almeno in Italia, non arrivano certamente a superare il numero di dita di una mano quelle che riescono a mettere l’avversario nella propria metà campo per la maggior parte della partita.In più l’Udinese è anni che raggiunge il proprio obiettivo giocando in questo modo e, soffermandosi su questa stagione si può tranquillamente dire che non sia mai stata immersa completamente nella zona salvezza. Attenzione però perchè a giocare troppo con il fuoco ci si può scottare.
Quest’anno va detto che a tratti un cambiamento si è visto. Chiaramente un cambio di mentalità e, di conseguenza, di stile di gioco è un processo non immediato, non si realizza dall’oggi al domani e avviene mediante passi avanti ma anche con brusche frenate. Oggi la squadra di Gotti è sicuramente in una fase di rallentamento ma ci sono state partite molto positive sul piano della proposta di gioco come ad esempio con il Verona o il Sassuolo in casa. Chiaro che va data continuità a queste gare che altrimenti rischiano di essere solo degli sporadici exploit.
La gente e i tifosi però vogliono di più, anche giustamente perché rispetto alle stagioni passate la qualità è ragionevolmente aumentata. Però occhio a pensare all’Udinese come ad una squadra dal grosso potenziale qualitativo. Se De Paul rappresenta il tuttocampista moderno e un giocatore da top squadra italiana e europea e Pereyra si è dimostrato un ottimo acquisto, forse addirittura sopra le aspettative, la restante parte della rosa sulla prerogativa di qualità non eccelle a confronto con altre squadre che occupano la parte medio bassa della classifica. A questo va aggiunto che un giocatore dalle doti importanti come Deulofeu si è visto pochissimo in maglia bianconera lasciando aperta la ferita della scarsità di realizzazioni che da qualche stagione affligge l’Udinese. Lo spagnolo non era chiamato sicuramente a risolvere il problema del gol non essendo uno che in carriera ha racimolato numeri eccezionali a livello realizzativo però poteva aiutare a dare una sterzata a questo trend negativo in casa bianconera.
Okaka 3 gol, Llorente 1, Pussetto 3, Deulofeu 1, Forestieri 1, Braaf 0, Nestorovski 2 e Lasagna (fino a gennaio) 3. Troppo poco, veramente troppo poco. 14 gol per l’intero reparto offensivo, un dato minimale che tuttavia non fa dell’Udinese il peggior attacco del campionato. In questa speciale classifica i bianconeri sono al 17° posto con 32 gol totali, ultimo è il Parma che di gol ne ha fatti 29. Basta pensare che Vlahovic o Simy, attaccanti di due rivali per la lotta salvezza hanno segnato da soli più gol dell’intero reparto friulano. Mancanza di gioco? Ci sono vari motivi alla base di questa sterilità tra cui il livello non certo alto dei singoli e anche il gioco. Tuttavia però l’Udinese ha tirato 257 volte verso la porta avversaria in questa stagione, superando molte squadre in quest’altra speciale classifica che dunque testimonia come la squadra arrivi a concludere, mancando però di precisione.
Se si vuole qualcosa in più in futuro bisogna risolvere questo problema perchè poi alla fine nel calcio non contano i tiri, non conta il gioco offensivo o difensivo, non conta il pressing, contano solo i gol e ne basta sempre uno in più dell’avversario. Il mercato in tal senso dovrà aiutare.
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