Il gol di Edin Dzeko non ha fatto che acuire, se ce ne fosse stato bisogno, quel “mal di trasferta” che i bianconeri stanno avendo in questa stagione. Questa tendenza, solamente intravista nella gestione Tudor se è vero che prima della sconfitta a Roma c’è stato il notevole pareggio contro il Milan a San Siro, c’è stata in maniera quasi identica sia con Nicola che con Velazquez, con quest’ultimo che detiene ancora l’unica vittoria esterna della stagione dell’Udinese datata 23 settembre 2018, un 2-0 al Chievo Verona firmato De Paul e Lasagna. Il campionato del tecnico spagnolo e dell’Udinese, a voler ben guardare, non era poi incominciato così male nemmeno dal punto di vista dei risultati lontano dal Friuli, con quel 2-2 in rimonta sul campo del Parma per quella che era la partita d’esordio dei bianconeri in Serie A. Da lì in avanti si sono però contate una sola vittoria, cinque pareggi (tra cui quello appena citato di Parma) e ben nove sconfitte, un record che risulta migliore solamente rispetto a quello del Chievo già retrocesso in B (sei pareggi e dieci sconfitte) e dell’Empoli (quattro pareggi e undici sconfitte).
Lontano dallo stadio Friuli si è poi compiuto l’ultimo atto della gestione Nicola, segnata da un filotto di quattro sconfitte consecutive delle quali le ultime due decisive per le sorti dell’allenatore piemontese. Gli otto gol subiti tra Juventus e Napoli furono la definitiva condanna per Nicola, remissivo anziché no nella sua proposta di gioco e di formazione. C’è però da stabilire, ed è l’impresa più ardua, il motivo o i motivi che hanno portato questa Udinese a soffrire così tanto le gare in trasferta. Giocare lontano dall’affetto del proprio pubblico non è mai semplice, ci mancherebbe, eppure trovare motivazioni ‘extra’ nei momenti di maggiore difficoltà è prerogativa delle squadre dal carattere forte. L’Udinese di Velazquez aveva raccolto due punti da due delle quattro partite in cui era passata in svantaggio in trasferta (Parma e Genoa), uno dei momenti più complicati da vivere per una squadra. Quella di Nicola, una volta sotto nel punteggio lontano da casa, non è mai riuscita a reagire, subendo anzi in tre circostanze altre tre reti come accaduto con Samp, Juve e Napoli. Guardando puramente a questi numeri verrebbe da dire che un grosso problema sembra risiedere più nell’Udinese “mezzana”, quella in cui in panchina c’era Nicola. Ovviamente questo non può bastare per gettare subito un’altra croce addosso al tecnico italiano e toglierne una allo spagnolo.
Ad essere mediocri in realtà sono i numeri di entrambi e fare distinzioni sul “meno peggio” non è mai una buona soluzione. Basti un paragone con la scorsa stagione, quando fuori casa vennero raccolti 20 dei 40 punti totali, esattamente la metà. Cambiano le squadre, cambiano i tecnici, cambiano le tendenze, eppure un tale crollo nelle prestazioni in trasferta era difficilmente pronosticabile e, col senno di poi, rappresenta uno dei motivi principali della difficoltosa stagione dei friulani. Sarà dunque uno dei compiti di Tudor dunque ridare credibilità alla squadra lontano dalle mura di casa e in questo caso serviranno soprattutto motivazioni importanti, sebbene la necessità di salvarsi possa decisamente bastare. L’anno drammatico dell’Udinese fuori casa sta comunque per terminare, o con una svolta sul campo o perché manca ormai poco al termine della stagione.
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