Un anno. Un anno esatto, undici di giugno; a Udine pioveva, quel sabato sera. Inchiodati, noi, a casa dopo non esser riusciti a incastrare il lavoro con un viaggio a Montecatini al seguito della squadra; inchiodati davanti alla televisione dalla nota marca coreana per seguire la gara, commentata non dal bravo Max Fontanini ma da molto meno preparati e noiosissimi cronisti “di stato”.
Un susseguirsi di emozioni; una gara in equilibrio, poi quasi vinta, poi quasi gettata via e alla fine trionfante anche se per soli tre punti. Grande Lardo e la sua difesa, grande Microwave Pinton e tutti i suoi compagni, grande il Settore D a farsi sentire più dei tanti facinorosi forlivesi che stroncavano maleducatamente il saluto iniziale di coach Lino; grandissimo Tonino, il pistolero di Santa Fé, che al netto di un finale alla Marvin Hagler con un collega segna una tripla, zittisce il pubblico avversario ed aumenta la pressione sulla 2.015 e l’autostima dei suoi.
Ripensando a quella serata, lontana un anno ma sembra ancora ieri, senza riavvolgere il nastro della scorsa stagione (per me estremamente positiva), ci riscopriamo in astinenza da basket. E allora benvengano le finali under18 che hanno finalmente (finalmente!) inaugurato il vecchio-nuovo Carnera; benvenga la finale-promozione che vedrà di fronte la favoritissima Virtus Bologna e la miracolosa Alma Trieste; soprattutto benvenga la finale-scudetto fra due formazioni impronosticabili come Venezia e Trento: ieri sera l’atto primo al vecchio e caldissimo (da ogni punto di vista) Palataliercio, casa della Reyer, è stato vinto dalla difesa, dalla pazienza, dall’entusiasmo e dalla maggiore concentrazione di Trento. Già saltato un fattore campo che non appare affatto fondamentale in questa lunghissima serie (ma perché sette gare?)
Un piccolo accenno all’Alma: una dirigenza capace, un allenatore bravo e competente ed un roster ben assortito riescono a supplire ad un presunto handicap di talento. L’inserimento in extremis di Cavaliero ha portato ben più frutti di quello tanto sponsorizzato di Cinciarini (Daniele) alla Effe Bologna, ma la squadra tutta appare di questi tempi difficile da affrontare. I due americani non saranno gente da NBA, ma hanno fisico e punti nelle mani; i serventi al pezzo, i vari Bobo Prandin, Da Ros, Bossi, si esaltano e puniscono; i vecchi Pecìle e Cittadini aumentano l’esperienza, facendone secondo me la favorita per salire. Anche più degli strombazzati bolognesi, che avranno però il vantaggio della bella (eventuale) sul proprio campo. Aver seppellito i cugini sotto un mare di canestri, solo pochi mesi fa, vada a vanto di una A.P.U. che dal percorso della Pallacanestro Trieste 2004 deve trarre ispirazione.
Perché dico ciò? E a beneficio di chi? Semplice: siamo ai primi di giugno ma già leggo qualche commento sociale che critica le mosse societarie, senza nemmeno immaginare cosa frulli nella testa di Pedone e Micalich. Il primo tassello, Tom Raspino, non sarà uno di quei nomi che fa strappare i capelli ai più: ma la sua firma ha molti, tanti punti di vantaggio: Tom è italiano,entusiasta della nuova avventura, ha una media-punti non trascurabile; ha fisicità, carattere ma più di tutto è un accanito difensore. Insomma, un regalo vero e proprio a coach Lino, che del fondamentale “in passività” fa un marchio di fabbrica.
Ne abbiamo parlato, una decina di giorni fa, con il GM udinese il quale ha confermato l’esistenza di diversi cantieri aperti nel basket-mercato bianconero: un paio di americani, un “2” ed un “3”, con medie altissime ma ancora impegnati nei playoff dei campionati europei ove giocano; qualche esterno italiano, di ottima scuola e ancor miglior fondamentali; l’under Oxilia ed il lungo Pellegrino (o un paio di nomi in alternativa) ormai in dirittura; la valorizzazione di Ous Diop, e la conferma di Rain, di Pinton, di Nobile. Spero anche di Ferro e Dany-da-Tre, due perni fondamentali nella striscia di sei vittorie ancora aperta che hanno cambiato il volto della stagione-GSA portandola appena fuori dalla zona playoff.
E come Trieste, la società del “Pres” Pedone appare frutto di progettualità: per questo a chi ha piacere di far sapere sempre e comunque la propria (negativa) opinione predico calma, almeno fino al limitare del ritiro estivo.
Ed agli stessi indico un’altra progettualità vincente: non so chi si appunterà lo scudetto sul petto, ma l’Aquila trentina una decina d’anni fa perdeva la sfida per l’ingresso in B1 proprio contro la Reyer. Il loro coach? Maurizio Buscaglia. Ed il barese, dopo qualche anno e un paio di piazze, nel 2010 tornava a Trento per continuare il progetto lanciato dal Presidente Longhi e soprattutto dal GM Sal Trainotti, uno che ha intuìto le doti di gente come Spanghero e Dada Pascolo, ma soprattutto che quest’anno (a bassissimo costo, ogni riferimento a Milano è puramente voluto) ha estratto dal cilindro gente come Gomes, Craft, Shavon Shields, Devin Marble e ripreso il fisicissimo Dominique Sutton; una squadra dove anche Luca Lechtaler, il Pachulia italiano (mi si passi l’iperbole!), riesce ad essere trascinante e determinante.
Ecco: Udine ha una società seria, “liquida” e dalle idee chiare; ha un nucleo di giocatori solido e concreto cui saranno aggiunti tasselli importanti; ha finalmente riacquisito la propria “casa”, quel Carnera troppo a lungo oggetto di polemiche, tiramolla e lavori di migliorìa; ha insomma una grande squadra per cui tenere e cui affezionarsi. Di questi tempi, fatti di grandi franchigie di serie superiore dove alcuni giocatori rescindono il contratto dopo aver dovuto lavarsi con l’acqua minerale a causa della mancanza di fondi anche per attrezzare un appartamento minimamente vivibile, è tanta, tanta roba.
Godiamocela, e quando sarà il momento riempiamo il palazzetto come ai bei, vecchi tempi.
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