Nicola: "Behrami un capitano naturale, Lasagna non si è imborghesito. Non credo nell'anima italiana, ma nelle relazioni e nelle persone"
Alla Gazzetta dello Sport mister Davide Nicola ha rilasciato una lunga intervista, queste alcune delle sue dichiarazioni.
L'ambiente che ha trovato a Udine: "Preparato, strutturato organizzato con competenza elevata. Sono contento di essere arrivato in questo club. Si trattava di coordinarci e parlare la stessa lingua. C'è stata un'intesa naturale. Io ho portato il mio staff, cinque persone, uno staff umano. Siamo una famiglia, ma collaboro anche con dei ricercatori dell'Università di Pisa, Pappalardo e Cintia. Il calcio cambia, si evolve: sono curioso e cerco di unirmi a chi rappresenta l'eccellenza nel proprio campo".
La squadra: "Un gruppo che voleva mettersi a disposizione per uscire da un momento difficile. La salvezza sarà la conseguenza del raggiungimento degli obiettivi che stiamo perseguendo. Col lavoro, la chiave di tutto".
Il punto da cui è partito: "Innanzitutto trovare una solidità difensiva. È un equilibrio. Per ogni processo di apprendimento ci vogliono dai 21 ai 30 giorni. Bisogna arrivare a fare una cosa senza doverci pensare, un automatismo".
Lasagna: "Kevin ha determinate qualità, sta entrando nella forma specifica e non si è imborghesito. A Milano è venuto con la febbre per stare vicino alla squadra".
Tante etnie in una sola squadra: "Mi incuriosiscono. Certo, si cerca di parlare italiano, ma chiedo a loro le parole chiave della loro lingua. Non credo nell'anima italiana, siamo cittadini del mondo, credo nel trasferire emozioni. E basta uno sguardo. Si deve instaurare fiducia, dedicare del tempo. Le relazioni sono tutto, l'uomo è ciò che ha più importanza".
L'importanza di Behrami: "Behrami è innanzitutto un atleta. Poi ha dedizione. È un uomo, un capitano".