Tutti in ritiro. L’Udinese va alla ricerca di serenità, concentrazione e motivazioni. Elementi smarritisi negli ultimi mesi, provocando una partenza di campionato a dir poco scioccante: due sole vittorie a fronte di sei sconfitte in otto incontri. Aggiungiamoci altri dettagli: 13 gol fatti, ben 15 le reti incassate, con la zona retrocessione distante solamente un punto. Un quadro sconfortante ed ancor più preoccupante perché inatteso. Quasi nessuno si sarebbe aspettato di vedere la formazione bianconera così in crisi di identità e di risultati in questo momento della stagione. Sorpresona dettata anche dalle ottime prestazioni del finale di campionato 2016/17. Eppure, la solidità della banda di Delneri, messa in mostra da quando il tecnico friulano si è seduto in panchina, sembra un lontanissimo ricordo. La situazione attuale ricorda più il pessimo avvio di un anno fa, con la parentesi di Beppe Iachini.
Ecco per comprendere la crisi odierna dovremmo chiederci perché annualmente l’Udinese incappi in un momento no e perché soventemente questa difficoltà spinga all’esonero del tecnico. È accaduto due anni fa con l’addio di Stefano Colantuono e si è ripetuto dodici mesi addietro. Dunque qualcosa non funziona nella società, perché è decisamente improbabile che gli allenatori scelti siano tutti incapaci di risollevare le sorti di un club capace di conquistare uno storico quinto posto solamente 5 stagioni fa. Era il 2011/2012, ma pare già un ricordo lontanissimo, quasi sfumato dalla nebbia che avvolge le sorti dell’Udinese in questo momento. Dalla conclusione dell’epoca di Guidolin, si sono succeduti ben cinque tecnici. Un’enormità. Addirittura, il solo a durare per un intero campionato è stato Andrea Stramaccioni, una meteora nella storia bianconera. Per il resto, solo esoneri e storie troncate a metà, entrate nello scatolone dei “se”, dei “ma” e del condizionale.
Ed ora? Cosa può fare l’Udinese per ritrovarsi ed evitare che la ricerca di serenità diventi qualcosa di analogo all’attesa dell’ufficiale Giovanni Drogo, a capo della Fortezza Bastiani nel celeberrimo libro “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati? Un’attesa vana non è esattamente ciò di cui ha bisogno la formazione friulana. Bisogna ripartire da certezze importanti, anche se quando regna il buio è difficile trovare un punto di riferimento saldo e sicuro. In primis, serve un deciso cambio di ritmo. I bianconeri sono troppo compassati e prevedibili, persino scontati in alcune dinamiche di gioco. Normale che i loro spunti divengano raramente interessanti e minacciosi. E poi manca il vero spirito di squadra, quell’elemento imprescindibile ammirato a più riprese nello scorso campionato. In questa formazione sono presenti tanti interpreti reduci dall’ultima stagione e non possono aver perso d’incanto le loro capacità. Devono, al contrario, ricompattarsi e trascinare i compagni nella giusta direzione. Ed alla guida della truppa deve porsi naturalmente Mister Delneri, supportato dalla società con un segnale forte. Ne va anche della credibilità stessa del club. Un’Udinese che cambia continuamente allenatore non dà un’immagine vincente e valida di sé. Dunque tutti a remare dalla stessa parte, per il bene comune. Solo così si può interrompere la drammatica odissea in cui è incappata la squadra.
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