'Sì, beh... Il primo ce lo siamo fatto noi, il secondo viene da palla ferma ed è casuale, il terzo è arrivato a gara finita... e poi Handanovic non aveva fatto una parata nei primi 45' invece il loro portiere sì'.

'Sì beh il Milan ha perso giocando benissimo e solo per sfortuna, e poi è stato sconfitto dal Napoli mica dall'Udinese'.

Avete ragione; avete vinto voi. E vi chiedo, amici colleghi miei, di continuare così.

Continuate ad ignorare i fatti e a difendere le vostre posizioni di comodo e non voglio dire di rendita.

Continuate ad ignorare questo 'hic et nunc', pensando che presto o tardi i sassolini negli ingranaggi spariranno, dall'Atalanta in giù.

Continuate a sperare, a vivisezionare le partite trovando che 'dal 27' al 45' del primo tempo la Squadrona ha fatto meglio della provinciale (a loro piace chiamarle così)'.

Io invece seguo, almeno in questo, l'invito di un noto uomo di comunicazione e musica che da qualche anno si è preso in carico il futuro dell'umanità: penso e parlo solo mediante termini positivi.

L'Udinese strabatte l'Inter, lasciando ai giocatori di Inzaghi, anche oggi circondati da schiere grondanti nerazzurro orgoglio che sono fluite allo stadio Friuli dall'intero territorio nordestino, richiamate dall'amore per colori che magari hanno ereditato dai padri e che, oggi, sbiadiscono in venticinque sfumature di grigio e tanta, tanta sofferenza. Io non prendo in giro questi tifosi, che si sono scelti una squadra del cuore (a caso una che vince spesso e volentieri) a differenza di quello che farebbero, a esito invertito, tanti giornalisti alla loro causa asserviti verso i sostenitori bianchineri friulani; non mi interessa, non mi interessa più.

Preferisco pensare a capire come e perché l'Udinese strabatte l'Inter; perché Andrea Sottil, sette gare in serie A ma lustri e lustri a seguir palloni su campi polverosi delle serie minori, porta a scuola l'illustre collega piacentino il quale, invece, gode di grande stampa pur avendo perso uno scudetto già vinto (ma ha trionfato nella Coppa Italia ed in Supercoppa italiana, per qualcuno vale uguale) e quest'anno vedere i suoi far valere la regola del tre (sulle reti incassate). Preferisco cercare di capire come mai l'Udinese, nei primi 30' della gara e in tutta la ripresa, gioca esteticamente il miglior calcio visto al Friuli da tempi immemori (Pasquale Marino, senza sminuire un totem assoluto come Francesco Guidolin), fatto di aggressione, di possesso palla, di cambio di gioco invece di uno sterile passaggio della biglia stile pallanuoto.

Preferisco pensare che sì, come dicono i colleghi col cuore nerazzurro è facile giocare contro l'Inter: basta fermare Brozovic. La mia domanda è: quanto è facile bloccare il playmaker interista? Lo so: Inzaghi ha pensato di affiancare al croato il prode Mkhitaryan per dargli una mano, ma al netto di una perla balistica di Barella (e poi più, da parte del sardo, per tutta la gara) dopo mezz'ora siamo a Venezia-Mestre e si cambia, fuori l'armeno e un insoddisfatto Bastoni e dentro Gagliardini e Dimarco, un calo netto del baricentro (teorico) e della qualità.

Preferisco riguardarmi come Deulofeu, Pereyra e tutti i loro compagni hanno stritolato l'avversaria, asfissiandola piano piano; i subentranti, Samardzic in testa, hanno terminato il lavoro per una vittoria netta e meritata dei ragazzi di Sottil.

I tecnici avversari sono soliti definire l'Udinese 'una squadra fisica'. La solita frase di circostanza, sottintendono 'loro corrono e menano ma noi facciamo correre la palla e siamo migliori di loro'.

Palle. Sesquipedali: l'Udinese non è una squadra fisica, non solo: è una formazione preparata in maniera eccellente (ottima la domanda del collega ANSA, credo, che ha portato alla luce il nome del professor Bella), che corre in maniera organica perché allenata ancora meglio da un uomo che mi stupisce ogni gara di più: e vi chiedo di credere che non è facile. Ha preparato tutte le gare, tranne forse quella contro la Salernitana in cui l'inferiorità numerica ha cambiato forse le carte in tavola, in maniera impeccabile: ed anche la sconfitta all'esordio, venuta contro il Milan campione d'Italia, ha visto una squadra che a posteriori già presentava germi di Sottilismo.

Sottilismo, sì: un'idea di gioco che, sulla scorta di quanto faceva con meno qualità Cioffi l'anno passato, ha alzato (finalmente! Finalmente!) il baricentro della squadra di trenta metri, chiedendo al centrocampo (oggi vincitore sull'omologo reparto avversario per knock out tecnico) di pressare la prima linea avversaria cercando la conquista di palla.

Ha avuto il merito, questa filosofia, di dare una terza giovinezza a Tucu Pereyra lì, sull'esterno: i fessi come me pensavano fosse uno spreco di talento, confinato lì sul lato, dimenticando che questa rosa ha gente come Sandi Lovric e Lazzaro Samardzic, due talenti veri e propri arrivati a costo zero o quasi. Sandi è un principe, oggi giustamente paragonato ad un campione come Giovannino Walem; Lazar è un potenziale crack, basti guardare il controllo di suola che ha aperto il contropiede del 3-1 di oggi.

Ha avuto il merito di alzare Walace Souza Silva di tanti metri: lassù la sua stazza e la sua tecnica possono aiutarlo a mettere in secondo piano la proverbiale lentezza. Oggi è un titolare inamovibile e di lì si passa con difficoltà.

Non parlo di Gerry Deulofeu. sarebbe troppo facile.

Il Sottilismo ha però un merito più grande degli altri: aver creato la forza del gruppo. Chi esce abbraccia tutti, chi subentra determina il risultato quanto i titolari, entrando nelle trame del match con velocità determinante. Dopo Monza e Sassuolo, un'altra gara ribaltata e vinta nel finale.

Beatificazione? Macché. So perfettamente che arriveranno tempi duri, difficili, complicati. Aver messo in carniere il 50% dei punti-salvezza dopo sole sette giornate, in cui l'Udinese ha affrontato Milan, Inter, Viola e Roma è tantissima roba.

Adesso la sosta. Volevo ringraziare il Cittì azzurro per non aver convocato Silvestri. Marco continuerà ad allenarsi a Udine e non si arrabbierà, è una troppo bella persona per adombrarsi per così poco. La parata su Bastoni di oggi valeva un goal, ma evidentemente non basta.

Bravo Andrea. Hasta la victoria con el Sottilismo.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 19 settembre 2022 alle 08:10
Autore: Franco Canciani
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