Simone Scuffet il prossimo anno difenderà nuovamente la porta dell'Udinese. In una lunga intervista rilasciata al Messaggero Veneto, al centro della piazza del suo paese, Remanzacco, il classe '96 ha spiegato come si è ripreso l'Udinese: "Semplice, grazie al lavoro, a qualche batosta e all’ambizione di diventare il portiere della squadra per cui tifo da bambino. Ora ci siamo, ma non mi monto la testa. Mi hanno insegnato a faticare e lottare per raggiungere i sogni. L’ho imparato dai miei genitori e dai miei primi allenatori dell’Aurora, la squadra del paese. Da dove iniziò tutto? Da qui, da Remanzacco. Qui sono cresciuto, qui ritorno appena posso perché ho ancora tanti amici".
Prima volta da portiere?
"Era il...2001. Andai al campo di allenamento dell’Aurora e mi ritrovai in porta. Mi piaceva e continuai a stare lì. Poi un anno e mezzo a Moimacco, quindi il passaggio all’Udinese dove mi sono subito reso conto di essere finito in una grande famiglia".
Quando hai capito che il sogno poteva realizzarsi?
"Allenamento dopo allenamento. Fatica dopo fatica. Ho fatto tutta la trafila delle giovanili, sono stato sempre convocato in nazionale. Certo dopo i primi allenamenti con la prima squadra qualcosa ho capito...".
Allenarsi con Handanovic...
"Un grande portiere, una grande persona. Così come tutti i tecnici che mi hanno preparato in questi anni e continuano a farlo, senza di loro non sarei arrivato a giocare in serie A".
Fine gennaio 2014, Guidolin ti fa esordire a Bologna, sembra passato un secolo...
"È vero, ho toccato il cielo con un dito. Sento ancora il mister. È certamente l’allenatore più importante della mia carriera. Mi ha dato fiducia e ha continuato a darmela in quel campionato".
Te le sogni ancora le parate a San Siro con l’Inter?
"Penso a come rifarle".
Hai 21 anni ma molti ti davano per...vecchio.
"Beh, diciamo che in questi anni ho fatto diverse esperienze".
Dopo il debutto sei tornato in panchina per un anno con Stramaccioni. Stagione buttata?
"Mai il tempo è buttato quando si lavora con serietà. In quella stagione ho imparato tanto e sono cresciuto. Ho poi completato gli studi e ho preso il diploma cui tenevo tanto".
A proposito. Per il diploma rifiutasti l’Atletico Madrid e i suoi soldi. Ma come andò veramente?
"Proprio così: preferii restare all’Udinese e crescere con calma. E poi, ripeto, in quella stagione ho imparato molto, ho giocato le partite di Coppa Italia e mi sono diplomato".
Il momento più difficile di questi tre anni?
"La stagione al Como. Ho fatto esperienza, ma per un gruppo retrocedere non è mai bello".
Clic, in marzo Delneri ti fa giocare prima col Palermo poi col Torino...
"Il mister per tutta la stagione mi aveva detto di lavorare con serenità e che sarebbe arrivato il mio momento. Ho cercato di farmi trovare pronto".
Dalla panchina all’Udinese a quella con la Nazionale al Friuli...
"Fantastico. Quella dell’11 giugno è stata un’emozione unica. Stare vicino a un maestro come Buffon è impagabile, ma adesso c’è da pensare all’Udinese. Voglio e vogliamo fare una grande stagione, la squadra è forte, compatta, piena di talento e anche i nuovi arrivati di stanno integrando bene».
Sei l’unico friulano in squadra.
"Ma c’è il mister. Quando è arrivato è stato chiarissimo: credere nelle proprie potenzialità e amare la maglia che si indossa. Insomma, un discorso da perfetto friulano".
Meret è tornato alla Spal.
"Vedrete che continuerà a crescere e a dimostrare quanto vale. Karnezis? Orestis è un grande professionista, continuiamo ad allenarci con grande intensità. Siamo amici. Bizzarri? Grande esperienza, grande carriera e grande voglia di far bene e dare consigli".
Neymar comprato dal Psg per 222 milioni, che ne pensi?
"Se c’è qualcuno che li ha potuti spendere...è il mercato. Nessuna invidia. Spero di incontrarlo e fare su un suo tiro una grande parata. Vorrebbe dire che l’Udinese è tornata in Europa".
Su chi sogni la tua parata ideale?
"L’Udinese sta vincendo, un avversario si presenta davanti a me, io paro e salvo la vittoria sotto la Curva nord davanti ai nostri fantastici tifosi che mi hanno sempre sostenuto".
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @FDigilio
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