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La grinta di Okaka e l'infelice decrescita di Lasagna, due facce della stessa medaglia

di Davide Marchiol

Contro il Sassuolo l'attacco dell'Udinese è tornato finalmente a timbrare il cartellino. A farlo è stato Stefano Okaka, sceso in campo con una voglia matta di sbatterla dentro e che anche ieri ha visto quella che stava diventando quasi una piccola maledizione. Sul primo cross infatti l'ex Watford riesce solo a sfiorare l'impatto con un gol praticamente già fatto, la seconda volta invece vede impennarsi troppo il pallone. Alla terza volta l'incornata è potente, secca e precisa, ma ci pensa il VAR a tenere ancora sulle spine il numero 7. Il check è lungo e snervante, il blocco di Becao c'è, ma non dà la sensazione nè di essere decisivo nè di essere così violento da poter essere considerabile come fallo. Alla fine l'arbitro assegna la rete e Okaka vede interrompersi finalmente un digiuno che nelle ultime giornate si stava facendo sicuramente fastidioso per il ragazzo, per quanto il suo lavoro nel gioco della squadra sia fondamentale.

Proprio Stefano Okaka per molti è la vera novità sotto certi aspetti di questa squadra. Sempre più leader e trascinatore, è sempre lui a incitare compagni e tifosi nei momenti di partita più ruvidi. La cosa avveniva anche in passato, ma col momento di difficoltà della squadra anche lui si era un po' ingrigito, Ora la punta è tornata a mettere in campo la sua solita grinta, unita a una leadership fuori dal comune e sicuramente portata anche dalle tante esperienze affrontate dal ragazzo. È uno dei trascinatori e ormai nessuno può negarlo, anche il discorso legato ai precedenti rifiuti all'Udinese è un lontano ricordo, superato dalla firma sul triennale, i gol e la voglia messa in campo dal gigante. Chiaramente segnasse di più saremmo tutti ancora più felici, ma Okaka in carriera non è mai stato un bomber particolarmente prolifico, quest'anno ha messo un numero di gol esiguo, ma ha messo lo zampino in molte delle vittorie dell'Udinese e questo è più che sufficiente.

Vicino a lui l'altra faccia della medaglia, quel Kevin Lasagna che porta la fascia da capitano, ma che ha tutt'altro tipo di temperamento. Spesso silenzioso in campo, non lo abbiamo mai visto particolarmente esuberante come invece può essere un Okaka. La cosa non sarebbe neanche un problema in realtà, se non fosse che, dando proprio questi sintomi, la partita il ragazzo sembra subirla, non riuscendo a tenere la giusta lucidità soprattutto quando riesce ad avere le sue occasioni. Spesso le palle gol se le costruisce da solo, come ieri contro il Sassuolo, allo stesso modo però KL15, soprattutto quest'anno, puntualmente sbaglia. Il primo anno in cui quando, lanciato a campo aperto, la rete era assicurata sembra un ricordo lontano. I 12 gol sono diventati 6 l'anno scorso e la decrescita sembra andare avanti, mentre il suo ruolo nell'Udinese è diventato sempre più importante, forse l'ex Carpi paga proprio la pressione e le aspettative che sono state messe nei suoi confronti. La finalizzazione può essere sicuramente una componente allenabile, migliorando nel primo stop e nel controllo della palla forse alcune delle chance fallite nelle ultime partite sarebbero state gol, quello che lascia qualche dubbio è che in passato non sembrava essere un problema così evidente la gestione della sfera nello scatto, ora invece lo è. Un ulteriore sintomo che forse il problema più che fisico è mentale, una frenesia di spaccare la porta che finisce col portare all'errore e quindi alle critiche post partita, Kevin è infatti, ad oggi, l'unico giocatore che ancora non è riuscito a invertire un certo tipo di trend. La speranza è che anche lui possa cambiare la tendenza come avvenuto per altri elementi, sarebbe un passo avanti per lui e un ulteriore miglioramento per la nostra Udinese.


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