Di seguito le parole del Patron Gianpaolo Pozzo durante la conferenza riguardante il nuovo stadio, riportate dal sito ufficiale udinese.it.

Il Patron bianconero Gianpaolo Pozzo ha detto la sua sulla querelle relativa allo stadio: "Prima di tutto voglio farvi una premessa. Sono anni che ho lasciato l'Udinese ai figli, perché la mia volontà era da anni di lasciare la società, di andarmene. I figli hanno insistito per tenere la società e così è stato fatto. Ora la società è diretta da mio figlio Gino e dai suoi eroici collaboratori; eroici perché bisogna essere quasi masochisti per continuare a lavorare in queste condizioni. La buona notizia è che mio figlio è molto tenace. Il mio compito è dare una mano a lui. Ribadisco che ho altri interessi economici e che il calcio per me rappresenta una passione e al contempo una via crucis. Sono entrato in successione di Mazza per spirito di generosità, per non lasciare una piazza calcistica come Udine allo sbaraglio. Molti mi hanno detto nel tempo: "chi te lo ha fatto fare?", ma io ho sempre lottato come un leone per adempiere al mio dovere. Se me lo chiedete oggi, ancora non ho una risposta precisa, perché le torture che ho ricevuto sono state più grandi della passione che ho nel cuore. Siamo arrivati fino a questo punto; sono dieci anni che parliamo di questo stadio. C'erano più location che mi erano state proposte, come Pasian di Prato e Campoformido, e sarebbero state delle scelte più economiche, perché demolire e costruire costa molto di più che partire ex novo da un progetto senza condizionamenti. Noi non abbiamo fatto un affare, ma lo hanno fatto i cittadini. Costruire lo stadio effettivamente è stato, metaforicamente, una gita rispetto a tutto il tempo che abbiamo perso prima nella nostra lunga via crucis. Paradossalmente la fase della costruzione è stata la più semplice, quasi una bazzecola rispetto a molte difficoltà create ad arte dalla politica, dall'opposizione e quant'altro; anche il sindaco e la sua squadra hanno dovuto fare un'impresa eroica, sempre, non dimentichiamolo, per il bene dei cittadini. L'Udinese si è accollata questo fardello, facendo risparmiare ai cittadini circa 1 milione di euro all'anno. Se avessimo seguito i nostri interessi personali, lo stadio Friuli sarebbe diventato un nuovo "Nereo Rocco". Vi invito ad andare in giro a vedere gli stadi gestiti dall'amministrazione pubblica: sono un disastro. L'Udinese va avanti grazie all'ottimo lavoro dei miei figli e di chi lavora per noi. Alcuni abbonati non hanno rinnovato perché non hanno le risorse, ma su questo non possiamo fare miracoli. Facciamo sempre il massimo. Quando dico qualcosa contro qualche politico, lo faccio come opinione personale, e non c'entra l'Udinese Calcio. Ne rispondo io personalmente, e gradirei che chi scrive e parla contro di me, venisse a spiegarmelo di persona. Cibischino e Medeossi, così come Fontanini e Riccardi, mi additano di aver svilito la memoria dei morti del terremoto: questo è un atto di una viltà assoluta. Per me è vergognoso. Devono vergognarsi quelli che hanno strumentalizzato in questo modo un atto di sponsorizzazione, perché chi legge poi non conosce tutto lo storico delle delibere e altro, e io non ammetto che si facciano queste accuse gratuite. Noi dobbiamo fare i conti con la crisi e con la situazione economica attuale. Noi facciamo sforzi importanti per aumentare gli introiti, che servono per mantenere la squadra su buoni livelli. Il Nordest calcistico è quasi in ginocchio e lo dimostra la situazione di Zamparini a Venezia, fallita dopo il suo addio. E anche lui voleva costruire lo stadio e porre in atto un progetto ambizioso, ma senza l'amministrazione comunale concorde non si può andare da nessuna parte. All'estero la sponsorizzazione dello stadio è all'ordine del giorno, con l'annessa valorizzazione della squadra da parte del marchio che investe. Detto che comunque è una trattativa e detto che il nome Friuli non verrà tolto, e che parte del ricavato andrà al Comune di Udine per migliorare la situazione della città. Siamo realisti: i giornali entrano anche a loro modo nella storia. Non bisogna strumentalizzare la cronaca dei fatti, ma rispettarla. Non si può giocare con la penna sulla pelle di gente che non c'entra. Non si può mai speculare sul dolore delle persone colpite dalla disgrazia del terremoto. Basti guardare le delibere per capire che lo stadio con il terremoto non c'entrava nulla. Nessuno vuole modificare la denominazione dello stadio in maniera univoca. Noi abbiamo aperto una trattativa, vista la possibilità di sponsorizzare lo stadio per avere dei ritorni economici anche a favore del Comune. Se al Comune interessa la trattativa, bene, altrimenti non si farà, perché il Comune ha la libertà di dire di no alla trattativa, basta che la tematica sia questa senza offendere le persone e la memoria di chi purtroppo ha subito un evento doloroso. Questa è la cosa che mi ha colpito maggiormente e che voglio venga chiarita subito. Io sono nato 74 anni fa e ricordo la miseria che c'era in questa regione. Basti pensare che il collegamento autostradale qui è arrivato per ultimo in Italia. Sono stato testimone al contempo di uno sviluppo incredibile, voluto fortemente proprio dai friulani. Siamo riusciti a fare industrie e a sviluppare tutte le attività economiche e commerciali. Ora è diventata una regione importante e rispettata, e vorrei che anche i giornali valorizzino questo lavoro che è stato fatto, senza stare a cercare per forza lo scandalo. Si può fare giornalismo come lo si fa all'estero, ad esempio in Francia, dove i panni sporchi li lavano in casa. In Friuli siamo solidali e ci vogliamo bene, con meno individualismo possibile. E vorrei che questi mezzi venissero utilizzati per informare correttamente l'opinione pubblica. Giocare nello stadio nuovo sarà uno stimolo per tutti: lo deve essere per i tifosi e lo è per i giocatori, che puntiamo a fidelizzare maggiormente proprio anche con questo nuovo impianto. Siamo contenti dello zoccolo duro che si è abbonato e non guardiamo troppo le cifre, perché nei nostri sondaggi in molti ci dicono che la situazione economica non permette a molti di sostenere le spese di abbonamento. Noi comunque cercheremo di portare sempre più gente allo stadio, perché quando è pieno, è sempre più bello. Detto questo, siamo molto contenti di quello che abbiamo ottenuto. L'Udinese ha un futuro: sono interessati alla società anche dall'estero; ci segue anche Infront, che ha capitali cinesi. E questo ci rende assolutamente fiduciosi".

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 28 agosto 2015 alle 13:30
Autore: Davide Gani
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