Capitan Danilo ha così commentato in mixed zone: "Le cose cambiano quando si mette prima di tutto il sacrificio ed il rispetto per la maglia. Dopo la gara contro la SPAL abbiamo capito i nostri errori e oggi siamo riusciti a tornare quell'Udinese che tutti conoscevano. Abbiamo ancora tanto da migliorare ma questa è la strada giusta. Oggi era troppo importante vincere. Ora pensiamo alla prossima partita contro il Milan. Affronteremo una grande squadra, gli stimoli non macheranno. Il calendario si fa più difficile, abbiamo bisogno di tutti per affrontare questo periodo tosto". Così si parlava dopo i tre punti con il Genoa.
All'addio di Thereau qualcuno in spogliatoio ha sicuramente stappato la bottiglia di champagne. Definirlo fuori dal progetto è stato abbastanza assurdo, come può un giocatore che in tre annate ad Udine ha fatto quaranta reti essere fuori dal progetto? La realtà è ben diversa ed è una sola: nello spogliatoio non c’è più legge e il francese era nella “blacklist” di giocatori che non seguivano il compitino. Certo, in campo i suoi movimenti iniziavano ad essere troppo casuali e dannosi, ma che fosse una delle autorità fuori dal campo è indiscutibile. Una vita fa (anche se in realtà erano solo un tre anni fa) c’era una spina dorsale impossibile da spezzare, ovvero quella composta da Domizzi, Pinzi e Di Natale. Tre giocatori che erano una guida sia in campo che in spogliatoio per i più giovani. Il capitano in particolare era pronto a riprendere i giovani compagni che sgarravano. Ora invece abbiamo per capitano un Danilo che non è più quello dei tempi d’oro. Lo dicono i numeri e le prestazioni, è evidente che il brasiliano non è in grado di stare al comando di questa banda di ragazzini evidentemente viziati. Perché non mi potete venire a dire che le prestazioni di Jankto e De Paul siano normali… una partita da fantasmi e quella dopo da campioni. Manca qualcuno che gli ricordi che nei top club ci va chi gioca bene almeno 30 partite su 38.
Veniamo al fatto concreto. Siamo all’intervallo della partita con il Torino. La squadra è sotto di due gol dopo due errori clamorosi della difesa, qualcosa non va nella testa di tutti, dalla difesa all’attacco. Delneri effettua un doppio cambio, fuori Hallfredsson (autore di un errore che probabilmente si vede raramente anche tra gli allievi) dentro Jankto. Dentro Angella e fuori… Danilo, l’intoccabile. Ufficialmente l’ex Palmeiras ha avuto un problema al flessore. Dagli spalti non sembrava avere problemi fisici e il fatto che i test per verificare l’entità del “danno” siano stati rimandati, con la partita contro la Roma che incombe, fa pensare che forse un malessere di fondo ci sia ancora. Magari il malanno è reale, non mi permetto di giudicare una cosa nel genere, visto che non sono nello spogliatoio friulano, ma in difesa gli errori sono troppo clamorosi e sono l’apice di un fatto abbastanza insindacabile: manca un leader in campo. Forse si sta incominciando a capire che il problema non era solo Thereau, ma che di esaurito (sportivamente parlando) c’è anche qualcun altro. Angella non sarà stato Beckenbauer, ma per lo meno, con la fascia di capitano al braccio, si è sbracciato, ha urlato, ha cercato di spingere i compagni in avanti, non è stato zitto a osservare l’ineluttabilità degli eventi come qualcun altro.
Il dubbio a questo punto che serva un cambio della guardia anche per quanto riguarda la fascia credo sia doveroso. Non è normale che un nuovo arrivato come Nuytinck, che si è spostato dal Belgio all’Italia, quindi in una realtà completamente diversa, sia già più leader rispetto al suo capitano. Parlammo già di un Danilo in calo nel precampionato, ma ora sta diventando lampante che, se in avanti almeno la squadra è ordinata (non brava, attenzione, ordinata), dietro si balla la samba. Forse dare la fascia a qualcuno che sia un po’ più lucido attualmente farebbe fare un ulteriore passetto in avanti a questa squadra, che ha tanti giovani, ma nessuno pronto a guidarli e, soprattutto, a spronarli. Se Danilo perdesse lo status di capitano scatterebbe il toto sostituto. Credo attualmente che i candidabili siano tre: Angella (per presenze in bianconero), Behrami (per storia e non a caso contro il Genoa era lui il vicecapitano) o Nuytinck (per prestazioni, perché se abbiamo subito “solo” dieci reti è anche merito delle sue sempre ottime prestazioni). Non ci sono più i leader. Non possiamo più appellarci ai Karnezis o ai Thereau. Ora Delneri deve ricostruire il gruppo, ma per farlo bisogna ridefinire le gerarchie e anche in fretta, perché quattro sconfitte in cinque partite sono uno score da una squadra di una categoria che non è la A e il tempo continua a scorrere.
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