Settimane. Mesi. Tanti giorni senza scrivere una riga. Più di qualcuno me ne ha chiesto conto, e questo tutto sommato mi fa piacere.
Ragioni personali; un periodo difficile, di quelli tipo tunnel del monte bianco, imbottigliato nel traffico, senza speranza che la luce arrivi presto. Càpita. Passa.
E poi l’ultima Udinese della scorsa annata: una gara a Milano bastonata da cinque pappine da parte di una brigata di nerazzurri senza troppe qualità.
Era il sigillo ad una stagione iniziata male, continuata meglio ma terminata in maniera mediocre. Era il prologo ad una cena organizzata dall’A.U.C. che ha messo a confronto giocatori e tifosi in maniera civile, costruttiva ed a tratti entusiasta; era il prologo all’uscita dalla società, del tutto inattesa, di un gentlemen come Nereo Bonato; al suo posto Manuel Gerolin, all’ennesima avventura in bianchenero e sicuramente molto ben accetto dalla piazza.
Ed è già ritiro: la conferma di Luigi Delneri, mister-uno-di-noi; una squadra dalle basi discrete, che va migliorata con qualche pedina di sostanza; le tante trattative, 99% delle quali puri depistaggi o voci infondate; le prime amichevoli di una formazione in cui qualcuno pare decisamente di troppo.
È questo che ci guida qui, a Landskron, nord di Villach; di fronte il Kayserıspor di Cesarea, che annovera fra gli altri Gyan Asamoah, ghanese vecchia conoscenza bianconera per altro non sceso in campo, evidentemente non al meglio delle condizioni fisiche.
I turchi conoscono a malapena la parola “amichevole”: le caviglie di Rodrigo DePaul non ringraziano. Ma per tutto il primo tempo zero emozioni. Tranne, ovviamente, la direzione di gara dell’ineffabile e corpulento signore locale: egli indovina un rigore, ammonisce De Paul per non aver rispettato la posizione di battuta di una punizione; soprattutto guarda con bonarietà le entratacce turche, specie nella prima frazione. Chissene, è un’amichevole e chissà, lo avranno strappato ad una domenica pomeriggio da passare con gli amici in qualche “frasca”. Nessun problema, neanche il recupero finale (indica due minuti e ne recupera cinque): ammiro sempre chi riesce, su un campo di calcio, a giocare da fermo foss’anche l’arbitro.
Qualcosa in più nella prima metà della ripresa, quando Lasagna realizza e Matos (Matos!?) sembra sigillarla con una bella rete a giro a dieci minuti dal termine. Ci vorrà un’improponibile difesa biancanera composta da Sierralta, Wague ancora lontano dal giocatore di due anni fa e Pawel Bochniewicz a concedere un pari tutto sommato immeritato ai cappadociani, fra i quali un velocissimo Mendez ha fatto la differenza.
Credo il giusto al calcio d’agosto: ma l’anno passato le amichevoli iachiniane erano però testimonianza di scollamento, sofferenza e poco di più. Oggi il piano di lettura appare diverso.
Il gioco di Delneri lo conosciamo, e su quello inutile tornare sopra. Con la tara di una preparazione ancora appena abbozzata, però, si possono evidenziare luci ed ombre che si alternano su questo o quel giocatore.
Chi sale? Pezzella: eccellente cursore, un laterale di ruolo che qui ad Udine aspettavamo da tempo. Veloce, determinato, attento quando si fa quaranta metri in diagonale per chiudere un’indecisione del centrale toscano che stava per permettere al vecchio bucaniere Bulut di approfittarne.
Sale Kevin Lasagna: umile ed impegnato, in campo come a fine gara (timido e sorridente) con ogni tifoso gli chieda una foto, una firma, una stretta di mano; segna e timbra azioni importanti, come invece non aveva fatto Cirillo nostro nel primo tempo. Il gemello pigro del francese girovaga senza incidere minimamente. Nonostante la stima incondizionata del Gigi, quest’anno rischia realmente il posto da titolare.
Discreta la regìa di Balic nella ripresa; buono il primo tempo di De Paul, dalla parte del quale l’Udinese sciorina le azioni migliori. Si è rivisto anche un Fofana deciso nei contrasti e sciolto nella corsa.
Scuffet si fa scagliare addosso il rigore (di cui sopra) da Türüç, ma sulla ribattuta di questi è eccellente e reattivo nell’unica parata del primo tempo. Altrettanto preparato Bizzarri nella ripresa: Albano è un signor professionista, ma ha mostrato di non essere venuto in Friuli a svernare. Forse un po’ pigro nell’occasione del pareggio, ma sono sottigliezze: il suo ruolo è principalmente quello di “dare un’occhio” a Simone.
Sorprendente Ingelsson, che usa il fisico, sa calciare e bacia l’incrocio con un bellissimo tiro a giro che avrebbe meritato miglior sorte: si farà. Matos segna, cosa inusuale, in quella che potrebbe essere una delle ultime recite in bianconero. Forse. Ewandro invece ci mette troppa frenesia e si mangia una rete fatta. Fa nulla, deve continuare, crescere ed imparare.
Accanto a Théréau meno bene hanno fatto Badu e Adnan, autori di errori importanti; ancora lontano dalle migliori performance “idolo” Hallfredsson. Troppo poco impegnata la fase difensiva centrale per poterne giudicare i meccanismi: le due reti subìte sono arrivate con ultrarincalzi in campo. Io comunque, se Samir verrà battezzato laterale, un centrale me lo porterei a casa...
Certo che a questa squadra mancano un paio di pedine; intanto oggi non si è visto in campo l’infortunato Samir, così come Barak, tanto per citarne due che peseranno parecchio la prossima stagione. Mi dicono Pavoletti: a Udine potrebbe avvicinare quota 20 reti (ma a me stuzzicava di più Falcinelli).
I germi di una squadra buona, vera ci sono, si vedono e chi li nega sa perfettamente di parlare per cappello appeso; Balic, Jankto, Fofana, RdP, Samir avranno l’occasione per consacrarsi in una stagione che inizieranno da protagonisti; alcuni elementi partiranno inevitabilmente, e probabilmente l’ossatura della squadra di Gigi l‘Aquileiense sarà completata da qualche giovane di belle speranze, accanto alla punta di cui sopra: ma il gruppo c’è, e si vede.
La cosa più bella di una gara tutto sommato noiosetta? Il dopopartita. Tutti i giocatori si sono fermati con i tifosi, parlando e facendosi fotografare senza negare ad alcuno una parola, uno scatto, una firma. Bravi. Così come i tifosi bianconeri carinziani.
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