L’Udinese cancella la figuraccia dell’anno passato e si qualifica al quarto turno di Coppa Italia.
Questo ha detto il campo, stasera: 3-1 sancìto nella ripresa, e tutto sommato sofferenza moderata.
Complimenti agli altoatesini: conosco bene Vecchi, del quale i ragazzi hanno messo in campo l’idea di gioco. Linee intasate, doppia cerniera difensiva e tutto il fosforo di Morosini (cognome che mi dà sempre brividi), autore del momentaneo pareggio biancorosso. Risultato: primo tempo ad occhiali.
In conferenza stampa il mister meneghino ha considerato eccessivo lo score: non sono d’accordo. L’Udinese ha sbagliato un numero enorme di reti, specie nella ripresa quando gli avversari hanno messo in campo punte su punte dimostrando, sportivamente, che alla gara ci tenevano e se la sono voluta giocare fino in fondo. Questo è il vero aspetto negativo di questa gara: troppe le occasioni gettate al vento, ad iniziare dal clamoroso errore di Seko Fofana, peggiore dei suoi in una gara giocata male, mentalmente e tecnicamente. L’ivoriano pare sempre di più oggetto misterioso.
Mi sono piaciuti, e un bel po’, Mato Jajalo e Rodrigo De Paul: il primo ha il passo lento del maestro Gàmbara, ma testa e piedi da vero bosniaco. Assomiglia maledettamente a ‘Mécha’ Bazdarevic, che ricorderà chi, come me, pendeva dalle labbra di Sandro Vidrih e Bruno Petralj nei gloriosi anni ottanta.
Rodrigo? Stasera la sorte mi ha riservato l’onore di compilare le pagelle, esercizio a me del tutto indigesto. Ho nominato l’argentino migliore in campo, per distanza. RdP smazza assist (quello per Lasagna valeva il tagliando d’ingresso), dribbla, si appende alla cintura due difensori togliendoli dall’area avversaria e portandoseli a spasso per il campo; subisce una dozzina di falli, gestisce la palla ‘alla grande’ e si merita l’ennesima convocazione con la ‘selecciòn’ di Scaloni. Io, in tutta onesta, faccio fatica a pensare di privarmi di un giocatore così. Se non, ovviamente, a fronte di un bonifico sostanzioso (35 milioni forse oggi non bastano) pensando che questi denari debbano essere destinati ad acquisire un degno sostituto.
E Tudor? Si fa sentire nell’intervallo, tanto che nella ripresa la squadra inizia a tutta segnando subito e sbagliando un paio di occasioni enormi. Si vede la sua mano, quando la squadra cerca il fraseggio centrale nel breve, specie nella prima frazione. Nella ripresa invece il gioco si allarga e sfrutta la stanchezza dei centrali avversari, impegnati da un KL15 finalmente volitivo.
La conferenza stampa di ieri non è stata una ‘boutade’ del dalmata nei confronti di qualche collega esperto, onestamente reo di avere scritto quello che pensiamo/speriamo tutti (al netto della parola ‘Europa’ da nessuno pronunciata): oggi sulla fascia ha messo prima Pussetto, togliendolo all’unica fase dove Nacho faccia decisamente la differenza; poi Opoku, che gli dà addirittura ragione offrendo a Mandragora l’assist per la seconda rete bianconera. Segno tangibile che a questa squadra servono come il pane un paio di esterni, gente affidabile da usato sicuro.
Tutto sommato a me, al netto di una gara che può dire quel che può dire, la squadra non è dispiaciuta: l’impegno c’è stato, il gioco solo a tratti. Mi piace pensare che Walace possa dare più equilibrio di questo Fofana in mezzo al campo e davanti ad una difesa più esperta con Ekong (oggi a tratti titubante), Becao e/o Nuytinck o De Maio (quando rientra dall’infortunio). Rodrigo dietro due punte vere, dato che mi sembra dal 3-5-2 non ci si riesca a schiodare.
Menzione per Mandragora: dal punto di vista del gioco è sempre la stessa cosa che abbiamo lasciato l’anno passato; oggi indovina due tiri dei suoi, che valgono alla propria squadra la qualificazione. Non poco.
Adesso testa al Milan: non mi fido del cantiere di Giampaolo, che ieri sera ho visto pareggiare (soffrendo realmente) a Cesena (formazione di serie D). non mi fido di Piatek che in precampionato segna zero reti; né della tradizione rossonera, che impone ai propri giocatori di fornire sempre prestazioni quantomeno dignitose.
Ma il Milan di oggi non è quello di cinque anni fa; avere preso un mister che prepari il gioco prima che costruire giocatori è significativo di una certa progettualità, ma il punto forte può diventare debole quando i giocatori più importanti (Paquetà, Duarte, Bennacer…) non hanno ancora del tutto assimilato un calcio nuovo, che a tratti può spaesare.
L’ho detto e scritto: perdere aiuta a perdere, vincere aiuta a vincere. Il turno passato è cosa logica (chiedere però a Verona e Brescia cosa ne pensino) ma non scontata. Che sono due concetti differenti.
Battuti gli altoatesini, di fronte ai quali, al termine di questo pezzo, mi tolgo il cappellaccio. Sotto con il campionato.
E qui sì ci sarà da commentare. Altroché prendersi a parole per un’amichevole nemmeno giocata fino in fondo in cui ci hanno chiamati ‘Itaker’.
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