Nando Forestieri ha rilasciato un'intervista al "Gazzettino", ecco le sue parole riportate dal sito ufficiale dell'Udinese.
«La mia prima esperienza all'Udinese? Ero felicissimo quando sono arrivato a Udine mi sono accorto che a mia disposizione c’era tutto per permettermi di crescere, per trovarmi a mio agio, una valida struttura, un bravo allenatore, idem i dirigenti, staff sanitario di qualità, come del resto le attrezzature e i servizi. Speravo davvero di potermi affermare, ma...».
Cosa è successo?
«Il problema, se di problema è il caso di parlare, è che nell’Udinese c’erano mostri sacri, Di Natale, Sanchez, poi ancora Pepe, Floro Flores, che mi sbarravano la strada».
E allora?
«D’accordo con la società, che nel frattempo mi aveva riscattato dal Genoa, ho tentato la fortuna in Liga, nel Malaga, poi la società friulana mi ha
prestato all’Empoli, in seguito al Bari, dove non ho giocato molto, con alterna fortuna. Il presidente Pozzo (Gino), però, ha sempre avuto fiducia in me, mi ha portato al Watford, ho vinto la Championship, poi ho militato in Premier League. Complessivamente, con la squadra londinese, sono rimasto tre anni, 81 presenze, 20 gol: non male. È iniziata quindi la mia avventura allo Sheffield Wednesday, in Championship, 143 presenze e 40 reti».
La scorsa estate Pozzo ha preso la decisione di riportarla in Friuli: se lo aspettava?
«Quando mi ha prospettato questa soluzione per il prosieguo della mia carriera, ho accettato con entusiasmo».
La notizia del suo ritorno in bianconero non è che sia stata commentata favorevolmente dalla gran parte dei tifosi.
«Non m’interessa, conta piuttosto quello che la gente pensa ora del sottoscritto. L’Udinese si è ripresa un atleta stimolato al top, per me si è trattato di un’altra sfida. Conta quello che fa, credo che si siano fatti un’altra opinione del sottoscritto, pur avendo giocato poco. Sono stato frenato da problemi fisici, dapprima il Covid, poi due malanni muscolari, ma non mi sono mai abbattuto, quando riprendevo a lavorare davo tutto
per tornare il più presto possibile alla massima forma. Mancano ancora nove gare, potrei convincere definitivamente tutti, potrei dare un contributo importante per consentire all’Udinese di finire nel modo migliore il torneo. Poi credo che rimarrò: sono vincolato sino al 2022 e, se avrò la possibilità di iniziare nel modo migliore la stagione, con tanto di ritiro, con una preparazione adeguata, forse la gente vedrebbe il miglior
Forestieri».
Cosa è successo il 6 gennaio quando si è infortunato seriamente a Bologna, tanto che poi è rimasto quasi due mesi fuori, rientrando con la Lazio per pochi minuti? È vero che quando ha avvertito il primo dolore al muscolo ha voluto proseguire anziché chiedere il cambio?
«Diciamo che ci tenevo ad aiutare la squadra. Dapprima ho avvertito un fastidio, nulla di più, pensavo di poter reggere. Poi ho accusato un dolore forte e sono uscito. Ma tutti questi problemi partono da lontano, dal fatto che non ho svolto la preparazione nel ritiro estivo, e che poi ho dovuto far fronte al Covid. Spero ora di non essere più tormentato dalla cattiva sorte. Conto di rimanere, più forte. Perché, come detto, mi trovo in un club organizzato, che ti mette a disposizione tutto quello che serve per poter crescere. E vi assicuro che sotto questo punto di vista l’Udinese ha ben pochi rivali in campo europeo».
Arriva il Torino e lei potrebbe essere riproposto nell’undici di partenza in coppia con Llorente. Come la vede?
«In carriera ho ricoperto più ruoli, davanti e in mezzo. In questo campionato ho fatto anche il terzino, a Roma, contro la Lazio. Quel giorno abbiamo dimostrato di essere una squadra di valore, ognuno aiutava l’altro. Ma c’è un allenatore che deve decidere, in primis, perché non diamo mai per scontato ciò che non è. Mi sta bene tutto e sono pronto a posizionarmi nella zona di campo che il mister ritiene più opportuna».
Siete reduci da due gare maldestre. Riscossa in vista?
«Punteremo al successo, come sempre. Però non esageriamo, ho visto anche cose positive, sia contro la Lazio che a Bergamo».
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