Dopo il brutto pareggio contro il Torino, anzi... la sconfitta regolare resa pareggio da una terna arbitrale antiquata nel modo di gestire la partita, ecco che l'Udinese rinasce proprio nella seconda frazione di gioco, quella che solitamente ci vede calare. E quindi non era la forma fisica a difettare, ma il carattere e l'autostima. Se oggi la vittoria ci regala qualcosa, oltre i tre punti, è proprio una accresciuta autostima.
Mentre la partita finiva mi dicevo: ma chi se lo sarebbe immaginato che un ingenuo allenatore più offensivista di Zeman poteva ricalcare le orme del miglior Delneri e mettere in campo una squadra con una buona fase difensiva e un centrocampo che “spacca”?! Samir a sinistra recuperato, Fofana dove lo mise l'artigiano di Aquileia, De Paul a partire dalla fascia più Behrami centrale basso. L'Udinese attuale è diversa da quella di Guidolin, con lui la linea di pressing all'avversario era più alta e questo mi aspettavo oggi contro il Chievo. Invece abbiamo ricalcato l'atteggiamento del primo anno di Delneri (pareva che in panchina ci fosse ancora lui). Siamo partiti che peggio non si può, ci siamo svegliati dopo ventidue minuti e siamo cresciuti alla distanza. Bravo Velazquez che nel caldo afoso di Verona ha tenuto fuori Machis e Lasagna per immetterli quando i clivensi sarebbero andati per forza in debito di ossigeno.
Ma oggi, e non sapete quanto godo a scriverlo, quasi di un eccitazione sessuale, la vittoria porta i nomi del Furlan (con la F maiuscola) Scuffet e di De Paul. Se Simone non avesse parato il maldestro tentativo di autogol di un Behrami che ha accusato stanchezza nelle gambe e nella testa, difficilmente avremmo vinto la partita. Poi De Paul ha fatto il resto, un Rodrigo che ha in Lasagna la miglior spalla, come ai tempi di Oddo, ma partendo dalla fascia come ai tempi di Delneri.
Il gol dell'argentino è un eurogol, ogni sua giocata oggi era al di sopra del livello in campo, e di varie spanne. E poi Scuffet, un portiere con mezzi da vendere distrutto da una società in mano ai mercanti del tempio (altro che procuratori qualsiasi) e che quest'anno è tornato giustamente alla ribalta. Perché non l'anno scorso? Perché davanti aveva Danilo e non Ekong, perché Behrami non reggeva mai i novanta minuti, perché mancava un equilibratore come Mandragora. Simone oggi ha evitato tre gol già fatti. Alla fine sembrava che i due, Scuffet e De Paul, giocassero fra di loro a chi faceva il colpo migliore.
E chi se ne frega se negli ultimi minuti abbiamo sofferto. Ci sta, è il gioco attuale di Velazquez, o forse dovrei chiamarlo Delazquez, visto la somiglianza nel far giocare la squadra con l'artigiano di Aquileia. L'Udinese oggi ha mostrato di essere squadra, di saper lottare e di saper soffrire, ha dimostrato che ha dei purosangue nelle sue file. Ha messo a tacere chi vedeva di buon occhio le cessioni di Scuffet o di De Paul. Perché senza quei due saremmo un punto sopra il Chievo, e non a otto punti.
Un po' ottimisticamente, avevo detto che alla quinta bisognava avere almeno sette punti, internamente volevo mettere questo ragazzino venuto dalla Spagna alla prova. Le amichevoli con pressing e difesa alta erano suicidi tattici meritevoli dell'esonero a priori. Invece oggi ci troviamo una squadra con una discreta fase difensiva e un attacco che piano piano cresce, dove tutti lottano fino alla fine.
No, non chiamatelo Velazquez, ma Delazquez... a me pare un po' friulano anche lui nel modo di mettere la squadra in campo. Ed ora speriamo si faccia turnover contro la Lazio, che Behrami è cotto ed anche altri sono in debito di ossigeno. La partita importante sarà domenica prossima a Bologna, al Dall'Ara.
Fuarce Udin!
Un ultima riflessione, staccata dal resto dell'editoriale, la faccio sulla terna arbitrale. Oggi meritano un voto alto perché, al di là di aver arbitrato davvero egregiamente, hanno interpretato nel migliore dei modi la presenza del VAR. Prima si fa finire l'eventuale azione da gol e poi si fischia il fuorigioco: bravi!
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