Tifosi-Udinese: è un amore a senso unico?
Si salvi chi può. Di certo non l’Udinese, che affonda ancora una volta sotto i consueti problemi e nel dopopartita annaspa a trovare le parole adatte per giustificare l’ennesimo treno perso. Per quanto si sforzi di essere puntuale, la squadra bianconera non ce la fa: a Reggio Emilia ritarda il suo ingresso in campo e si sveglia solo quando anche l’ultima Freccia è partita. I ragazzi di Iachini allora si ritrovano in sala d’attesa a fissarsi increduli, promettendo di prendere la prossima coincidenza e tentando nuovamente di scusarsi con chi li ama davvero: i propri sostenitori. Ma nonostante l’ennesimo tradimento, nonostante i colpi a vuoto e le continue ed inutili promesse di poter voltare pagina, l’Udinese non si ritrova mai da sola. Non lo è nemmeno in Emilia, a più di 300 chilometri di distanza. Forse se lo meriterebbe. Forse per ottenere una reazione si dovrebbe mettere tutta la compagine alle strette e dichiarare una guerra fatta di silenzi e poltroncine vuote. Ma l’amore non si ferma di fronte alle difficoltà e ha il potere di andare oltre ogni logica. Non per nulla si chiama squadra del cuore. Una squadra capace di deludere tutti proprio quando ci si aspetta quel famoso cambio di copione ma che ha la più grande e la sfacciata delle fortune: può ripartire sempre dal proprio pubblico. Un pubblico che anche nel settore ospiti del Mapei Stadium canta, incita e ci crede fino alla fine. Un pubblico che non si arrende nonostante un primo tempo dove si è spettatori di tutto fuorchè di un bel gioco. Anni fa lo chiamavano dodicesimo uomo in campo: era capace di incendiare gli spiriti dei giocatori e trasmettere loro quella carica agonistica necessaria per vincere le partite. Ora è simile a un profeta che si può permettere di camminare sopra le acque o i carboni ardenti senza nessuna difficoltà. Ne ha viste passare di tutti i colori, è stato forgiato dalle delusioni e dall’indifferenza ma non le ha ancora voltato le spalle. L’Udinese la ama e non serve uno slogan come I love U per ribadirlo o enfatizzarlo. È un pubblico che soffre ma che ha deciso di perdonare e lanciare ancora un salvagente per cercare di trarre in salvo quei ragazzi che vestono di bianconero. Basterà? Forse. L’esito dipende dalla risposta ad una semplicissima domanda: l’Udinese ha davvero a cuore la propria gente? Se è così lo dimostri. Non con le parole. Non con le promesse. Non con l’assenza prolungata di chi ha le redini della società. Lo dimostri sul campo. Lo dimostri con i gesti. Lo dimostri con i giusti comportamenti. Ma soprattutto lo dimostri mettendoci il cuore.