Tifosi nel Mondo: l'unico tifoso sardo dell'Udinese
Vi è mai capitato, all’interno del vostro gruppo di amici, in famiglia o a scuola come nel lavoro, di essere l’unica persona a fare o a credere in qualcosa che sia ritenuta da amici o parenti come strana e totalmente priva di logica? Che la risposta sia affermativa o negativa poco importa, perché la storia di cui oggi vi parlo è una sorta di piccola biografia di un bambino, oggi diventato adulto, che nei primi anni 90 ha iniziato a tifare l’Udinese mentre tutti i suoi amici e conoscenti tifavano per le più quotate Inter, Milan e Juventus senza tralasciare il Cagliari, la squadra più importante della regione che a questo bambino ha dato i natali, ovvero la Sardegna.
Per vivere ci vuole passione, diceva Oriana Fallaci, ed è stata proprio la passione incontrollabile per il calcio a spingere questo bambino a tifare negli anni senza mai demordere, nonostante difficoltà sociali (solitudine da tifoso) e logistiche (la distanza e la mancanza della Pay-TV) non da poco. A parte una partita in diretta TV su RaiUno nel lontano 1993 (Udinese - Brescia 3-1), gli unici modi per seguire la squadra negli anni a venire furono una radiolina con “Tutto il calcio minuto per minuto” e gli indimenticabili servizi al tardo pomeriggio di 90esimo minuto. Solo a partire dal 1997 con l’Udinese in Europa e con una copertura in Coppa Italia più ampia, il bambino, nel frattempo divenuto adolescente, riuscì maggiormente a vedere le gesta dei propri eroi. Poi venne Internet e la sua quantità infinita di informazioni, che ha cambiato la vita di tutti, appassionati di calcio compresi. Da li i primi forum di discussione, i primi tifosi conosciuti e la consapevolezza che quel ragazzo non era più solo, che al di la del mare i tifosi della sua amata squadra erano carichi e numerosi.
Gli anni passano ma la passione resta, arriva la laurea (dove il regalo fu una splendida maglia di Totò Di Natale con dedica) e il lavoro e con essa quell’indipendenza economica che finalmente avrebbe potuto portare al primo viaggio in Friuli. E l’occasione è di quelle belle, perché a Udine (siamo nell’Agosto del 2012) arriva il Braga per il ritorno del Preliminare di Champions League. Come è andata a finire lo sappiamo, ma nonostante la sconfitta c’è un tifoso che in cuor suo ha vinto, perché la prima volta (in qualsiasi campo) che vada bene o male, non si scorda mai, amaro cucchiaio compreso.
Da li seguiranno altre due trasferte fino ad arrivare alla giornata di ieri, quando si è giocato Cagliari - Udinese, una trasferta per tutti, una sorta di gara casalinga per il nostro ragazzo che vive a dieci minuti dallo stadio Sant’Elia di Cagliari. Nonostante in campo si sia vista una partita con un tasso agonistico da amichevole estiva (tralasciando il tasso tecnico), negli spalti si è assistito al cuore pulsante di questo sport, tanto bistrattato nonchè affetto da gravi malattie come la corruzione e la violenza, ma ancora seguitissimo e sostenuto da milioni di persone in tutto il mondo. Da una parte i tifosi del Cagliari, inviperiti e con il cuore a pezzi per una retrocessione da molti considerata come evitabile, dall’altra parte una trentina di friulani al seguito che per novanta minuti non hanno smesso di incitare la propria squadra nonostante un campionato di basso livello ed una prestazione, quella di ieri, a tratti desolante anche per il più inguaribile degli ottimisti. E l’unico sardo in mezzo a tutti quei friulani è stato accolto come “uno di loro”, coinvolto nei cori e nelle coreografie, guardato all’inizio con un po’ di stupore ma anche con gioia, perché “un sardo che tifa Udinese non è cosa di tutti i giorni”. La partita, finita 4-3, regala un ultimo momento emozionante, con Stramaccioni e Stankovic sotto la curva a ringraziare i tifosi, rappresentanti di un popolo che ha nell’attaccamento ai propri colori e nella passione due doti di indiscusso valore. In quel preciso istante le critiche alla prestazione, al modulo di gioco, all’allenatore e ai giocatori hanno lasciato spazio ad un bel momento di Sport con la S maiuscola, perché certe cose valgono più di una vittoria sul campo. Poi è il turno dei giocatori che lanciano le proprie maglie verso i tifosi finite nelle mani di pochi fortunati, tra i quali non spicca il protagonista di questo articolo, con la promessa di rifarsi il prossimo anno. Si può tornare a casa felici e contenti anche dopo una sconfitta, perché ieri la vittoria più bella si è vista sugli spalti, dove la passione e il divertimento l’hanno fatta da padrone.
A conclusione di questo articolo, è doveroso precisare che l’autore di questo articolo (Maurizio Pilloni) ne è anche il protagonista, che in una sorta di piccola autobiografia ha voluto raccontare la sua piccola storia di tifoso incallito, che per anni si è sentito dire da uomini/donne/anziani e persino bambini “Ma come fai a tifare Udinese?”. Ed io a fornire sempre la stessa risposta, da anni: “Non so come faccio, so solo che non posso farne a meno!”. Per me, che credo nel destino, questa passione e questo tifo hanno un significato che va oltre lo sport. Colgo l’occasione per ringraziare i tifosi presenti ieri allo stadio, grazie al quale ho vissuto due bellissime ore di sport. Nel congedarmi da voi, auguro buona estate a tutti i tifosi e un arrivederci ad Agosto per una nuova grande stagione della nostra Udinese.
Mandi!
Maurizio Pilloni - TuttoUdinese.it