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Lettera del tifoso: Il trionfo del marketing sul sentimento

di Redazione TuttoUdinese

"Saper incassare colpi su colpi è senza dubbio un’ottima qualità per un pugile, ma diversamente non lo è per una società di persone, che anziché gettare la spugna della pazienza al tappeto e sollevarsi in un unanime grido di dissenso che non sia quello sordo di Facebook, persiste a mantenersi su posizioni che non fanno altro che acuire le sue sofferenze ed umiliazioni. La ridenominazione dello stadio dei Rizzi è, per ora, la mattonella di chiusura di un domino di scelte anti-identitarie che la società Udinese Calcio negli anni ha preso e continuerà a prendere, dalla casacca da giuoco con l’aquila dell’ente Regione FVG anziché quella della bandiera regionale, alle maglie per metà bianconere e per metà coi colori di altre società sportive legate allo sponsor Dacia, passando per il logo societario a colori invertiti. Questo è possibile grazie al vuoto pneumatico che separa la comunicazione tra società e tifosi, i quali, non rappresentano per Pozzo e Co. un elemento degno di considerazione. Dopotutto il calcio oggi è delle grandi aziende, dei capitalisti asiatici e delle multinazionali; mica della gente. Prova ne è che la società stessa, genuflessa alle logiche di profitto, tappezza la regione con manifesti che invitano i tifosi ad abbonarsi a SKY, anziché proporre una campagna abbonamenti seria, che parta da quella presentazione della squadra alla sua gente in Piazza del Duomo, che nemmeno a dirlo, manca da un paio di anni. Non c’è da stupirsi quindi se poi i giocatori, al triplice fischio, prendono la strada degli spogliatoi senza salutare il loro pubblico. Il nuovo stadio è la materializzazione della non considerazione verso i tifosi, gli stessi che ai seggiolini multicolore avrebbero preferito un effetto bianco-nero che componesse la scritta “Udinese 1896”, e che al minestrone geografico “Dacia Arena Friuli”, preferiscono un più etnico ed identitario “Stadio Friuli”. Questo dopotutto è il frutto avvelenato di un sistema dove il trionfo del marketing sul sentimento ha fatto uscire il nostro calcio dal fiume della tradizione, per perdersi nel mare della decadenza".

lettera arrivataci in redazione scritta da Simone Mestroni


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