Un giudizio al mercato
Una notte di riflessione era doverosa per provare a commentare il triste mercato dell'Udinese. Sì, triste perché davvero ci aspettavamo tutti di più. Con la squadra ad un passo dal terzultimo posto, con le evidenti lacune che partita dopo partita emergono, serviva assolutamente un mercato diverso. Servivano investimenti ma soprattutto un progetto vero che ad oggi si fatica a capire. Invece la società, per l'ennesima volta negli ultimi anni, continua ad andare a tentoni, smentendo quanto affermato la scorsa estate, quando il patròn Gino Pozzo aveva dichiarato che mai più si sarebbero verificate situazioni del genere.
Invece, passati sei mesi e poco più, i nostri problemi si fanno ancor più grandi di prima e il rischio di essere inghiottiti in quella voragine chiamata Serie B è sempre più concreto. All'Udinese manca un'ossatura, mancano dei giocatori in determinati ruoli cruciali, giocatori che possano essere fin da subito decisivi.
Okaka, Zeeglar, Wilmot? I tre del Watford, è inutile nasconderlo, erano dei panchinari, anzi dei tribunari. A Londra hanno giocato poco o nulla, e un motivo pur ci sarà, poi sono stati piazzati a Udine, temporaneamente, per essere rivalorizzati. Tre colpi interni, a costo zero tra Gino e Gino. Vi ricordate quando eravamo noi a mandare i nostri scarti in Inghilterra, gli Abdi, i Fabbrini eccetera? Ecco, ora la situazione è esattamente capovolta. Chi non trova spazio al Watford, chi Oltremanica è un esubero, arriva in Friuli. Tra questi tre solo Okaka sembra poter davvero dare un mano concretamente. L'attaccante italiano è più in forma del previsto e, grazie alla sua fisicità, sarà sicuramente un perno nel girone di ritorno. Bomber Stefano per salvare l'Udinese, le qualità le ha e le sta dimostrando ma da solo non può risolvere tutti i guai. Solo e soltanto lui però può essere identificato come colpo di mercato, gli altri due incognite tutte da decifrare, pedine che Nicola dovrà capire se e come utilizzare, giocatori che per mille motivi necessitano di tempo per rientrare in forma e adattarsi al campionato italiano.
Sandro? Qualche anno fa era un gran bel giocatore, con doti che avrebbero fatto comodo alle grandi. Se fosse quello tempi del Tottenham e della nazionale brasiliana, con la quale ha collezionato più di qualche presenza, l'Udinese avrebbe fatto l'affare del secolo. Da Genova, colleghi che lo hanno visto in questi primi mesi, ci hanno messo in allarme: guardate che è bollito, ci hanno detto. Prima parte di campionato da dimenticare, anche a causa di qualche infortunio di troppo, tra l'altro ancora da smaltire. Un'altra scommessa, un altro azzardo che di garanzie certe non ne può dare. Incrociamo le dita, speriamo che possa tornare quello dei tempi che furono, altrimenti avremmo preso più un ex calciatore che un centrocampista in grado di guidare la squadra.
De Maio? Accantonato a Bologna per Danilo, traete voi le conclusioni. Domenica contro la Fiorentina potrebbe esordire dal primo minuto. Vedremo subito con chi avremo a che fare.
Capitolo cessioni. Sono stati ceduti in ordine di tempo Vizeu, Pezzella, Scuffet, Balic, Machis Pontisso, Mallè, Iniguez e Wague. Molti di questi, nei mercati precedenti, erano stati presentati come dei talenti che avrebbero garantito il futuro dell'Udinese. Invece se ne vanno anzitempo, bocciati ancor prima di mettere piede in campo. Non sono i primi casi, anzi sono situazioni che viviamo e riviviamo da anni, basti ricordare Ewandro, Bajic senza andare tanto indietro nel tempo. Investimenti sbagliati? Ad oggi pare proprio di sì. Sulla gestione dei friulani Scuffet e Pontisso non mi pronuncio, ho già detto e scritto moltissimo.
Un'ultima cosa. Non ho visto un mercato alla Pradè. Abbiamo un direttore tecnico che è tra i più apprezzati e stimati in Italia, non posso credere che per le mani abbia soltanto questi nomi. Impossibile, anzi sono sicuro che di giocatori importanti ne potesse portare diversi ma che non si sia voluto investire, per dirla alla friulana non si ha voluto spendere. Si è preferito azzardare ancora, sperando che a salvarci sia la pochezza di chi ci sta dietro. Basterà?
Non facciamo voti, anche perché è davvero difficile convertire tutta la nostra frustrazione in un numero. Prendiamo atto delle opinioni di voi tifosi, per il 94%, stando al nostro sondaggio, delusi. Incrociamo le dita, preghiamo, perché per restare in A ci sarà davvero da soffrire.