Udinese, sofferenza premiata
Partiamo dall’episodio più controverso: io sono uno di quei pazzi che si sono letti, almeno per quanto disponibile, il protocollo VAR nella sua versione originale inglese; quella che, tra le altre, sostiene come l’arbitro debba sell (letteralmente vendere) al meglio la sua versione dei fatti: questa, tranne il caso di episodi assolutamente gravissimi e sfuggiti al suo controllo, sarà ovviamente imperante su ogni altra interpretazione.
Pairetto junior, nichelinese e mediocre, vede bene sul fallo di Samir (i moviolisti lo definirebbero da cartellino arancione perché da dietro tocca colla suola del piede il polpaccio di Pandev), salvo poi ricredersi quando il varista lo chiama e gli suggerisce di cambiare opinione.
E lui, appunto mediocre, china la testa ed estrae il rosso. Cambiando, de facto, questa gara e la prossima contro il Milan, nella quale il brasiliano non ci potrà essere.
Io sono del tutto favorevole alla VAR, ed alle opinioni del VARista quando costui possa sanare torti; poi vedo il rigore dato al Napoli, il rosso di oggi e dico che il problema non è nel merito ma negli interpreti.
Il serrate finale è tutto frutto di questa decisione; perché senza l’espulsione Lasagna non sarebbe stato tolto, offrendo invece grattacapi ad una difesa genoana che si sarebbe dovuta abbassare di venti metri per contenerlo.
Il Genoa, per le due occasioni avute con Galabinov e Rigoni, forse il punto se lo sarebbe anche meritato: ma nel calcio difficilmente ho visto giocare male come i rossoblu oggi. Costoro son riusciti nell’impresa di fare anche peggio di un’Udinese chiaramente in versione-scarico dopo il rush pesantissimo delle cinque gare che l’hanno tolta del tutto dalla lotta antipatica per non scendere in cadetteria. Capisco le cautele di Ballardini (che con occhialoni da sole anche alla sera e un cappellaccio calato sulla pelata assomigliava più ad un marpione da balera che ad un tecnico di serie A), ma schierare questo Lapadula con un trequartista come il vecchio Pandev, ormai più impegnato a cascare e litigare con tutti che a giocare la palla, in casa contro i bianchineri forse pare un po’ troppo. Unico acuto del macedone, infatti, il rosso a Samir. Mal gliene incolse, torna a casa con zero tituli, oggi.
Spero per il tecnico che Taarabt stesse male; meno male non si sia ricordato prima di Galabinov, unico puntero rossoblu che potesse mettere in difficoltà la nostra difesa.
E l’Udinese?
Si è rivisto Behrami, eccome: ringhia a centrocampo recuperando palle su palle; ha l’esperienza per gettarsi su quella palla e marcare una rete in una gara la quale, oggi, avrebbe premiato chi avesse segnato prima (al netto delle nichelinate, ovvio).
Non si è rivisto De Paul, che sta facendo di tutto per convincermi a non sperare più nella sua definitiva consacrazione: oggi ha toccato dieci palloni e sbagliati undici. Meglio Maxi Lòpez, che con tutti i suoi limiti ha causato la rete dello svizzero-kossovaro e cercato di fare a botte con i difensori avversari, se non altro rallentandone il giropalla (già poco veloce di suo).
Fuori a rifiatare per un giro Barak, Jankto ha mostrato di non essere ancora il Kuba che si conosce: l’errore nella marcatura di Spolli, all’alba del recupero, è da matita rossa. Nel complesso una gara, quella bianconera, che per quarantacinque minuti (in collaborazione con i padroni di casa) è uno spot per le domeniche pomeriggio al centro commerciale con la compagna; nella prima metà della ripresa, dopo le parole di Oddo (ne sono certo) dominano; ma nella parte finale è sofferenza pura, dove si sarebbe forse dovuto cercare di tenere palla più alta per evitare le folate autòctone: facile dirlo, meno farlo ed alla fine Bizzarri e soci se la sono sfangata.
Trentadue punti, come il Torino che andremo a visitare fra una decina di giorni; il Milan gioca stasera, la Samp pure e solo alle undici potremo dire dove siamo.
Intanto la terz’ultima dista quindici punti, quindi salvezza ormai certa. L’Europa che conta meno, invece, è un solo punto (forse stasera due) sopra le nostre teste: meglio non pensarci.
Non pensarci: ma domenica contro i rossoneri di Ringhio Gattuso ci sarà LA partita. Vincerla significherebbe continuare il processo di crescita, di ritorno verso l’Udinese che recentemente siamo stati; un pareggio lascerebbe le cose invariate. Perderla ci ripiomberebbe in un centroclassifica senza pretese, comunque molto meglio del passato più prossimo, fatto di mediocrità e talvolta sofferenza.
La sofferenza di una gara che per una mezz’oretta è stata il leit motiv bianconero, oserei dire da veri friulani.
La libertà di giocare sereni senza pressioni. La positività di una compattezza ritrovata, con il rientro di Gabriele Angella, validissimo elemento lì dietro che, domenica, probabilmente rientrerà dal primo minuto.
E reìtero il mio mantra: divertiamoci. E prendiamole tutte col sorriso che ci deve contraddistinguere.