Tutti uniti, a testa bassa per battere il Crotone: perché se si va in B non retrocedono solo i Pozzo o i giocatori ma tutta la città
Ci sono frasi che in italiano possono significare stati d’animo diversi, diverse motivazioni, diversi obiettivi.
Dire ‘a testa bassa’ può significare umiliazione; oppure mogia tristezza. Ma anche, al contrario, la voglia di prendere a morsi il futuro, esattamente come fa un animale che carica il proprio destino.
Napoli è stata una vacanziella, oltreché la decima sconfitta di fila. Ad undici Oddo è atteso da Sandreani e forse qualche altro allenatore che a quest’ora probabilmente riposerà in un cimitero di periferia.
In vista del Crotone non è però il caso di pensare che ieri sera l’Udinese avrebbe tutto sommato meritato un punticino, né che contro i pitagorici l’Udinese si gioca non solo una fetta decisiva di campionato, ma anche del futuro di una società, quella bianconera, rilassatasi troppo presto. Quando, a 33 punti e quindici gare da giocare, la zona europea era più vicina di quella rossa, che oggi dista cinque lunghezze. Ed è proprio il Crotone la terz’ultima da cui i bianconeri debbono guardarsi.
Ovvio il problema dell’Udinese sia mentale: perché questa non è purtroppo ancora una squadra. Non penso sia colpa di nessuno: semplicemente si acquistano giocatori apparentemente validi, i quali messi assieme non rendono sempre per quel che possono. In alcuni frangenti del campionato è avvenuto il miracolo di undici ragazzi che si aiutano, alla morte, fra di loro: troppo di rado. Nemmeno quasi ricordo l’ultima vittoria, quella rete di Behrami a Genova. Peccato, un anno buttato.
Lo so: sarebbe semplice pensare sia giusta una contestazione; uno stadio vuoto; degli striscioni messi (poi tolti) fuori dalla sede.
Lo so: sarebbe più facile arruffare i popoli e cavalcare la tigre del disaccordo. Invece sono il solito romantico, che verserà una lacrima alla salvezza acquisita continuando a cantare i colori di cui è sempre stato innamorato.
Lo so a molti fra Voi piace leggere di richieste ai giocatori di attibuti esposti, di attaccamento alla maglia mancante, i soliti accordi e sol settima a chiudere il giro.
Invece no: Daniele Muraro dell’A.U.C. ed io non siamo sempre d’accordo, anzi discutiamo un sacco: ma stavolta hanno ragione questi tifosi organizzati quando assicurano un sostegno (a tempo) alla squadra. Il comunicato non è servile verso la società, e se in seno a questa esistono (e ne sono certo) teste pensanti, ciò contribuirà a preparare al meglio la gara della loro vita.
Domenica bisogna riempirlo, lo stadio: altroché vuotarlo. E batterlo, il Crotone, altroché accettare l’ennesimo passeggio nell’arena friulo-romena. E urlare, tutti, come sappiamo fare, altroché gente fredda e ambiente asettico.
Se andrà male, e non sarà così, allora ognuno sarà padrone di fare come crede. Senza dimenticare che ci sono altre quattro occasioni per fare quei maledetti punti: tre di esse contro formazioni abbordabilissime.
È così: se volete leggere ferocissime tirate contro la famiglia Pozzo, l’incapacità dei loro dirigenti, quella dei giocatori non Vi biasimo, ché da duecento partite o giù di lì qui di divertimento se ne vede gran poco. Ma io stavolta come O.L. Scalfaro mi sento di non starci. Perdonatemi, ho tanti colleghi che Vi potrano dare soddisfazione. In fondo io sono sempre quello che parlava non negativamente della Red Bull: lo spocchioso, saccente, criticatissimo cuore ingrato che voleva cestinare i sacri colori in nome di qualche divertimento in più. Oggi però sono fra i pochi (forse l’unico) che Vi chiede di sospendere le critiche verso la famiglia e la ’squadra’. Riparliamone settimana prossima.
Perché io le serie minori, se mi leggete lo saprete, me le sono fatte: tutte. Dalla C alla B, al seguito di questi colori, su campi polverosi e con la prospettiva di non perdere a Mantova o Omegna.
Perché sperare che tutto vada male è masochista, scendere per ripartire una cosa sciocca, convincere invece la proprietà a ricominciare dalla serie A mantenuta è cosa buona e giusta.
Perché non dimenticate mai che se dovesse essere serie cadetta, non retrocederanno Jankto, Perica o Nuytinck: loro possono chiedere ed ottenere la cessione ad altri lidi. A retrocedere sarà la città. La tifoseria. Soprattutto retrocederanno i colori. Che sono e saranno sempre i nostri. I nostri.
Forza: adesso più che mai. A testa bassa? Sì, ma per caricare i rossoblu di Zenga.