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Troppo Giachetti, A.P.U. battuta a Forlì

di Franco Canciani

Già lo sapevamo: quando vedono Udine, Jacopo Giachetti e Pierpaolo Marini giocano al meglio delle proprie possibilità.

Serviti: il trentasettenne pisano gioca tredici minuti nei primi tre quarti, incidendo poco; dalla tripla a fil di sirena che annulla l'onda emozionale di quella di Amato, fino all'ultimo canestro (+5 sul 79-74) Giachetti prende sulle spalle la propria squadra e la vince, quasi, da solo.

Premiato, qui e lì, da una direzione di gara che mi ha lasciato del tutto indifferente: su certi campi va così. Rimprovero loro solo la totale tolleranza verso la, chiamiamola così, esuberanza del coach di casa. Alla terza ammonizione verbale di solito scatta un fallo tecnico. Di solito. Non sempre.

Udine deve fare 'mea culpa': senza Fabi, con Penna a mezzo servizio ed il peggior Cromer della stagione (1/9), la squadra di coach Ramagli perde troppe palle, ultima delle quali una rimessa, a 24'' dalla fine, che sancisce la sconfitta. Concede troppi canestri facili all'avversaria, quasi non avesse studiato i giocatori forlivesi; lascia tante seconde e terze occasioni.

Il Dio della pallalcesto ha deciso così, e c'è poco da fare; a 3' dalla fine le squadre erano vicinissime; di lì in poi a Jacopo Giachetti i bianconeri non sono riusciti nemmeno a prendere la targa. E in una gara equilibrata, lo dicono le cifre a fine partita, questi particolari contano: e le grandi personalità le vincono.

L'orgoglio c'è stato; l'impegno pure. E' mancata, a tratti, la qualità e la calma necessaria a giocare la palla in attacco con serenità, applicando gli schemi. 

Tutto questo detto, anche del fatto che stasera ho capito come mai Jerkovic giochi così poco, la partita è rimasta punto a punto fino alla fine: non sono d'accordo con il GM friulano che parla di una gara bella, direi piuttosto emozionante. E nel flusso di emozioni, individuo due momenti: la tripla del possibile +4, aperta, sbagliata da un pessimo TJ e il 'buono più fallo' concesso a Giachetti dopo un intervento (chiaramente regolare) di Antonutti. Un paio di azioni prima, nella metà campo opposta, gli arbitri non avevano visto un fallo su Giachetti dando invece palla a Udine e stura alle proteste, mediamente accettabili, del signor Dell'Agnello; i tre in arancione confabulano e da lì in poi le cose cambiano. Amen.

Peccato: detto di Giachetti, grande partita, doppia doppia, di Gerald Beverly da una parte e Pierpaolo Marini (18 punti) dall'altra. Il solito, commovente Vittorio Nobile (che sta prendendo sempre più coscienza dei propri mezzi), un buon Antonutti e Amato croce e delizia. Gazzotti a corrente alternata, paradossalmente migliore in attacco che in difesa.

Per i biancorossi modesto impatto a stelle e strisce (migliore Watson, con quella tripla estratta da una tonnara sotto canestro), più decisivi Ndoja e Benvenuti con fisicità e presenza sul campo.

La cosa più curiosa è che Udine non riesca a vincere una gara in cui porta quattro giocatori in doppia cifra. Ramagli, nel dopo-gara, ha menzionato (correttamente) le condizioni atletiche che minano la preparazione durante la settimana. Vero: ma da questa squadra mi aspetterei che mettesse sul parquet qualcosa di più dal punto di vista tecnico individuale, non solo atletico.

Mercoledì si gioca, ospitando Ferrara; giocheranno quelli arruolabili, vedremo se Penna ce la farà. Ormai Udine deve pensare gara dopo gara, alla fine della fase orologio vedrà dove si trova.

Perché i playoff sono un campionato successivo, differente e decisivo.

La foto? Il mio maestro mi ha sempre detto che l'unica cosa che conta, in uno sport dove la fortuna c'entra meno che in altri, è focalizzare la retina e centrarla. Tutto il resto è chiacchiere.


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