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Totò e De Paul, due modi di interpretare il dieci

di Stefano Pontoni

La foto di Di Natale abbracciato a De Paul ha scatenato diversi paragoni azzardati, aprendo però anche interessanti dibattiti. Se non ci sono dubbi su chi dei due sia il più forte tra i due, non me ne voglia l'argentino ma sarà per lui impossibile ripetere quanto fatto in bianconero da Totò, ciò che merita una riflessione è il diverso modo di interpretare lo stesso numero, il dieci. Entrambi con un destro sopraffino, Totò più finalizzatore, De Paul più inventore, due dièz di grande qualità ma con caratteristiche diverse.

Seppure il primo Di Natale visto a Udine fosse un esterno alto, lo ricordiamo largo a sinistra e poi rientrare con la sua classifica finta per provare quel tiro a giro diventato in seguito suo marchio di fabbrica, è al centro dell'attacco che ha reso al meglio. Fu Pasquale Marino a spostarlo nel cuore dell'area, da prima punta atipica, primo falso nueve del nostro calcio. E il risultato, raccolto poi in seguito soprattutto da Guidolin, sappiamo essere stato straordinario: gol a valanga e prestazioni da fenomeno che gli hanno permesso di infrangere record su record e di diventare uno degli attaccanti più prolifici non solo della storia dell'Udinese ma di tutto il calcio italiano. Cecchino letale, killer degli ultimi venti metri, Totò è stato in grado con i suoi gol di trascinare l'Udinese fino in cielo, fino alla Champions. 

De Paul invece nasce invece trequartista in Argentina. Al Racing si mette in mostra come uomo assist, non riuscendo però a ripetersi al Valencia dove fa perfino la mezz'ala. Dopo due stagioni a singhiozzi in bianconero, con poche gioie e troppe delusioni, confinato da Del Neri prima e da tutti gli altri poi a giocare largo a destra, praticamente su un binario obbligato dove ovviamente non può rendere al meglio, quest'anno, ribaltato a sinistra, De Paul è riuscito finalmente a consacrarsi. Assist ma anche gol per un inizio di stagione che gli è valso la prima convocazione con la maglia Albiceleste.

Gli 8 punti in classifica arrivano tutti dai suoi piedi, dai suoi gol. Non spetta a lui però buttarla dentro, non può fare il Di Natale perché non è nelle sue caratteristiche. Il fantasista di Sarandì è un giocatore eclettico, dribblomane il cui compito è quello di servire assist al bacio ai compagni, come con Lasagna a Chievo o con Pussetto a Bologna. Qualcuno lo vorrebbe alla Mertens ma sbaglia, RDP10 è altra cosa. Poi se i gol arrivano è ancora meglio.

 

 


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