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Scuffet si racconta a La Repubblica: "Infanzia, scuola e minicar. Ecco i miei miti e sul futuro..."

di Francesco Digilio
Fonte: La Repubblica

Il portiere ragazzino ha un pizzetto accennato, nessun tatuaggio e una parlata forbita e matura. "Certe occasioni devi coglierle al volo", racconta Simone Scuffet, 17 anni: in un mese ha debuttato in A nell'Udinese (più precoce di Buffon) e guadagnato l'azzurro con Prandelli. "Tutto fantastico, ma devo lavorare perché duri".

Lei guida la difesa dell'Udinese e non ha ancora la patente.
"Ho una minicar col patentino, in un quarto d'ora sono al campo e non peso sui miei. Papà Fabrizio è bidello alle medie del mio paese, mamma Donatella casalinga. Io figlio unico, loro sempre presenti quando ho avuto un problema. Mi hanno insegnato l'umiltà, il sacrificio, la necessità di dare sempre il massimo".

Quando ha scelto di essere un portiere?
"In prima elementare. Mio papà mi accompagna al campo, io mi metto fra i pali. Scelta istintiva. All'uscita, mi dice: "Sai che anch'io giocavo in porta, nei dilettanti?". Mia madre a casa si disperava: ho rotto un po' di gingilli. Quando sei bimbo, ogni spazio ti sembra una porta, ogni oggetto è una palla da afferrare, non pensi a nient'altro. Era bellissimo".

La sua è la terra di Dino Zoff.
"Un simbolo della mia regione. Oggi nell'Udinese ci sono altri tre o quattro giovani portieri di grande livello, tutti friulani. Il club lavora molto bene sul territorio".

Com'è il suo paese, Remanzacco?
"Piccolo, tranquillo, seimilaanime. Ora mi riconoscono tutti: una foto, un autografo, è piacevole. Gli amici e la mia ragazza Letizia mi trattano per quel che sono, tengo i piedi per terra. In discoteca faccio la fila e pago come tutti, per dire".

Lei la mattina va a scuola.
"Quarto ragioneria. Mi piacciono economia e matematica. Èdura, ma importante. Perdo giorni di lezione, cerco di recuperare in viaggio. Spero solo di non essere interrogato al lunedì...".

I suoi miti?
"Da bambino, Buffon. A Udine ho avuto la fortuna di allenarmi con Handanovic. Mi ha insegnato a non aspettare, a non avere paura, ad attaccare la palla ognivolta che ne ho la possibilità".

Si aspettava di debuttare a Bologna?
"No. Brkic stava male, nel riscaldamento ha avvertito dolore e ha rinunciato. Pensavo toccasse a Kelava, Guidolin ha indicato me: "Gioca Simone". Lì ho capito che bisogna sempre preparare le partite nel modo giusto. In Italia si preferiscono i più esperti e gli stranieri, è difficile che un giovane abbia un'occasione così. Ma se ti capita, non puoi non farti trovare pronto. La fortuna non basta, conta come ti alleni".

Brkic e Kelava come l'hanno presa?
"Sono molto disponibili con me. Immagino siano dispiaciuti di star fuori, ma il calcio è anche questo".

Dicono che lei debba migliorare sulle uscite alte.
"Devo migliorare in moltissime cose. E al più presto".

Le parate migliori fin qui?
"Quella su Maxi Moralez, molto difficile. Ma anche l'uscita su Matri in Coppa Italia. Come ne ho viste fare ad Handanovic".

Altre passioni?
"Il biliardo, palla 8. Peccato, nei ritiri ci sono solo videogame".

Lunedì lei affronta la Roma.
"Grandissima squadra, ma noi dobbiamo arrivare presto a 40, non siamo fuori dalla zona pericolosa. Prima di battere il Milan, il momento era delicatissimo. Ora non possiamo dire di averlo superato".

Roma e Milan la seguono per l'anno prossimo.
"Sono cose che ora non mi riguardano. Penso a giocare il più possibile. Sto bene a Udine: questa è la mia terra, questa è la squadra per cui tifo".


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