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Post Udinese-Lazio: flop bianconero, è involuzione continua tra i fischi

di Federico Mariani

Un tonfo assordante. Un KO pesante, accompagnato fortemente dai fischi piovuti copiosi dalle tribune dello stadio Friuli. È difficile del resto trovare scusanti per una sconfitta maturata in questo modo. Si sapeva che la sfida contro questa Lazio sarebbe stata molto dura. I biancocelesti sono in forma, stanno bene fisicamente e stanno attraversando un momento decisamente positivo. Pretendere un successo sui capitolini sarebbe stato forse eccessivo.

Tuttavia, c’è modo e modo di perdere una partita. Quello che ha lasciato l’amaro in bocca a tifosi è l’approccio alla gara e l’eccessiva arrendevolezza nella ripresa. I bianconeri hanno tentato di creare qualche grattacapo alla retroguardia avversaria solamente nei primi venti minuti, senza neanche troppa convinzione. E poi, nel secondo tempo, dopo aver incassato il 2-0 ad opera di Keita, l’Udinese si è sciolta. Ha tirato i remi in barca. Ha lasciato passeggiare la Lazio. Ha destato impressione vedere gli uomini di Simone Inzaghi scorrazzare per il terreno di gioco quasi indisturbati, senza un pressing ordinato e compatto. La banda Iachini non ha mai alzato il ritmo e questo deve preoccupare in vista delle prossime gare, se si ripensa anche ai terribili 60 minuti del Mapei Stadium. Lenti, compassati e poco incisivi in fase di spinta e costruzione di gioco, disordinati in difesa.

Questo tonfo fa rumore perché è il secondo stop consecutivo. È fragoroso perché va a delineare pericolosamente un momento difficile e perché ricorda sinistramente tratti dell’Udinese della scorsa stagione. Difetti simili, nonostante interpreti diversi. E poi i tifosi sono inquietati dall’involuzione dei propri beniamini. Sven Kums deve ritrovarsi, dopo un buon avvio di campionato. Rodrigo De Paul non sta attraversando un momento facile e stenta nel rendimento. Duvan Zapata pare nuovamente bloccato e non punge più.

Le uniche note liete di questa serata sono il recupero su buoni livelli di Panagiotis Kone, dinamico e volenteroso, e la caparbietà di Stipe Perica, lottatore indomito su tutti i palloni. Almeno loro si sono distinti per l’impegno profuso in una serata particolarmente avara di soddisfazioni ed opaca per il resto della squadra. Da rivedere anche Jakub Jankto, giovane di belle speranze, entrato a partita in corso e apprezzabile almeno per la buona volontà.

Ed ora? Stavolta l’allarme suona rumorosamente. La classifica non fa troppa paura, anche perché era difficile fare più punti contro squadre attrezzate per giocarsi l’Europa. Tuttavia, l’involuzione in termini di gioco e condizione fisica ed il filotto di partite senza i tre punti devono preoccupare. Dopo la sosta per gli impegni internazionali si va allo Juventus Stadium. L’anno scorso bastò un gol di Thereau per piegare i campioni d’Italia. Si spera che il miracolo possa ripetersi.
 


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