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Portieri, errori e redenzione: il punto sulla situazione di Scuffet e Bizzarri

di Federico Mariani

“Chi custodirà i custodi?” chiedeva Giovenale nella VI Satira. Riformuliamo questo quesito adattandolo ad un problema interno all’Udinese. Chi farà la guardia alla porta bianconera se i portieri prescelti tentennano? La papera occorsa ad Albano Bizzarri è un segnale preoccupante perché l’infortunio arriva da un estremo difensore esperto ed attento. Aggiungiamo che l’argentino aveva acquisito i gradi di titolare dopo il grave errore commesso da Simone Scuffet nel match interno contro il Torino. Quell’incidente è come se avesse fornito il pretesto per crocifiggere il friulano classe 1996. Alle colpe relative ai singoli episodi, si è sommata la scarsa autorevolezza con cui ha comandato la difesa nelle prime uscite stagionali. Sicuramente c’era un fondo di verità nelle tante critiche piovute addosso al portiere, sostenute parzialmente dallo svarione nella sfida tra l’Italia Under 21 ed i coetanei magiari. Tuttavia, lo scivolone di Bizzarri deve necessariamente riportare la riflessione sui binari più corretti ed equilibrati.

Innanzitutto, un errore è un imprevisto che può verificarsi costantemente. Capita ai giovani con meno esperienza come ai veterani segnati da tante gare. Dunque, non si può non convivere con questa spada di Damocle tremenda e al contempo dannatamente umana. Chiunque può steccare, da un momento all’altro. Anche per questo, lo sport è imprevedibile e piace tanto. Scuffet ha sbagliato, ma è accaduto lo stesso a Bizzarri, evidenziando come non ci sia un unico capro espiatorio. Semmai dovremmo prendercela con la crudeltà insita nel ruolo dell’estremo difensore, condannato alla perfezione in un mondo in cui trovare qualcosa di immacolato dall’errore è pressoché impossibile. È una consuetudine del calcio: se l’attaccante sbaglia, il risultato resta immutato, mentre lo scivolone del guardiano dei pali ha spesso conseguenze funeste. Dunque, chi ha sparato sul soldato Scuffet faccia autocritica.

Soffermiamoci in secondo luogo su un aspetto tecnico. Gli svarioni più gravi dei due portieri bianconeri sono stati due prese maldestre, con il pallone scivolato fatalmente in avanti. Ritorniamo alla domanda originale di Giovenale: chi custodisce i custodi? In particolare, nella fattispecie, perché nessun difensore ha avuto la premura e l’accortezza di aiutare il compagno in difficoltà? Certo, non è facile prevedere un errore simile, ma un componente del pacchetto arretrato sa di dover mettere in conto un’imprecisione di ogni genere ed entità commessa da un giocatore qualsiasi. E, nell’Udinese, questa attenzione pare non esserci. Lo si nota da errori macroscopici di posizionamento e gestione delle marcature come da questi dettagli apparentemente secondari. E allora non cerchiamo solamente un responsabile dietro ad un gol incassato o una prestazione opaca. La banda Delneri sta affondando collettivamente, non per via di un liscio difensivo o di una palla persa a centrocampo. Per ritrovare la retta via, occorre risistemarsi come squadra e gruppo. Solamente quando un giocatore aiuterà un compagno nel momento di crisi ed i reparti saranno tali non solo per nomea, l’Udinese e, di riflesso, i suoi interpreti potranno rivedere la luce.


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