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Perica: "Punto a migliorare i sei gol dello scorso anno, Di Natale mi ha aiutato. Normale che voglia giocare di più"

di Francesco Digilio

Lunga intervista a 360° del Messaggero Veneto a Stipe Perica, dalla sua infanzia ai pronostici sul campionato che sta per iniziare, passando per i suoi obiettivi personali. Il croato quest'anno spera di avere più spazio e opportunità. Lo scorso anno è stato decisivo in più di un'occasione e ora punta a collezionare più presenze e gol, convincendo Delneri a puntare su di lui, nonostante il possibile arrivo di un nuovo attaccante.

Perica, da bambino ha sempre sognato di fare il calciatore?
"Sì, non avevo altro per la testa. Ho giocato anche a basket, perchè nella mia città, Zara, la pallacanestro è uno sport amatissimo, ma io ho sempre preferito il calcio".

Aveva il poster del suo campione preferito in camera?
"Sì, quello di Ruud Van Nistelrooij. Ma mi piacevano anche Luca Toni e Ibrahimovic".

Il calcio in tv lo guardava?
"Certo, il posticipo della serie A tutte le domeniche sera. La Juve di Del Piero, la Lazio di Boksic, la Fiorentina di Batistuta, il Milan di Kakà".

Che infanzia è stata la sua?
"Serena. Mi divertivo con poco giocando in strada. Niente play-station, la mia famiglia era povera. Mio papà Damir lavorava in una struttura che ospitava studenti".

Perica e gli studi.
"Da noi ci sono otto anni di scuola obbligatoria e quattro di superiori. Ho preso il diploma all’istituto nautico. La persona che ricordo con più piacere è la maestra Jasminka: ogni tanto ci lasciava uscire per andare a giocare. Era di un buono esagerato. Mi diceva: se un giorno diventerai un calciatore professionista dovrai rifarti i denti. Non l’ho fatto perchè sono ancora bianchissimi".

Da chi ha ereditato la passione per il calcio?
"Da mio zio. A 17 anni era in prima squadra nello Zara poi ha dovuto interrompere la carriera per la guerra. Lui e mio padre l’hanno combattuta".

Cosa le hanno raccontato?
"Non tutto, anzi, diciamo molto poco e forse è meglio così. Mi limito a dire che certe cose non devono succedere più. Ma alla base di tutte le guerre c’è sempre la politica".

La Croazia è terra di grandi talenti calcistici: Boban, Modric, Mandzukic, Pjaca.
"Solo dalla mia città, Zara, arrivano Subotic, portiere del Monaco, Santini, punta del Caen, Modric e io. Siamo nati nel raggio di dieci chilometri".

A proposito di tradizioni. A Udine c’è quella degli attaccanti: da Balbo a Bierhoff, da Amoroso a Muzzi, da Iaquinta a Quagliarella per arrivare a Di Natale e Sanchez. Lei pensa di entrare a far parte di questo “club”?
"Lavoro ogni giorno per migliorare e diventare più forte. Io spero di riuscirci, magari già da questa stagione".

Ma quando arrivò al Chelsea ha pensato di restarci?
"Sono sempre stato realista. Avevo fatto 10 gol nel campionato croato, difficile restare in prima squadra a Londra".

Di Natale in una recente intervista ha dichiarato: «Sono contento per Perica, sta crescendo...».
"Conoscere Totò, allenarmi con lui mi ha aiutato tanto. Mi diceva sempre di essere meno frenetico e di essere più calmo davanti alla porta. Li ho visti tutti i filmati dei suoi gol. Di Natale era uno che studiava molto le caratteristiche dei difensori avversari"

Qual è stata la sua partita migliore con la maglia dell’Udinese?
"Forse con il Cagliari quando ho fatto gol e assist. Ma anche quelle con la Fiorentina e con la Juve".

E il gol più bello?
"Quello di testa all’Atalanta in Coppa Italia".

I suoi estimatori dicono: Mandzukic a 21 anni era meno forte di lei.
"Storie diverse. Lui fino a 24 anni ha giocato in Croazia e non segnava mai più di 10-11 gol. La sua carriera è cambiata dopo la doppietta in Dinamo-Ajax di Europa League".

La scorsa stagione lei ha segnato 6 gol. Quest’anno può arrivare in doppia cifra?
"Punto a migliorare, dipende da me. Lo scorso anno ho sbagliato qualche occasione di troppo: penso alle gare con Lazio e Bologna. Se fossi stato più bravo potevo già fare 10 gol l’anno scorso".

Lei preferisce agire da unico punto di riferimento o con un compagno vicino?
"Nella mia carriera ho sempre giocato nel 4-3-3 e nel 4-2-3-1, quindi da punta unica, ma non è un problema stare nel 4-4-2".

Il suo rapporto con Delneri? Ogni tanto lei dice che vuole giocare e il mister la bacchetta...
"Non posso che parlare bene di lui. Ha fatto una carriera importante, ha allenato la Juve. Poi credo sia normale che io pensi di voler giocare di più, sarebbe strano il contrario. Cercherò di parlare di più sul campo".

I tifosi vogliono un centravanti che sostituisca Zapata. Lei, Thereau e Lasagna magari un po’ meno...
"Se l’Udinese prende una punta da 20 gol e che ci fa vincere le partite siamo tutti contenti. Io continuerò ad allenarmi per guadagnarmi il posto".

È corretto definirla il giocatore ultrà? Se lei fosse un tifoso la partita andrebbe a vederla in curva, mica in tribuna...
"Vero. Io sono cresciuto in curva. Capisco l’amore per la propria squadra, i sacrifici per seguirla in trasferta nonostante il giorno dopo ci si debba alzare all’alba per andare a lavorare. Noi dobbiamo portare rispetto per questa gente".

Il suo connazionale Balic è arrivato con grandi aspettative a Udine, ma finora ha giocato poco.
"Il campionato italiano è difficile, c’è gente con più esperienza che ci ha messo tanto tempo per ambientarsi».

Ma Balic a lei cosa dice?
"Chiedeteglielo. Non posso parlare per lui".

Perica, chi vince lo scudetto?
"Credo che la Juventus sia ancora la squadra più forte. Le altre si sono avvicinate, in modo particolare il Napoli. Non credo invece a un Milan già da primo posto: un po’ perchè serve tempo per diventare squadra un po’ perchè, a parte Bonucci, non sono arrivati giocatori che hanno già vinto qualcosa".

Il favorito per la classifica cannonieri?
"Belotti se va al Milan o Higuain se gioca quasi tutte le partite".

Il mercato è impazzito. Con le cifre che girano non si rischia di allontanare questo sport dalla gente comune?
"È tutto esagerato. Sugli ingaggi non mi pronuncio, ma non è possibile che un calciatore costi 100 milioni".

Perchè è così affezionato al numero 18?
"Quando entrai nello spogliatoio dello Zara una vecchia signora mi consegnò quella maglia perchè era l’unica rimasta. Andai in campo e segnai una doppietta alla Dinamo. Non l’ho più cambiata".

Il compagno che più le tira le orecchie è Danilo?
"Io ascolto i consigli di tutti, ma credo di essere abbastanza cresciuto per sapere dove ho fatto bene e dove, invece, ho sbagliato".

Il mister in spogliatoio parla friulano?
"Ogni tanto. Ma poi traduce in italiano".

Ci saluti con una frase in friulano...
"Fuarce Udin".


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