Non mi avete fatto niente
Leggo con estremo stupore la carrellata di dichiarazioni ufficiali provenienti dal ventre dell’Arena, con cui si sancisce, ogni giorno di più, che tra società e tifoseria qualche crepa si sta allargando, alla faccia del dialogo continuo.
Ultimo in ordine di tempo l’intervento del Direttore Generale. Non ne riporto le frasi semplicemente perché non le ho direttamente ascoltate e non vorrei ‘travisare’.
Il senso è chiaro, però: buoni da una parte; ingrati dall’altra.
Allora anche se la matematica non sarà mai il mio mestiere, ho riassunto i risultati dalla prima gara di Stramaccioni (stadio in divenire) all’ultima contro la Viola. Mica per ‘loro’, eh: per me, ché magari hanno ragione e sostenere le ragioni di AUC, Curva Nord e chiunque altro con educazione si sia rotto è sbagliato e dovrei urlar loro di tacere… Ah no, già lo fanno: dovrei forse tacer loro di urlare e tifare… Neanche. Beh ci siamo intesi.
Campionato 2014-15: sedicesimo posto finale, 41 punticini frutto di 10 vinte, 11 nulle e 17 perse. In casa 6-5-8.
Nel seguente, un gradino in meno sotto Colantuono e (nel finale) De Canio: sempre dieci le vittorie, 9 i pari e 19 quelle perse, 39 punti con la gloria della festa a capitan Bellini. Pensavamo di aver toccato il fondo, dato che in casa lo score peggiorava (6-4-9)?
Forse. L’anno successivo Iachini (ma soprattutto Gigi l’Aquileiense) miglioravano posizione finale (13°), punti (44) con 12 vittorie, nove pari e 17 sconfitte. In casa 8-5-6.
Il tira-e-molla estivo con Luigi non fece bene: la stagione scorsa Delneri, poi Oddo e la serie negativa con la chiusura sotto Tudor/Iuliano fruttarono un 14° posto finale, con 12 vittorie, pochissimi pareggi (4) e 22 sconfitte. In casa un devastante 6-2-11.
Quest’anno Julio e Davide ci stanno sinora facendo veleggiare attorno al 16° posto con 19 punti. In casa lo score dice 3-3-6.
Eloquente? Sufficiente? Volete le percentuali?
In casa abbiamo sinora (stadio costruendo e finalmente nell’inviolabile fortino) disputate 88 gare di campionato. 29 le abbiamo vinte, 19 pareggiate e 40 (quaranta) perdute. Id est, 33% vinte, 21% pareggiate e 46% perse.
A casa mia, significa che il pubblico pagante ha visto la squadra perdere a quasi metà delle gare giocate ad Udine. Metà delle gare giocate a Udine. Metà delle gare giocate a Udine.
Bene. Siccome (al netto di qualche coro che giudico becero al termine di alcune gare) per 87 gare su 88 la curva (ed il pubblico tutto) ha urlato il proprio sostegno per i novanta minuti più recupero, vorrei mi fosse spiegata dove sta la mancanza di coesione, d’attaccamento, di gratitudine di un popolo che ha retto fin troppo prima di esplodere in un gandhiano silenzio, non violento e per nulla gratuito.
Invece si partì dal gesto di qualcuno in tribuna vip al termine della partita contro la Fiorentina; eppoi le parole di Pradé; e qualche giocatore che dice di capire ma non capire comunque di capire e non capire; finalmente il Diggì, il quale (a quanto leggo) stigmatizzerebbe la mancanza di riconoscenza per l’impegno profuso dalla società tutta, ribadendo l’inutilità di un discorso pubblico (le dichiarazioni lo sono, tanto per dire).
‘professore, quanto diamo a Polentarutti?’ - ''direi un sei'' - ‘ma se non ha risposto nemmeno a una domanda??? - ''si, ma si è impegnato, dai'’
Questo è il film. Impegno, giocatori che entrano ed escono come da un tornello della metro di Londra; bidoni parastatali acquistati e sbolognati dopo un’oretta scarsa di impiego… Io vi sono vicino, senza alcuna ironia: ma forse un esamino di coscienza andrebbe fatto. L’impegno, nelle società per azioni, alla lunga non basta e lassù non possono non saperlo.
Questo è il film, la cui fine (ci salviamo e ne sono certo) dopo quella del campionato è un’immagine nella mia mente che preferisco tenere per me.
Questo è il film: un impegno da 24 ore al giorno, senza dormire, ha prodotto dal 2014 esattamente 86 sconfitte su 174 gare, pari al 49,5%. Bene bene, proprio no.
E ricordatevi una cosa: si può essere o meno d’accordo con una parte della tifoseria quando questa decide di non sostenere la squadra in una o più gare; ma per chi vuole bene all’Udinese, come tanti fra quelli che sono rimasti in silenzio domenica passata, ognuna di quelle ottantasei batoste ha lasciato un segno. Me l’ha fatto notare la mia signora, parlando di cosa diversa. Paragoniamo le delusioni a chiodi piantati: tac, tac, tac. Carpi, Empoli, Crotone… Alla fine un sostenitore perdona tutto, tiene ai due colori alternati sulle maglie, i chiodi li toglie e perdona. Vi perdona, e ricomincia da capo.
Però sente delle fitte. Si mette di fronte allo specchio, e vede i buchi lasciati dai chiodi. Tutti e ottantasei.
Tutti e ottantasei. Meditate, se ne avrete voglia, tempo e pazienza.
Sì: i buchi li vedo anch’io, uno in fila all’altro sul mio glabro petto. Ma a me, amici miei, non avete fatto niente.
Tanto domani alle 15:00 l’asina vedrà ancora il suo angelo. L’asina, che sono io. E di calcio non ne capisco. Ma ne scrivo: perché mi piace maledettamente.