Metterci la faccia quando le cose vanno male non è mai cosa facile da fare
Metterci la faccia quando le cose vanno male non è mai cosa facile da fare. Meglio scomparire, meglio nascondersi in attesa che la burrasca passi, meglio tacere. E invece no. Daniele Pradè, dirigente che non a caso è stato per anni il fulcro di grandi squadre, con coraggio è andato davanti le telecamere e con sincerità, virtù ormai rara nel mondo del calcio, ha spiegato come stanno effettivamente le cose.
Sarebbe stato inutile dire che tutto andava bene e che si doveva fare soltanto quadrato attorno alla squadra e all'allenatore. Impossibile, quando perdi con l'Empoli, una delle squadre meno attrezzate della A, non puoi far finta di nulla. "Ma se non vinci con questi con chi vinci?" ha detto Pradè. Come dargli torto, l'Udinese avrebbe dovuto vincerla senza se e senza ma. Perfino il pareggio sarebbe stato troppo poco.
È da lì che nasce l'idea di cambiare allenatore, raccontata in maniera trasparente dal direttore. "Ci siamo presi 24 ore di tempo per fare la scelta giusta, la migliore possibile". Una scelta ragionata per non farsi prendere troppo dalla rabbia post partita: "Per come ragiono io l'avrei esonerato già domenica sera". Lecito pensarlo, corretto dirlo anche ai tifosi.
Prendere di petto i problemi, affrontarli e non scansarli, come si è invece fatto negli anni scorsi quando a ripetizione dirigenti e direttori ripetevano ritmicamente un'unica frase "va tutto bene". A Udine invece nulla va bene, nemmeno le giovanili, è tutto da rifare, ci sono stati troppi sbagli e Pradè lo ha ammesso. "Abbiamo fatto delle scelte sbagliate, può essere che siano stati fatti degli errori nella costruzione della squadra. Ora dobbiamo assumerci le nostre responsabilità".
In questa squadra dove non ci sono veri leader "non possiamo aspettarci che lo spogliatoio prenda decisioni sull'allenatore. Non siamo alla Juve o al Real Madrid", altra verità. L'Udinese è fatta di giovani inesperti che in situazioni come questa rischiano di andare nel pallone.
Non toccherebbe soltanto a lui assumersi le colpe, d'altronde è a Udine da neanche sei mesi mentre la crisi nera ormai si protrae da anni, ma lui lo stesso ci mette la faccia per essere chiaro con i tifosi, con chi ha a cuore l'Udinese. In tanti ieri sera avrebbero voluto vedere seduto su quella poltrona Gino Pozzo ma quello, mettiamoci il cuore in pace, non avverrà mai. C'è Pradè, è stato preso anche per quello, tocca lui.
Più che un'intervista quella con il direttore è parsa un'onesta analisi dei problemi e delle soluzioni che si possono prendere. Una chiacchierata vera e con pochi filtri e questo va apprezzato. Gli anni passati ciò non sarebbe mai stato possibile con nessuno, né con Giaretta, né con Bonato, né tanto meno con Gerolin.
Pradè è un uomo forte e capace, uno che non si nasconde dietro le domande, che non evita certi discorsi seppure siano scomodi. Meglio chiarirsi a quattr'occhi piuttosto che alimentare voci traverse. Un dirigente che nell'Udinese d'oggi deve essere il valore aggiunto. La speranza ora è che davvero la proprietà si affidi a lui e non altre sirene, si affidi alla sua esperienza, alla sua onestà per ricostruire qualcosa di duraturo.