La triste parabola di Saadi Gheddafi
Quante cose possono cambiare in dieci anni? La storia ci insegna che i cambiamenti possono essere tanti, non solo nella società ma anche nella vita di una singola persona. Provate a chiedere a Saadi Gheddafi, nel 2005 tesserato con l’Udinese (che quell’anno faceva la Champions League) e oggi protagonista suo malgrado di un video finito sul Web in cui il figlio dell’ex Rais (Mu’ammar Gheddafi) viene pesantemente torturato dalle milizie islamiste che lo tengono prigioniero da oltre un anno in un carcere di Tripoli.
Se le immagini hanno destato scalpore e sdegno, altrettanto si può dire dei capi d’accusa che pendono su Saadi, accusato di aver represso nel sangue le manifestazioni della Primavera Araba nel 2011 (accusa per il quale il fratello Saif al Islam è già stato giustiziato). Altre accuse, non meno gravi, riguardano il presunto coinvolgimento di Saadi Gheddafi nell’omicidio di un ex-calciatore libico nel 2005 oltre alla pesante accusa di appropriazione indebita quando era a capo della Federcalcio Libica. Il video mostra Saadi bendato e vestito con una tuta verde mentre ascolta terrorizzato le urla di altri prigionieri. Successivamente viene fatto oggetto di torture, che compredono schiaffi e colpi inferti alle piante dei piedi per mezzo di un bastone con le urla di Saadi come agghiacciante sottofondo sonoro.
Sono immagini ben diverse rispetto a quelle che ritraevano Saadi con un sorriso a trentadue denti mentre veniva presentato, nel 2003, da Luciano Gaucci come nuovo calciatore del Perugia. Fu un operazione di marketing bella e buona, con Saadi Gheddafi che divenne non solo il primo libico a calcare i campi della Serie A ma anche il primo figlio di un capo di Stato a farlo. L’esordio in campo arrivò all’ultima giornata del campionato 2003/2004 addirittura contro la Juventus, squadra di cui era non solo tifoso ma anche azionista per circa il 7%. Fu un quarto d’ora senza infamia ne lode, con il Perugia che riuscì a vincere quella partita per 1-0. La stagione successiva non vide mai il campo, complice una squalifica per doping comminata dopo una positività al Nandrolone che pose fine alla sua avventura in terra umbra.
Nel 2005 arrivò l’offerta dell’Udinese con il quale Saadi scese in campo una volta sola, sempre all’ultima giornata ma stavolta contro il Cagliari, andando anche clamorosamente vicino al goal nel finale costringendo Chimenti ad una grandissima parata. L’anno successivo va a Genova, sponda blucerchiata, dove non gioca mai e conclude la sua esperienza nel calcio italiano, fatto di due sole presenze e nessun goal.
Il resto è storia recente, con le scarpette da calcio appese al chiodo ormai da diversi anni. Nel 2011 dopo la caduta del regime di Tripoli, Saadi ha cercato rifugio in Niger dal quale è stato estradato nel Marzo 2014 e consegnato alle carceri libiche dove è ora in attesa del processo dove rischia la pena di morte. Questa è la triste parabola di Saadi Gheddafi, da ricco e viziato figlio di uno degli uomini più ricchi e temuti d’Africa a rifugiato prima e detenuto poi, in attesa della sentenza definitiva di condanna.
Maurizio Pilloni - TuttoUdinese.it