La Prima Europa, oggi il ventesimo anniversario. L'Udinese vuole rivivere i fasti europei
Primo giugno 2017. Tempo di estate, di caldo, di mare (per chi non lavora durante la settimana o per chi h a la spiaggia dietro casa) e di programmazione per la prossima stagione. Scoperta la terza maglia, confermato Delneri, detto addio a Bonato, tanti rinnovi. Insomma, c’è fermento. In tutte queste bollicine però forse più di qualcuno si è dimenticato di una cosa: il primo giugno è l’anniversario della prima, storica, qualificazione in Europa.
Era il 1997, l’Udinese era allora allenata da mister Zaccheroni, una pietra miliare della storia dei friulani e che ha fatto il suo anche in altre piazze. Il suo 3-4-3 ha fatto scuola ed è da annoverare tra i moduli che hanno fatto scuola ad Udine. La stagione 1996-1997 è stata particolare. L’obiettivo è chiaramente la salvezza, dato che le zebrette sono di nuovo in A da appena due anni e sono reduci da un decimo posto, sempre con lo Zac in panchina. L’annata parte “normalmente”, ventidue punti nel girone d’andata, con gli infotunii di Stroppa e Bierhoff che pesano non poco nell’economia di gioco friulana. Nel girone di ritorno però c’è la svolta. Il panzer tedesco rientra e si inizia a formare un’intesa importante con Poggi e Amoroso, tanto che questo tridente entrerà poi nella storia del club bianconero. Vittoria con il Cagliari, sconfitta con il Vicenza e vittoria che vale la salvezza anticipata con il Perugia. Senza il fantasma della B e con giocatori di talento che iniziano a trovare l’intesa può partire la cavalcata: sette vittorie, due pareggi e una sola sconfitta (4-0 contro la Sampdoria). Tra i successi, fondamentali sono quelli su Juventus e Parma, le due superpotenze della Serie A del tempo. All’ultima giornata il destino è nelle mani dell’Udinese, con una vittoria sulla Roma, battuta all’andata grazie a un gol di Poggi, sarebbe Europa. Così fu. La banda capitanata da Calori parte piano, poi il solito Paolo Poggi sblocca tutto e dà il là alle danze, con Bierhoff e Bia che completano lo 0-3 all’Olimpico. Tremila tifosi friulani esplodono di gioia nella capitale, per un risultato storico e assolutamente imprevidibile. Sono in quindicimila invece a seguire quegli ultimi minuti della stagione davanti al megaschermo di Piazza Primo Maggio. Sembrava una cosa estemporanea, dato che comunque la storia friulana e fatta anche di tanti bassi, con molti anni di B e C, ma l’Udinese e l’Europa da quel momento inizieranno un percorso che si incrocerà spesso. La prima volta è la più romantica, ma forse anche la più dolorosa nelle menti dei tifosi friulani. Ai trentaduesimi arriva il Lodz e la primissima partita in Europa è segnata da una sconfitta in terra polacca per 1-0. Ci pensano Poggi, Bierhoff e Locatelli a ribaltare le cose al Friuli, segnando il primo passaggio di un turno europeo. Ai sedicesimi, il big match. È giunta l’ora di combattere con l’Ajax, ai tempi una delle big europee. In Olanda finisce 1-0, come per il turno precedente. Al ritorno il Friuli è pieno raso. I tifosi, con una coreografia indimenticabile, chiedono il passaggio del turno e la prima “vittima” importante nella storia del club e la cosa sembra riuscire, al 95’ siamo sul 2-0, grazie alle reti dei soliti e arcinoti Bierhoff e Poggi, ma in sessanta secondi il sogno è spezzato: Shota Arveladze, al 96’, trova il varco giusto e segna la rete che ribalta il risultato. Vittoria per 2-1 inutile, in virtù dei gol in trasferta.
L’Udinese però vuole rivivere quelle emozioni e il tridente Amoroso-Poggi-Bierhoff, guidato dal maestro Zaccheroni, trascina la squadra friulana ancora più lontano nella stagione 1997-1998. Terzo posto e miglior risultato nella storia del club (se escludiamo il secondo posto cancellato dopo un’inchiesta), che però ancora non vale la Champions League. La seconda avventura europea però dura poco. Già al primo turno arriva infatti un pezzo grosso, ovvero il Bayer Leverkusen, che vince per un totale di 2-1 ed estromette subito i bianconeri. Ci sarà tempo per vendicarsi. La piazza sembra non essere sazia e nell’annata 1998-1999 ottiene la terza qualificazione in Coppa Uefa di fila. Risultati sempre più importanti, per una squadra che, fino a poco tempo prima, era abituata al sali scendi tra A, B e C. Non c’è più Zac in panchina, ma Guidolin, un tecnico che, dopo il miracolo Vicenza, ne fa un altro, portando l’Udinese al sesto posto e battendo agli spareggi per andare in Europa gli arcinemici della Juventus, tenendo una delle big della Serie A fuori dalle coppe, grazie all’1-1 di Torino. Per incomprensioni con Pozzo, il tecnico di Castelfranco dice addio e arriva Luigi De Canio. La Coppa Uefa cambia formato e le zebrette entrano nel primo turno della competizione, eliminando con un 3-1 i danesi dell’Aalborg, tocca poi al Legia Varsavia soccombere, per 2-1. Ai sedicesimi arriva una vecchia conoscenza. Il Bayer Leverkusen. Per la giovane Udinese europea c’è già la possibilità di compiere la prima vendetta. A Udine le cose però non vanno bene, con i tedeschi che si impongono per 0-1 e iniziano a sembrare una vera e propria nemesi. A Leverkusen però c’è una delle prime imprese europee che entrano dritte nella storia del club. Margiotta, nome che ha lasciato praticamente quest’unica traccia in bianconero, segna il gol della speranza. Pochi minuti dopo però sempre lui la mette di nuovo dentro, con una doppietta che permetterebbe di mandare a casa i tedeschi. Ballack risponde immediatamente, ma finisce 1-2. BayArena espugnata e ottavi di finale raggiunti. Ottavi che però saranno amari, con un 2-2 complessivo con lo Slavia Praga che manda a casa i friulani, colpevoli di aver incassato due reti al Friuli. Nuova annata, nuova avventura europea. L’ottavo posto ottenuto da De Canio porta l’Udinese in Intertoto, che sarà l’ultimo trofeo conquistato dai bianconeri, battendo di nuovo l’Aalbrog, l’Austria Vienna e il Sigma Olomuc in finale. Coppa e quarta partecipazione consecutiva in Coppa Uefa, che però dura poco, eliminando al primo turno il Polonia Varsavia, ma prendendo schiaffi dal PAOK Salonicco, sfida che finisce 1-3. Dopo questa scorpacciata, per due anni la squadra di Pozzo non riuscirà a ottenere il pass europeo, tornandoci nel 2002-2003, con il sesto posto ottenuto sotto la guida Spalletti, ma al primo turno della Coppa Uefa 2003-2004 arriva l’immediata eliminazione per mano dell’Austria Salisburgo. Il ciclo oltralpe però sembra riaperto, con il settimo posto in campionato che permette di tornare di nuovo al primo turno, che per Spalletti però sembra essere indigesto, dato che i suoi vengono di nuovo estromessi ancor prima di partire, con una sconfitta per 3-2 con il Panionios che lascia molto amaro in bocca, visto che è la seconda debacle contro un avversario non troppo blasonato. Questa rabbia viene però riversata in campionato, con la squadra che, otto anni dopo, compie un altro miracolo, centrando il primo accesso alla Champions League. Il tecnico toscano lascia per andare alla Roma e la frattura con la tifoseria friulana resta tutt’ora. La squadra viene affidato al giovane Serse Cosmi, autore di buone annate con il Perugia. Serse rompe l’incantesimo dei preliminari. Il sorteggio dice Sporting Lisbona. All’Alvalade i friulani vincono con un rigore di Iaquinta. Il ritorno, il 23 agosto 2005, è la grande notte del Friuli. Tutti, un po’ come successo con l’Ajax, vogliono l’impresa e stavolta il risultato viene portato a casa: Iaquinta su rigore, Natali e Barreto abbattono un coraggioso Sporting per 3-2 (di Douala la rete del pericolo, il gol di Pinilla arriva nel fischio finale). Il sogno continua, ma, di nuovo, si infrange sul più bello. Ai gironi ci sono il Werder Brema (nemesi tedesca), il Panathinaikos di Malesani e il Barcellona (che vincerà la coppa). Due vittorie sui greci e il pareggio casalingo coi tedeschi permettono di sognare, con 7 punti che permettono di giocarsi i sedicesimi all’ultima gara con il Barcellona, già qualificato e imbottito di riserve. Basterebbe un pareggio, ma la squadra ha troppa paura e alla fine i blaugrana segnano negli ultimi minuti con Ezquerro e Iniesta. Terzo posto nel girone e ancora Coppa Uefa, che, dopo la vittoria con il Lens, termina al cospetto del non irreprensibile Levski Sofia. La squadra però aveva cambiato più volte tecnico (Cosmi, Dominissini, Galeone) e c’era la sensazione, corretta, che fosse finito un ciclo.
Basta poco però per ricominciare il percorso. Nel 2007-2008 un’Udinese completamente rinnovata e guidata da Pasquale Marino ottiene il settimo posto. È di nuovo turno di preliminari, ma stavolta non c’è una “sconosciuta”, c’è il Borussia Dortmund. Altra tedesca sulla strada friulana. La sfida è al cardiopalma. Al Westfalenstadion le zebrette ottengono uno 0-2, grazie alle reti di Floro Flores ed Inler, e sembra tutto fatto. I gialloneri però al Friuli copiano l’impresa, con la rete dello 0-2 di Hajnal che arriva al 92’. C’è di nuovo aria di beffa stile Ajax o Barcellona, ma stavolta le cose devono andare diversamente. Si va ai rigori. Domizzi sbaglia e Hajnal si fa parare il penalty. Tutto ancora sullo 0-0. Poi si inizia a segnare, fino al quarto tiro dagli undici metri, quando Błaszczykowski si fa respingere il tiro da Handanovic, che inizia la sua nomea di pararigori. Lukovic butta dentro l’ultimo e per l’Udinese è festa grande. Nel girone i friulani pescano Spartak Mosca, Tottenham, N.E.C. e Dinamo Zagabria. Le batte tutte, tranne che la squadra olandese, sconfitta ininfluente ai fini della qualificazione. Ai sedicesimi arrivano i polacchi del Lech Poznan e i bianconeri confermano la propria buona stella contro le squadre dello Stato dell’est, vincendo per 4-3. Di nuovo ottavi e bissato il record della stagione 1999-2000. Arriva lo Zenit San Pietroburgo, campione in carica della competizione. Sembra finita. Invece è giunta l’ora di aggiungere un nuovo tassello ai successi storici dell’Udinese. La partita del Friuli sembra impossibile da sbloccare, ma alla fine, negli ultimi sette minuti, Di Natale e Quagliarella mettono dentro due reti che fanno sognare. In Russia si gioca su un campo disastrato, vittima della neve. Il bunker dei friulani però regge, cedendo solo su un tiro di Tymoščuk, che mette paura, ma non fa crollare la squadra di Marino, che ringrazia anche una svista arbitrale, con D’Agostino che salva il 2-0 di braccio. Si inizia a fantasticare sulla coppa, ma il Werder Brema spezza di nuovo tutto, con Diego superstar che spegne l’entusiasmo bianconero con il 3-1 dell’andata. Al Friuli finisce 3-3. Udinese che quindi vede nei quarti il suo miglior risultato europeo.
2010. Ritorna Guidolin. Dopo le ultime annate tribolate a molti basterebbe la salvezza. Spesso dopo le quattro sconfitte iniziali. Però le migliori imprese friulane iniziano dalle difficoltà. La squadra compie una cavalcata incredibile, spinta da Di Natale e “El Nino Maravilla” Sanchez. È di nuovo Champions League. Ai preliminari arriva l’Arsenal e qua i ricordi iniziano ad essere nettamente più nitidi. All’Emirates la squadra arriva con due esordienti in campo (Ekstrand e Neuton), prende gol subito da Walcott e poi, nonostante un assedio che ha dell’incredibile, non riesce a buttarla dentro, con Armero che centra una traversa. Si scende in Europa League, in un girone che diventa infernale, dato che il Sion, la squadra di quarta fascia, viene estromesso in favore del Celtic. Così l’Udinese si trova Atletico Madrid, Celtic e Rennes. Sembra quasi impossibile e invece le zebrette battono prima in rimonta i francesi, poi ottengono un’incredibile 2-0 con gli spagnoli (che inizieranno poco dopo ad essere l’armata che tutti noi conosciamo) e un pareggio in terra scozzese. Sette punti e ancora tre partite. C’è un leggero rilassamento, con l’Atletico del bomber Falcao (e di Diego, ancora lui) che vince al Calderon 4-0. Poi a Rennes, dove basterebbe una vittoria per il secondo posto, il risultato non si sblocca e finisce zero a zero. Ci si gioca tutto al Friuli con il Celtic. Samaras spaventa tutti, ma Di Natale rimette le cose a posto e fa passare all’Udinese il girone di ferro. Ai trentaduesimi c’è il PAOK ed è la seconda vendetta nella storia friulana. 0-0 a Udine e un incredibile 0-3 al Toumba, considerato inespugnabile. Il sogno si infrange stavolta agli ottavi, davanti al non imbattibile AZ, per 3-2. La squadra però aveva perso pezzi importanti ed era in lotta per il terzo posto, che alla fine arriva. È ancora Champions ed è ancora delusione ai play-off, stavolta contro il Braga. 2-2 totale, si va ai rigori. Handanovic non c’è più e i portoghesi li insaccano tutti. Maicosuel invece fa il suo cucchiaio che fa piangere una regione intera. In Europa League il girone è di nuovo importante. Ci sono Liverpool, Young Boys e l’Anzhi dei miliardari. Questa avventura resterà nella storia per la vittoria per 3-2 ad Anfield Road. Per il resto sono solo delusioni, con lo sconosciuto Bobadilla che, nelle due gare contro gli svizzeri, mette a segno cinque reti. Nonostante tutto l’Udinese di Guidolin arriva, dopo un filotto incredibile di otto vittorie di fila (miglior striscia di vittorie nella storia del club) al quinto posto, spinta dal solito Di Natale e da Muriel. La stagione 2013-2014 è anche l’ultima (speriamo non in senso assoluto) per i friulani in Europa, ma arriva un’eliminazione ai preliminari contro lo Slovan Liberec per 3-2 che sa di nuova chiusura di un ciclo. La gara di andata in particolare è assurda. I cechi segnano da tutte le posizione, mentre i bianconeri centrano tre pali e mancano gol su gol.
Ora, dopo tante annate difficili, finalmente si ricomncia nel segno della continuità. Nel giorno del ventesimo anniversario dalla prima qualificazione abbiamo finalmente un allenatore che sarà per due anni di fila sulla panchina friulana e un buon gruppo di giovani da sgrezzare. Udinese ed Europa, due strade che si vogliono reincrociare… il più presto possibile.