L'atteggiamento remissivo
Come per la Lazio, anche per la Juve è stato tutto troppo facile. L'Udinese è scesa in campo colma di paura, degli avversari ma soprattutto di sé stessa, tant'è che la partita è durata soltanto 8' minuti, quei tanti che bastavano a Ronaldo per trovare il gol del vantaggio. Finita lì. Il resto per la Vecchia Signora è stato poco più che un allenamento.
Che dire? Ovvio che 99 volte su 100 a Torino la perdi, e la sconfitta infatti non è una sorpresa, tutt'altro. Ancora una volta siamo qui però a discutere sul come questa sconfitta sia arrivata. Venivamo da due settimane tutto sommato buone, tra la vittoria di Coppa contro il Bologna e il pari di Napoli, che dovevano essere, almeno nelle parole, una grande iniezione di energia. E invece no, scoraggiati da momento in cui abbiamo messo in campo. Perché presentarsi così arrendevoli allo Stadium? Perché questa mancanza totale di fiducia nei propri mezzi? Domande che non trovano, da anni purtroppo, alcuna risposta.
E la prestazione è figlia di questo atteggiamento remissivo. Sconfitti in partenza, tutti dietro ad aspettare gli attacchi del trio di Sarri. Si è divertita la Juve e gli juventini per 45 minuti, noi decisamente un po' meno.
Tralascio gli errori individuali, troppi sia a livello difensivo (Ekong non è più lui dall'ultimo appuntamento con la nazionale) che offensivo (quando hai l'occasione di fare gol contro una squadra come la Juve la devi assolutamente buttare dentro). A salvarsi sarebbero soltanto Musso, ancora una volta chiamato ad evitare un passivo ben peggiore, e Pussetto, tornato ad essere quello dell'anno scorso. Mi concentro sull'aspetto mentale, sulle motivazioni che questa squadra non sembra avere.
Non possiamo far passare in cavalleria una partita del genere dicendo che tutto sommato il secondo tempo è stato positivo e quindi si riparte da lì. No, questo è discorso che abbiamo sentito troppe volte. Serve capire il motivo, razionale ed irrazionale, di questo tipo di partite. Spetta alla società, al direttore sportivo Marino, entrare nello spogliatoio e chiedere perché. Noi commentatori che vediamo il palazzo soltanto da fuori non possiamo avere delle risposte e delle soluzioni.
Lo 0 di Torino era preventivano, i punti persi, siamo onesti, sono altrove, contro Parma, Brescia, Spal in casa per esempio. Qualcosa va fatto e anche subito perché la classifica fa preoccupare e non poco. Per la salvezza questa stagione ci sarà da lottare per davvero, nessuna retrocessa già a gennaio, nessuna squadra materasso. Tutte se la giocheranno, con il coltello tra i denti, fino alla fine. E noi? Facciamo un esame di coscienza e rendiamoci conto di quello che realmente siamo ad oggi, una squadra che deve pedalare per tirarsi fuori da una situazione davvero difficile. Non specchiamoci in lusinghe inutili, oggi siamo quart'ultimi, quella è la nostra realtà. Con 38 punti (vanno fatti anche quelli) forse non ci si salva, ne servono almeno 40, stando a quelli che sono i calcoli.
Tre partite da qui alla fine del girone d'andata, bisogna assolutamente muovere la classifica. Cagliari, Lecce e Sassuolo, non si pensi siano tre partite tutto sommato facili.