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L’Apu Udine in Serie A1 è la favola bella di cui questa città aveva bisogno

di Stefano Pontoni

È la notte in cui un sogno lungo sedici anni diventa realtà. L’Apu Old Wild West Udine torna finalmente in Serie A1 dopo un’attesa estenuante, scrivendo una pagina storica per lo sport friulano. Davanti a un PalaCarnera gremito all’inverosimile, i bianconeri battono Rimini 95-86 nella sfida decisiva, conquistando la promozione con due giornate d’anticipo​. È l’epilogo trionfale di una stagione indimenticabile, un autentico capolavoro sportivo frutto di anni di lavoro, passione e visione. Al suono dell’ultima sirena l’esplosione di gioia è incontenibile: Udine riabbraccia la massima serie e lo fa nel modo più bello, dominando il campionato e scatenando un intero territorio in festa.

La visione di Pedone: dalle ceneri di Snaidero al sogno realizzato

Dietro questo successo c’è la tenacia e la lungimiranza del presidente Alessandro Pedone, l’uomo che ha ricostruito il basket udinese dalle ceneri della storica Snaidero. Quando l’amata Snaidero, ultimo club friulano in A1, scomparve lasciando un vuoto enorme nel 2009, in pochi avrebbero scommesso di rivedere una squadra friulana nell’élite del basket. Pedone invece ci ha creduto: ha rilevato il testimone e rifondato il progetto cestistico partendo dalle serie minori, con l’idea folle e meravigliosa di riportare Udine dove merita. In poco più di un decennio quella visione ha preso forma passo dopo passo – dalla Serie D fino alla A2 – senza mai scorciatoie, ma conquistando sul campo ogni promozione​. Anno dopo anno, investimento dopo investimento, Pedone ha gettato le basi per questo traguardo.

Oggi quel sogno è realtà, e il presidente fatica a trattenere l’emozione. In lacrime a fine gara, Pedone è sceso sul parquet ad abbracciare uno a uno i suoi giocatori, lui che più di tutti conosce il valore di questo momento. "Ho appena finito di piangere – confessa commosso – e ora posso parlare... Abbiamo vinto la Serie A2, cinque anni fa ero rimasto solo io: oggi chiudiamo il campionato con due giornate d’anticipo". Parole che raccontano la passione inesauribile di un presidente che non ha mai mollato, neanche nei momenti difficili, e che oggi può finalmente gioire insieme alla sua gente. Questa promozione è il perfetto coronamento di anni di sacrifici e investimenti, il culmine di un progetto costruito con amore e visione. Pedone lo chiama “il mio sogno” e ora può stringerlo tra le mani, consapevole di aver riportato Udine nell'Olimpo del basket.

Sono scene che resteranno scolpite nella memoria di Udine. Al termine della partita tutto il PalaCarnera è esploso di gioia, con un’invasione di campo spontanea sulle note di “We Are The Champions” e cori che hanno fatto tremare le tribune. I tifosi, accorsi in massa (palazzetto sold-out e maxi-schermo allestito fuori per chi non aveva il biglietto​), si sono uniti in un abbraccio collettivo con la squadra. Sul parquet va in scena la commozione: giocatori, staff e pubblico in lacrime di felicità, abbracci interminabili, sorrisi e canti. Il presidente Pedone viene preso e portato in trionfo dai suoi ragazzi, letteralmente sollevato sopra la folla festante. Il momento più iconico arriva quando si arrampica sul canestro e, come da tradizione, taglia la retina da appendere in bacheca​. Quel piccolo cerchio di filo bianco, sollevato al cielo tra gli applausi, rappresenta il coronamento di un lungo viaggio: è il simbolo tangibile che il traguardo è raggiunto.

In mezzo al parquet c’è chi stenta a crederci: molti tifosi hanno seguito l’Apu nei palazzetti di provincia durante gli anni bui, e ora piangono ricordando quanta strada è stata fatta. “Siamo in A1, siamo tornati!” urla qualcuno con la sciarpa al collo e la voce rotta dall’emozione. È la vittoria di un’intera comunità, di una città e di una provincia intera. Udine torna in paradiso, dopo aver attraversato un lungo purgatorio sportivo: la festa è totale e coinvolge tutti, dai bambini con il pallone arancione in mano agli anziani che sognavano questo momento da una vita. In questa notte magica, il cuore friulano batte forte e si tinge di bianconero.

Coach Vertemati e una squadra grintosa: il capolavoro tecnico

Se questo risultato è stato possibile, gran parte del merito va anche a coach Adriano Vertemati. Arrivato sulla panchina udinese appena due anni fa, Vertemati ha centrato l’obiettivo più ambizioso nel minor tempo possibile​. Il tecnico lombardo ha saputo plasmare un gruppo di talenti in una squadra vera, compatta e grintosa, costruita a sua immagine e somiglianza. “Abbiamo creato una squadra forte, compatta, sia per qualità umane che per determinazione. Hanno dimostrato di avere una marcia in più” ha dichiarato fiero l’allenatore, sottolineando lo spirito unico dei suoi ragazzi.

Questo spirito di squadra è stato l’arma in più di Udine per dominare uno dei campionati di A2 più difficili degli ultimi anni. Fin dalla prima palla a due la squadra bianconera ha imposto il proprio carattere, mostrando una fame e una solidità mentale fuori dal comune. Non a caso l’Apu non ha mai perso due partite di fila in tutta la stagione​, segno di una tenuta impressionante. Vertemati è riuscito a ottenere il massimo da ogni giocatore, trasformando ottimi singoli in un collettivo straordinario. Giocatori esperti e giovani promesse hanno remato tutti nella stessa direzione, con umiltà e ferocia agonistica, seguendo il mantra del coach: difesa asfissiante, intensità e nervi saldi nei momenti caldi. Il risultato? Primo posto blindato con largo anticipo e promozione diretta, evitando la lotteria dei playoff e “chiudendo” di fatto il campionato già a metà aprile​. Un’impresa tutt’altro che scontata, vista la qualità delle rivali: Rimini su tutte, battuta nello scontro diretto decisivo, ma anche piazze ambiziose come Cantù, Bologna, Brindisi, Torino. Nessuno però ha saputo tenere il passo dei friulani guidati da Vertemati, artefici di un dominio costruito giornata dopo giornata.

I protagonisti in campo: Hickey, Johnson, Alibegovic e gli altri eroi bianconeri

Dentro al rettangolo di gioco, l’Apu Udine ha mostrato un gioco corale esemplare, ma anche individualità di spicco capaci di emergere nei momenti chiave. In cabina di regia ha brillato Anthony Hickey, playmaker americano dall’energia inesauribile. Hickey non solo ha gestito i ritmi e distribuito assist a raffica, ma ha anche segnato canestri pesanti quando contava, incarnando alla perfezione lo spirito combattivo della squadra. Emblematica l’azione finale della partita promozione: Mirza Alibegovic, il capitano, infila la tripla decisiva e subito dopo viene avvolto in un abbraccio simbolico proprio da Hickey, quasi a suggellare l’impresa​. Quell’abbraccio tra il bomber e il regista è l’immagine stessa della forza del collettivo costruito quest’anno.

Sul parquet ha giganteggiato anche Xavier Johnson, atleta dirompente e secondo americano del team, autentico dominatore sotto i tabelloni. La sua prestazione maiuscola contro Rimini (15 punti e valanghe di rimbalzi) è stata un fattore determinante per la vittoria​ Johnson ha messo in campo tutta la sua classe e fisicità, risultando spesso immarcabile per gli avversari. Accanto a lui, tanti altri eroi silenziosi: dal veterano Matteo Da Ros, prezioso per esperienza e intelligenza cestistica, al lottatore Rei Pullazi, passando per l’ala Iris Ikangi (autore anche di una tripla fondamentale nel finale) e tutti gli altri membri di un roster profondissimo. Tutti hanno portato il proprio mattone per costruire questa promozione.

E poi c’è lui, Mirza Alibegović, il capitano e l’anima dello spogliatoio. Figlio d’arte (suo padre Teo fu protagonista dell’ultima promozione udinese negli anni 2000), Mirza ha saputo prendersi la squadra sulle spalle nei momenti decisivi. Dopo un avvio in sordina, nella partita clou ha segnato 9 punti nell’ultimo quarto – inclusi gli ultimi cruciali 5 punti tra liberi e tripla – facendo venire giù il Carnear. Alibegovic, con 21 punti a referto, è stato il top scorer della serata e soprattutto il trascinatore emotivo: il suo urlo di gioia dopo la tripla finale ha liberato tutta la tensione accumulata in anni di attesa. È il capitano ideale, friulano d’adozione e leader dentro e fuori dal campo, e ora può alzare orgogliosamente la retina tagliata sapendo di aver condotto i “suoi” ragazzi in cielo.

Udine in festa: un’intera comunità abbraccia la Serie A1

Questa promozione non è soltanto una vittoria sportiva, è molto di più: è un evento che riaccende l’entusiasmo di un’intera comunità. Udine e il Friuli respirano basket, e da troppo tempo mancava l’aria frizzante della Serie A. La notte del 13 aprile 2025 sarà ricordata come quella del risveglio di un gigante addormentato: la città si è tinta di bianconero, le piazze hanno risuonato di clacson e cori, i tifosi si sono riversati nelle strade per festeggiare fino a tarda ora. Il Carnera – tempio del basket friulano – è stato il cuore pulsante di questa festa: dentro, un muro umano a cantare “Forza Udine!” in un boato unico; fuori, centinaia di altri tifosi riuniti attorno al maxi-schermo a soffrire e gioire all’unisono​. Una comunità intera, dai paesi di provincia fino al capoluogo, si è riconosciuta in questa impresa.

Il sindaco di Udine De Toni, presente alla partita, ha parlato di “grande soddisfazione per tutta la città”, sottolineando come sia “una gioia che pochi possono vantare”​messaggeroveneto.it. In effetti, Udine ora può orgogliosamente dire di avere due squadre in Serie A: quella di calcio (l’Udinese) e finalmente anche quella di basket. Un vanto sportivo che riporta la città sotto i riflettori nazionali. Nei bar del centro questa mattina non si parla d’altro: l’Apu in A1 rappresenta un motivo di orgoglio identitario per la gente friulana. Questa promozione è vissuta da tutti come un riscatto e un nuovo inizio, dopo anni in cui la massima serie sembrava lontana. Gli occhi lucidi del presidente Pedone in conferenza stampa – “Questa città merita la Serie A, senza basket non riesco a vivere” ha detto con la voce rotta – sono gli stessi occhi lucidi di tanti tifosi comuni. Basket a Udine significa tradizione, appartenenza, famiglia: tornare tra i grandi significa riaccendere un fuoco che ardeva sotto traccia da tempo.

Ora le sfide ai giganti del basket italiano

L’impresa è compiuta, ma in fondo è solo l’inizio di una nuova avventura. Dal prossimo autunno, l’Apu Old Wild West Udine tornerà a calcare i parquet della Serie A1, confrontandosi con i giganti del basket italiano. Al Carnera – che per l’occasione verrà probabilmente ampliato e riammodernato – sfileranno squadre leggendarie come Olimpia Milano, Virtus Bologna, Reyer Venezia, Pall. Varese, Treviso e tutte le big della nostra pallacanestro. Nomi che suonano quasi mitici per chi, fino a qualche anno fa, giocava contro piccole realtà di provincia. Sarà emozionante vedere Udine duellare di nuovo con queste nobili avversarie: è il ritorno in un palcoscenico che alla città friulana mancava da troppo tempo.

Certo, la sfida per mantenere la categoria non sarà facile – la Serie A oggi è un campionato competitivo e ricco di squadre attrezzate. Ma questo Apu Udine ha dimostrato di avere cuore, organizzazione e ambizione per giocarsela con tutti. Il presidente Pedone lo ha già dichiarato: la società userà il tempo guadagnato dall’aver chiuso la promozione in anticipo per costruire una squadra all’altezza della Serie A1​. L’entusiasmo non manca di certo, così come il sostegno di sponsor e istituzioni locali pronti a fare la loro parte. E, soprattutto, non mancherà l’apporto del sesto uomo, un pubblico che ha già fatto vedere di che pasta è fatto. Il popolo friulano del basket è pronto a riempire il Carnera anche l’anno prossimo, trasformandolo in una bolgia per spingere i propri beniamini contro ogni corazzata.

In un’epoca in cui spesso si parla di declino dello sport di provincia, Udine ha lanciato un messaggio forte: con la passione, la programmazione e il cuore, si possono abbattere tutti i muri. L’Apu Udine in Serie A1 è la favola bella di cui questa città aveva bisogno. Adesso i riflettori sono accesi: si va a giocare tra i grandi. Sarà dura, ma questa notte ci ha insegnato che nulla è impossibile. Come ha detto Pedone tra le lacrime, “godiamocela tutta": Udine si gode il suo meritato ritorno nell’Olimpo del basket. E chissà che questo non sia solo il primo capitolo di una nuova entusiasmante storia tutta da scrivere. Benvenuta in Serie A, Udine: te lo sei meritato, fino in fondo.


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