L'affaire "Di Natale" e quel dito alla curva...
Totò Di Natale, dopo il rigore del momentaneo 1-0 contro il Catania si è portato il dito davanti alla bocca rivolto alla Curva Nord. Proprio in quel momento la curva cantava l’ormai usuale “Noi non siamo napoletani” e l’ennesimo coro deve aver stizzito il capitano che ha reagito platealmente.
L’accaduto è stato ripreso dai media nazionali, particolarmente sensibili (a ragione!) all’argomento. Di Natale, successivamente resosi conto di aver esagerato quanto meno nei modi (ma sicuramente non nel contenuto della sua esternazione) ha prima voluto e ottenuto un confronto coi ragazzi della Curva e successivamente sfruttato il sito ufficiale dell’Udinese per scusarsi pubblicamente.
L’antefatto. Perché la curva dell’Udinese canta ossessivamente quel coro? Al di là dell’odio sportivo che almeno da parte dei sostenitori friulani non è mai sfociato in nient’altro, è ancora aperta una ferita tra le due tifoserie. 7 febbraio 2010, Udinese – Napoli rischia di saltare per incidenti accaduti in Curva Nord. I fatti abbondantemente dettagliati dal questore di Udine Giuseppe Padulano, di origine napoletana, inchiodano 10 tifosi del Napoli. Un furgoncino scortato da tre auto si era piazzato in Curva Nord in posizione strategica per un assalto ai tifosi che ordinatamente facevano il loro ingresso nell’impianto. Un atto preordinato e vigliacco e del tutto illogico, probabilmente condotto da squilibrati la cui fuga durò veramente poco. In seguito si cercò nel tentativo di salvare il salvabile di buttare tutti nel calderone dei colpevoli, usanza tipicamente italiana, ma le colpe furono unilaterali senza alcun dubbio. Quel giorno ben 6.000 tifosi partenopei colorarono la curva ospiti senza alcun problema d’ordine pubblico ma l’immagine di Napoli fu incrinata da quei 10 teppisti.
Concorso di colpe. La Curva quindi intende lanciare un messaggio che potremmo sintetizzare con un rifiuto categorico della violenza nel calcio ed ovviamente in generale. La realizzazione è censurabile ma non manca di coerenza. Il coro è stato intonato anche a Liverpool dove sarebbe sembrato inopportuno se non ci fosse un precedente. Il 21 ottobre 2010, stesso anno dell’episodio increscioso di Udine, furono arrestati 15 tifosi del Napoli che accolsero i tifosi del Liverpool con le lame. In Inghilterra non andò meglio e i colpi furono restituiti. Anche l’Udinese è andata ad Anfield, accompagnata da 1000 tifosi. Ha vinto in barba a chi non vede l’ora di inchiodarla per il ranking come se fosse colpa della squadra friulana la situazione difficile del calcio Italiano, ha raccolto gli applausi degli sportivissimi tifosi dei Reds ed è tornata a casa. Senza problemi.
Di Natale non ha certo sbagliato a stigmatizzare l’ossessività di un coro fuori luogo ma ha toppato nei modi e nei tempi. C’è infatti un pizzico di ipocrisia nell’ignorare i cori quando la classifica sorride e tutto sembra andare a gonfie vele e puntualizzarne la gravità nei momenti più duri anche perché il gesto non è isolato ma si inserisce in un periodo di due mesi in cui ha avuto da ridire pesantemente sui preparatori atletici e sui compagni di squadra, con atteggiamenti che sul terreno di gioco aiutano poco. Per questo si è scusato, conscio dello sbaglio e non certo spinto, o non solo almeno, dalla società come ipotizzato con un pizzico di malizia.