Il Palaverde è bianconero. Il resto non conta
Vincono Roseto, Mantova e Verona, ma il sogno non finisce: inizia qui.
Udine è ormai realtà; Udine se la gioca con la capolista, soffre la sua parte per due quarti ma devasta i domestici nell’ultimo periodo; Udine ha trovato un centro dominante.
Il basket è questo, almeno per me: passione, dedizione, pazzia, talento, sorte, pugni sul petto e spinte sotto le plance. Il basket è entusiasmo e duecento anime che si muovono al seguito di un sogno, appunto appena iniziato.
Accadde oggi a Treviso: Udine parte bene, poi prende un parziale di 11-25 e va al riposo sotto di otto. Nel terzo quarto le cose paiono peggiorare, ma (come contro Mantova) partono i “dieci minuti bianconeri” nei quali la trimurti Stan/Rain/Abdel fa a pezzi gli avversari. Contro la Dinamica tutti dettero la colpa alla cattiva gestione di “Martello”, sottovalutando la prestazione della GSA; ma due indizi fanno quasi una prova e questa GSA è decisamente squadra con le carte in regola per competere contro le avversarie più forti: contro le tre teste di serie (Virtus, Treviso, Trieste) ha infatti vinto tre volte su sei. Qualche aggiustatina e via che si parte lancia in resta.
Importa poco che la fine ufficiale del progetto-playoff avvenga la sera della vittoria più bella (dopo il derby, of course); la Pasqua bianconera è straordinaria, con la quinta perla di fila e la prospettiva di chiudere in bellezza la stagione, non la striscia, contro la Effe a Cividale sabato prossimo.
L’evoluzione della specie cestistica udinese non è casuale: duole dirlo, ma quando la formula è passata a “quintetto” dal “4+1” precedente le cose si sono aggiustate. Allan è e resterà un idolo, ma (pur con medie immensamente inferiori) Veideman riveste nel basket quel che nel mondo del vino è lo chardonnay: un collante che aggiusta spigoli e colma squilibri. Con lui a gestire, Stan Okoye ancor di più si è riscoperto poliedrico trascinatore. E attorno a lui sta crescendo Nobile, migliorando Pinton, abilmente giostrando Mastrangelo.
E duole ancor di più affermare che un centro “normale” ma dominante come Abdel Fall, in vece del gentleman degli anelli Gino Cuccarolo, ha portato alla GSA fisicità, rimbalzi, punti ed entusiasmo. Lui, Rain, Dany-da-Tre hanno la classica faccia di bronzo di quelli che la paura non la conoscono: ed è ovvio che di rimpianti ce ne siano; ma guai calare di un solo tono canti e bandiere per questi ragazzi entusiasmanti.
Il vero “responsabile” della metamòrfosi, per aver cambiato lui stesso l’approccio alle gare, è però un altro: se dopo la gara con Chieti chiedemmo a coach Lino un po’ di quel che all’ombra del vessillo porpora con l’aquila patriarcale si chiama “snàit”, oggi gli riconsegnamo i galloni di miglior tecnico del girone. Ha capito come reagire alle situazioni, agli infortuni e alle avversità, tenendo alta la concentrazione sul +15 come sul -21, quando sarebbe stato facile dire ai ragazzi “gara finita, divertitevi da tre”.
Chiedo a tutti Voi, che avete la pazienza di leggerci, di riempire Cividale sabato prossimo come fosse la finale dell’Eurolega; di vestirsi di bianco e di nero, di portare vessili d’uguale colore, di urlare la propria gioia e il proprio ringraziamento a questi meravigliosi ragazzi. Anche oggi, con Ferro, Dany-da-Tre, Diop a minutaggio limitato e Zacchetti fuori hanno mostrato di fregarsene, rendendo difficile la vita alla capolista. Si meritano, appieno, il nostro applauso.
E quando, da lunedì 25, Alessandro Pedone e Davide Micalich inizieranno ufficialmente a varare la corazzata-GSA per la stagione a venire, chiedo loro di mantenere il più possibile coèso questo gruppo: da Lardo a Diop, passando per Ferro, Mastrangelo e Veidman, fino ad arrivare all’ambitissimo Okoye. Qualche innesto e ci divertiamo ancora di più.
A tutti Voi, amici miei biacca e carbone, gli auguri di una serena Pasqua di Resurrezione: quasi dispiace che sabato prossimo tutto finisca, ma come detto il sogno inizia adesso.