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GSA nella tana di Forlì 

di Franco Canciani

Non è mai una gara banale, quella fra la 2.015 Forlì e l’A.P.U.: tre anni fa Udine sconfisse i biancorossi di Garelli nell’arena di Montecatini, guadagnandosi la A2 (raggiunti dai forlivesi solo 24 ore più tardi); l’anno scorso, 3 dicembre 2017, vittoria sul filo di lana per Udine, sconfitta l’anno prima.

La GSA, ancora alla ricerca della gara perfetta, viene da una striscia nella quale ha perso a Jesi, vinto di misura a Cagliari ma dominato le altre quattro gare; Forlì invece è reduce dal cappotto trevigiano, -32 a casa Menetti e tutti a casa con un passivo siberiano.

Conta nulla.

Domani sarà gara al calor bianco: perché Udine è squadra di categoria superiore, così come il quintetto puro a disposizione di coach Valli: il centrone Kenny Lawson, probabilmente il migliore del girone; Melvin Johnson, che ricordiamo in maglia derthonese agli ottavi di finale degli scorsi playoff; Jacopo Giachetti, play tipico, pisano 35enne esperto nel dare ritmo, occasioni, cervello alla squadra.

Assieme a loro il confermatissimo Davide Bonacini, l’altro ex-Virtus Oxilia, Pierpaolo Marini (ci fece malissimo in maglia Jesi, l’anno passato), Donzelli e il buon centrone Quirino de Laurentiis a completare il roster.

Ecco: dovendo trovare una pecca nel portafoglio biancorosso è proprio la lunghezza relativa della panca a risultare un handicap: ma ciò non sia motivo di ‘speranza’, la gara va vinta contro sei uomini decisamente in palla a prescindere dall’ultima uscita in trasferta.

Udine deve fare una gara perfetta, dicevamo: fluida in attacco, dove dovrà correre con maggiore libertà per evitare di giocarsi troppe occasioni allo scadere dei 24’’; concentrata in difesa, esattamente come nella gara stravinta contro Ferrara quando agli avversari, specialmente nella ripresa, si sono lasciate solo le briciole.

Sarà determinante che Ciccio Pellegrino, aiutato da Chris e soprattutto da Powell, riesca ad arginare la furia di Kenny Lawson, che quest’anno mette assieme 17.3 punti e 7 rimbalzi a gara, con medie al tiro dal campo attorno al 45% medio (77% dalla lunetta). Sarà necessario che gli esterni riescano a togliere ossigeno a Johnson, Giachetti, Bonacini e Marini, che combinano assieme quasi 50 pezzi ad ogni paio di scarpe allacciate. Sarà necessario elevare il livello di concentrazione, evitando qualche passaggio in seconda di troppo che permetterebbe ai tiratori da fuori avversari maggiore libertà e minore pressione.

Mi dicono Trevis sia in dubbio a causa di un risentimento muscolare: scommetto che ci sarà, Simpson, sebbene in non ideali condizioni fisiche. Il pupillo di Greensboro ha (di)mostrato a tutti cosa significhi attaccamento alla maglia, tenacia fino allo stremo; cosa significhi fregarsene di caviglie slogate e squadra ormai con i remi in barca, vedi Jesi e Cagliari; ci sarà, e porterà l’abituale mattoncino.

Ci vorrà una prestazione di squadra, inclusa la batteria dei playmaker dove Spanghero deve continuare il processo di crescita, Penna invece imparare a moderare la propria verve che lo porta troppo presto al limite dei falli da spendere.

Forlì si può battere, ma non si batte da sola; sperare nella loro depressione post-Treviso sarebbe sbagliato. Se vittoria sarà, Udine si metterà definitivamente alle spalle il periodo su e giù, iniziando nella maniera migliore il viatico che la porterà nelle prossime tre gare a giocare contro Verona e Treviso (il 23 dicembre in casa contro la Bakery Piacenza).

Palla a due alle sei de la tarde; fischiano Noce, Gagliardi e Valzani. Buona partita a tutti.


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