Domizzi e Pinzi tra nazionalismo e aneddoti: "Sanchez, un mostro. Nomvethe invece..."
Per non far torto a nessuno dei due, la Gazzetta dello Sport li ha intervistati insieme. Giampiero Pinzi e Maurizio Domizzi sono amici veri, tanto da essere scherzosamente definiti dalla rosea “una coppia di fatto”: “Ci capiamo al volo, commentiamo insieme tutto, prendiamo di mira chiunque, ci divertiamo. Nelle battute ci aiuta la romanità”. I due giocatori dell'Udinese, infatti, sono accomunati dalle stesse origini. Essendo nati entrambi a Roma, quella sul campo della Lazio sarà per loro una partita particolare: “Solo che lui è rimasto tifoso sfegatato, io ero romanista, ma ormai mi importa poco”, racconta Domizzi. “Lui è imbastardito, ha la moglie di Modena”, le replica di Pinzi.
Al di là di qualche battuta simpatica (Chi rissa di più? Domizzi: “Lui, non c'è partita”. Pinzi: “Vero, però Mauri fischia”) il quotidiano milanese concentra l'intervista doppia sulla questione del “Made in Italy”. Nel nostro campionato arrivano troppi stranieri, nella rosa dell'Udinese gli italiani appena sette (e potrebbero diminuire ancora). La ricetta dei bianconeri per far diventare più “azzurro” il nostro calcio? Eccola:
Domizzi: “Moralmente con i risultati della Nazionale che, peraltro, ci sono. Diventare più nazionalisti e patriottici. Ma il problema è un altro: nel calcio ci sono troppo interessi commerciali ed economici, procuratori che influiscono”.
Pinzi: “Sono molto nazionalista. Purtroppo è un ambiente in cui gli interessi spadroneggiano e questo è avvilente. C’è qualcosa di ambiguo. Eppure prendendo tutti 'sti stranieri non è che nelle coppe primeggiamo. Io ho fatto l’Under 21 e vinto e giocavo titolare e così gli altri compagni di allora. A Marrone darei in mano l’Inter e Donati era uno da non far scappare. Gli italiani hanno sempre responsabilità maggiori, se lo straniero fa bene tutto viene amplificato”.
Cosa hanno in più gli italiani?
Domizzi: “Il senso della sconfitta che va vissuta. Da noi qualcuno è così, Basta è il più italiano di tutti. Più italiani creano senso di appartenenza al club e alla città”.
Pinzi: “L’italiano difficilmente ha atteggiamenti sbagliati, è meno anarchico. Gli stranieri hanno più forza fisica”.
Ne avete visti tanti a Udine, il più forte?
Domizzi e Pinzi: “Sanchez, un mostro”.
Il più scarso?
Domizzi: “E’ dura dirlo. Ma Nomvethe lo spacciarono per un fenomeno”.
Pinzi: “Più che scarso ricordo un danese buffo: Allan Gaarde con De Canio. Ma devo essere sincero: a Udine sbagliano poco”.
Il più simpatico?
Domizzi: “Lukovic”.
Pinzi: “Alberto”.
Antipatici?
Domizzi e Pinzi: “Diciamo che Cristian Diaz non era simpatico”.
Aneddoti?
Domizzi e Pinzi: “Rispondiamo insieme. Tanti anni fa c’era un ragazzo che si nascondeva la frutta nello zainetto, faceva quasi tenerezza. Ma vince Armero: a Glasgow in aeroporto non gli fecero passare una crema al metal detector. Andò in bagno, si cosparse di crema e tornò tutto bianco. Stupendo”.